Pulsante tipico di donazione online
Dona ora. Non c'è imperativo più forte per le associazioni non profit. In "Sotto i fiori di lillà o..." vi ho parlato del corso che ho seguito per la piccola ONG in cui presto servizio civile. Si tratta di "Internet per il fundraising", una due giorni tenuta da Paolo Ferrara, responsabile comunicazione e fundraising per Terre des Hommes e Luca Conti, massimo esperto di social media in Italia.Il corso ha coniugato gli strumenti del social media marketing, dell'usabilità e accessibilità dei siti web con la raccolta fondi online. Nell'altro post non ho specificato molto di queste lezioni, che mi hanno aperto gli occhi sul mio futuro. Vi posto una parte della relazione (modificata per voi) che ho prodotto per i miei superiori, una volta rientrata a Roma, anche tentando di dare una prima risposta ad Ambra.
In linea generale, la mia politica per questo blog sarà la seguente: vi parlerò dei quattro corsi che sto seguendo e cercherò di capire come e se la mia posizione nell'associazione cambierà (c'è questa opzione). Il nuovo blog lo aprirò quando potrò contare su una qualifica riconosciuta da un contratto. E' una questione di immagine, se volete. Per ora sono solo una volontaria, nonostante tutto e a questo mi attengo.
Nei giorni 11 e 12 luglio 2012, come vi ho detto, ho partecipato al corso “Internet per il fundraising” organizzato da The FundRaising School in collaborazione con l’Università degli Studi di Bologna nella sede di Forlì. Questa ridente cittadina emiliana, molto vicina all'Adriatico e a Rimini, si raggiunge facilmente con il treno regionale e si gira senza nemmeno la mappa. Piccola, popolata di vita solo il mercoledì (stando a quanto dicono i locali), non riserva grandi sorprese, se non una placida calma ideale per il refrigerio dei neuroni dei viaggiatori provenienti da Roma.
Il video de “Il segreto di Pollyanna” ha aperto la prima lezione, tenuta da Paolo Ferrara, nel Padiglione Celtico del Campus Universitario romagnolo. In questo video, la raccolta fondi in favore di un orfanotrofio risalta la risposta della comunità e la facilità con cui è possibile ottenere donazioni spontanee divertendo le persone e coinvolgendo emotivamente il proprio target. I punti salienti della lezione sono stati i giovani, la comunità, il movimento pink (le donne), il mondo moblie (smartphone, Iphone, Ipad, tablet). Una delle prime dritte di Paolo è stata: Tenete d'occhio il mobile. Questo è il futuro! Abbiamo approfondito il gioco, il divertimento e il sogno come elementi determinanti nella realizzazione di raccolte fondi per le ONG, in particolare per quelle associazioni il cui tema ispirerebbe avversione(cancro, lebbra etc.). Ho trovato delle risposte ad alcune domande che mi crucciavano molto: come posso coinvolgere e divertire gli utenti dei profili di un'associazione che tratta di tumore? Ebbene. I modi esistono. Per esempio, il sorriso. Sì, nelle fotografie. Le persone, i momenti significativi, il concetto di comunità e speranza trasmesso attraverso immagini, così come il sostegno dell'attività primaria informativa attraverso il gioco (i quiz, i rebus, le parole crociate a tema). Centrale il ruolo delle infografiche. Tornano loro. Le infografiche nelle vesti delle care e dolci compagne di fidelizzazione. Mostrano i progressi, le azioni, le attività. Si può spiegare un contenuto criptico con un insieme di numeri e colori e le persone comprendono, nell'immediato, il tanto che si costruisce ogni giorno. Significative le riflessioni sulla donazione con carta di credito attraverso applicazione per telefono cellulare (maggiori rispetto l'sms solidale), il lascito testamentario, l’uso di Paypal, LinkedIn, Facebook. Avete mai riflettuto sull'importanza del posizionamento del bottone: "Dona ora!" nel vostro sito web? Ebbene, il dove, il come e il cosa fanno la differenza fra un incentivo alla donazione e un volo d'uccello che migra verso altri lidi. Molto lavoro è stato dedicato alla realizzazione del piano di marketing, del piano di comunicazione online sui social media e del piano editoriale finalizzato alla call action pro fundraising. La gente non ci pensa. I non addetti pensano che gestire i social network sia semplice come curare il proprio profilo personale di utente medio senza aspettative e senza la consapevolezza di essere usato dai social per fini commerciali. Invece, dietro a un semplice post, c'è tanto lavoro. Dietro a un album di fotografie c'è la riflessione sulla storia da raccontare, sul focus da evidenziare. Questo fa la differenza. Altrettanto spazio è stato destinato alle logiche dei motori di ricerca, Google in particolare, e agli strumenti operativi gratuiti messi a disposizione del non profit per la realizzazione di campagne pubblicitarie a sostegno della raccolta fondi. Potevano mancare SEO e SEM? Certo che no! I Case History hanno avuto come protagonisti Terre des Hommes Onlus (adozioni a distanza) per le strategie comunicative su Facebook; Charity Water (realizzazione di pozzi nel Sud del mondo), KIVA (lavoro nel Sud del Mondo) e Telethon per l’impostazione del fundraising sul sito web; American Red Cross (Croce Rossa Americana) per la gestione del blog non profit. Le conoscete? I loro siti sono d'impatto, la comunicazione sui social è davvero vincente, la partecipazione è una valanga di "Mi piace!" e tutto questo è semplicemente un'occasione per noi profani di apprendere guardando, ponendoci domande e cercando le risposte nelle varie pagine web.
