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Donne e islam

Creato il 26 marzo 2012 da Casarrubea

UNA MADRE

Elisabeth Lover Mahmoody

Donne e islam
Betty Mahmoody è l'autrice del bellissimo libro Mai senza mia figlia, scritto a quattro mani con William Hoffer e pubblicato da Sperling Paperback (per la stessa casa editrice ha pubblicato anche Per amore di un figlio).

Il 3 agosto 1984, su un aereo della British Airways, durante un viaggio da Detroit a Teheran (città di origine del secondo marito di Betty, il dottor Sayyed Bozorg Mahmoody), la vita di questa donna americana cambiò completamente.

Betty Lover Mahmoody aveva lasciato in America un pezzo della sua vita: i figli Joe e John, avuti dal precedente matrimonio, i genitori e i fratelli; aveva portato con sé la figlia di appena cinque anni, Mahtab, avuta dal dottor Mahmoody.

Prima di scendere dall'aereo all'aeroporto di Teheran, prima ancora di costringere i suoi bei capelli castani nel rusary impostole dalla religione islamica, Betty pensò che aveva appena trentanove anni e non aveva ancora il controllo della sua esistenza, perché non avrebbe dovuto essere in Iran con Mahtab. Betty si era convinta, senza crederci troppo, che quelle due settimane di vacanza con il marito sarebbero passate in un lampo: giusto il tempo di far conoscere a Mathab le sue origini paterne, la sorella di Moody, Ameh Bozorg, e la sua numerosa famiglia.

Ciò che impressionò negativamente Betty appena scesa sul suolo iraniano furono gli odori acri che circondavano lei e Mahtab e la figura austera del cognato di Moody. [...] "Un buco nel pavimento di cemento, circondato da una piatta e ovale piastra di porcellana": la toilette dell'aeroporto e la barba bianca appuntita del marito di Ameh Bozorg, Baba Haji, [...] "copia carbone di quella sfoggiata dall'Ayatollah Khomeini".

Allo scadere delle due settimane, Betty si era affrettata a radunare le sue cose ed a preparare le valigie ma l'inerzia di Moody l'aveva allarmata fino a trovare conferma delle sue paure nell'improvvisa ferocia del marito: "Io non devo affatto lasciarti tornare a casa. Tu devi fare quello che dico io [...]. Te ne starai qui per il resto dei tuoi giorni. [...] Non te ne andrai mai più dall'Iran. Starai qui fino alla morte".

Betty non riconosceva più in quell'uomo violento, il medico chiropratico che aveva conosciuto anni prima in America e si trovava a vivere una situazione surreale, in un paese a lei ostile, che loda Dio, Mash Allah, e che inneggia alla distruzione dell'America e di Israele, Marg bar Amrika, Marg bar Israel!

Moody sequestrò a sua moglie il libretto degli assegni per limitarne la libertà e Betty si rese conto in un attimo che tutti i presentimenti negativi che aveva avuto prima della partenza per l'Iran, trovavano un'amara conferma. Mentre il resto della famiglia di suo marito intonava le preghiere mattutine, Betty si tormentava, incapace di prendere sonno accanto a Mahtab e all'uomo che si era rivelato completamente diverso dall'uomo buono e gentile di cui si era innamorata. "Se avessi capito ... se avessi fatto più attenzione!", continuava a ripetersi, ma era inutile rendersi conto della situazione a cose fatte, la realtà era che lei e sua figlia erano prigioniere in un paese straniero e ostile ai cittadini americani. Con fermezza Betty giurò a se stessa che in qualche modo lei e sua figlia sarebbero riuscite ad evadere da quella prigione, ma come?

L'Iran di Khomeini e la condizione della donna nella Repubblica Islamica

L'ayatollah Khomeini si oppose all'apertura dello Scià ai paesi non islamici, perché una politica occidentalizzata avrebbe distolto il popolo dai principi fondamentali del Corano. I conservatori, come Khomeini, sottolineavano le differenze sociali tra uomini e donne, dovute ad una diversa responsabilità dei due all'interno della famiglia (nucleo primario e fondamentale nella società islamica).

La Sharia (legge islamica) include differenze tra uomini e donne, riguardo i loro diritti e i loro obblighi all'interno del nucleo familiare. Questa visione socio-culturale, presente in gran parte dei paesi islamici, è un fenomeno politico più che religioso, perché dipende dall'interpretazione di un'oligarchia interessata alla "cristallizzazione del progresso" di un popolo più che alla sua crescita. L'estremismo religioso, sotto il controllo degli Sciiti, ben radicato in gran parte dei paesi islamici, non ammette eccezione di status e non permette alle donne di poter partecipare attivamente alla vita politica, di poter occupare posti dirigenziali, di avere lo stesso salario degli uomini e di avere lo stesso diritto allo studio. Il diritto al lavoro per le donne era e continua ad essere negato senza il consenso dei coniugi. Nel mondo islamico conservatore, l'età legale per fare sposare un individuo di sesso femminile è di 9 anni lunari e quasi sempre, le spose bambine subiscono l'orrore di avere mariti con un'età quattro volte superiore alla loro! La poligamia è considerata legale e gli uomini, dimostrando con il loro reddito di poterle mantenere, possono avere fino a 4 mogli ed un numero illimitato di concubine. L'uomo, il capo famiglia, ha diritto di vita e di morte sulla propria moglie e sui propri figli; può a suo piacimento allontanare la moglie dalla prole e farla condannare alla lapidazione, se la considera indegna, per puro capriccio e per adulterio. Tale condanna è la più grave punizioni inflitta dalla Sharia e le colpevoli, giudicate anche senza un'adeguata difesa, vengono sotterrate in piedi, lasciando la testa fuori dal terreno. La folla infierisce con lanci di grossi sassi sul cranio delle condannate fino a provocarne la morte.