Le attività di laboratorio si sono svolte suddividendo i partecipanti in tre gruppi ispirati alla LILT, al CIAI e a Lega Ambiente. Ho partecipato al gruppo di lavoro LILT, ovvio.Ci siamo dedicati alla ristrutturazione del sito web in chiave fundraising e social con logiche legate all’usabilità, accessibilità e leggibilità WCAI, W3C, WAI. In Home Page abbiamo ipotizzato l'inserimento di una slideshot specifica sulla prevenzione primaria, secondaria, terziaria dei tumori. La riduzione dei menù, la riorganizzazione dei pulsanti 2.0, il lavoro di labeling e la strutturazione degli strumenti di dono sul sito (PayPall, cc, c/c, bomboniere solidali e regali solidali) sono stati il passo successivo dell'esercitazione. I nostri punti di riferimento sono stati Charity Water, ANT e Telethon. Non avete idea di quanto io abbia desiderato avere maggiore libertà di azione nella mia associazione di appartenenza, quanto avrei voluto maggiore riconoscimento del mio lavoro per poter dare ancora di più e con diritto. Ho cercato di ricordarmi che tutto quello che apprendevo era patrimonio mio, utilizzabile con loro o senza di loro, ora e domani.
La seconda giornata è stata caratterizzata dalla lezione sui socia network e social media tenuta da Luca Conti. Le statistiche dei flussi italiani di presenza e partecipazione e gli strumenti operativi che possono favorire l’organizzazione del lavoro del community manager hanno riservato non poche sorprese. Molto spazio è stato dedicato alla creazione del blog per il non profit in chiave fundraising con policy aperta agli utenti e servizi di fidelizzazione. Il coinvolgimento di ogni persona che lavora in associazione è stato preso in esame come punto cruciale per la buona riuscita delle campagne (case history: Save the Children, UNICEF).
Forse vi chiederete com'è il famigerato Luca Conti. Com'è assistere a una sua lezione. Che tipo di persona è. Vi posso dire che mi sono sentita molto in soggezione, tanto da riuscire solo a comunicare qualche pensiero su Twitter, ma non a lui direttamente. Non era timore reverenziale. Era proprio difficoltà. Mi aspettavo una persona diversa, forse. Chissà perché mi ero immaginata un tipo carismatico ed entusiasmante. E' una persona riservata, pacata, competente e ... "nel suo mondo", se così si può dire. I contenuti che ha proposto sono stati, per me, un ripasso di quanto fatto per la tesi del master. Momento importante, comunque, per rinfrescare concetti e connessioni.
E poi la famigerata domanda: quanto tempo ci vuole per seguire blog e social network? Risata, ghigno mio, di Luca e di Paolo, tutti blogger di lunga data, anche se con risultati diversi. Tanto. Tanto tempo ci vuole. Anche con Hootsuite. Perché l'ideazione, la scrittura e la cura dei contenuti, la condivisione, il lavoro di cura delle relazioni umane è personale, singolo, uno ad uno, nulla che una macchina possa sostituire. C'è il rischio di dipendenza? Eccome se c'è! Da non riuscire a staccarsi e da sentirsi sfibrati, senza energie per molto tempo! Ne vale la pena? Si, ne vale la pena. Si può stare senza? Certo, ma senza la pretesa di vivere nel XXI secolo.
Che dire del resto? Compagni di viaggio con tante storie, tante idee e tanti mondi di appartenenza capaci di generare bisogni di formazione comuni. Bello. Bell'incontro e bei momenti. Il ritorno? Beh.. come si suol dire... sono tornata nel Colosseo.