Il liberalismo musulmano e il femminismo islamico, correnti politiche minoritarie in Oriente, si oppongono alla visione conservatrice degli Sciiti, opponendogli un'idea più aperta ed egalitaria sul rapporto tra uomo e donna. E' da sottolineare come questi principi comprendano una minima parte del mondo islamico e dipendano esclusivamente dalla politica del paese di appartenenza.

Ancor prima del colpo di Stato in Iran, il 6 marzo 1979, Khomeini annunciò una serie di misure restrittive sulla libertà delle donne. Le donne iraniane, membri e sostenitrici dei Mojahedin, il più grande gruppo politico-religioso che si opponeva ai mullah, dovevano essere violentate, torturate, uccise e subire la confisca delle loro proprietà. Con la caduta dello Scià inizia la Repubblica islamica. Nell'immaginario degli estremisti islamici, le donne sono viste come l'incarnazione del male e per questo motivo è imposto loro il hijab, un tipo di vestiario dal colore rigorosamente scuro, che doveva coprire i capelli e il corpo delle donne ad eccezione della faccia e delle mani. Nella Repubblica islamica dell'Iran, le donne non potevano mettere il rossetto, i profumi e utilizzare qualsiasi altro decoro ritenuto superfluo. Le donne non potevano sorridere per strada e parlare ad alta voce; non potevano girare da sole e fermarsi a parlare in luoghi pubblici; non potevano rincasare dopo il tramonto. Chiunque avesse trasgredito queste regole subiva terribili ingiurie e punizioni corporali dai pasdaran, polizia speciale, la risposta dell'Ayatollah alla polizia segreta dello Scià, che pattugliava le strade di tutte le città e i paesi dell'Iran per controllare che le donne fossero vestite secondo il costume islamico imposto da Khomeini. Gli uomini pasdaran pattugliavano anche la frontiera dell'Iran per controllare la fuga dei clandestini verso la Turchia.

Un giorno Betty, mentre attendeva con Matahb un taxi per tornare a casa, fu fermata dalle donne pasdaran che giravano per le strade di Teheran con dei furgoni Peykan bianchi. Una di loro, velata completamente di nero, con ingiurie e improperi in farsi, contestò a Betty il suo abbigliamento. Alcuni "riccioli proibiti"erano visibili da sotto il rusary e Betty fu costretta a tirarlo fin sulla fronte.

La fuga di Betty

Betty comprese quanto fosse di vitale importanza per lei e per Mahtab fuggire dall'Iran, quando si rese conto della follia degenerativa del marito. Durante l'ennesimo litigio, un pugno di Moody la colpì nel mezzo della fronte, poi la sua furia proseguì in camera da letto, dove Betty, barcollando, si era rifugiata. Mahtab, piangendo, cercò di mettersi in mezzo tra suo padre e sua madre ma Moody la sbatté contro la parete della stanza. Betty implorò l'aiuto dei nipoti di suo marito, che assistettero in silenzio alla scena. "Ti ucciderò", continuava a ripetere Moody, e colpì sua moglie con un calcio sulla schiena e con continue raffiche di pugni che le provocarono due enormi bozzi sulla testa e una gamba dolorante che la fece zoppicare per giorni. Mentre Betty era abbattuta sul pavimento della camera da letto come un animale ferito, Moody urlò alla sua famiglia di essere certo che sua moglie fosse un agente segreto della CIA e che nascondesse sotto i vestiti un microfono.

Dopo il pestaggio subìto, Betty trovò un valido aiuto in Hamid,. un commerciante di Teheran, che, durante il regno dello Scià, era stato un alto ufficiale. Hamid aveva detto a Betty che l'Iran aveva desiderato la rivoluzione ma non l'Ayatollah Khomeini. Come Betty e Mahtab, Hamid e la sua famiglia cercavano una fuga dall'Iran prima che riemergesse il suo passato. Betty si rese conto che non tutti gli iraniani erano come suo marito, non tutti picchiavano le mogli e molti di loro si indignavano verso coloro che inneggiavano contro l'America al grido Marg bar Amrika!

Con il telefono di Hamid Betty chiamava l'ambasciata svizzera per avere notizie della sua famiglia ed Amahl, che, in seguitò aiutò lei e Mahtab a raggiungere Ankara, in Turchia, dove l'ambasciata Americana le fece finalmente rimpatriare.

Il ritorno in America

Il viaggio per raggiungere la libertà iniziò un venerdì notte e fu angosciante. Amahl giunse con un manto per Mahtab e un chador nero per Betty e tracciò il viaggio su una cartina geografica. Un lungo e difficile percorso in auto condusse Betty e sua figlia da Teheran a Tabriz, una regione montuosa controllata sia dai ribelli curdi sia dalle pattuglie dei pasdaran. Da lì furono scortate dai contrabbandieri al confine con la Turchia, dove, a cavallo, raggiunsero la città di Van, situata sulle montagne della Turchia orientale. A Van Betty e Mahtab presero una corriera fino ad Ankara, senza passaporti con timbri regolari. Dopo interminabili ed estenuanti ore di viaggio, affamate, infreddolite e prive di forze, giunsero l'ambasciata degli Stati Uniti di Ankara.

Betty e sua figlia Mahtab tornarono in America il 7 febbraio 1986, erano passati due anni e fu meraviglioso per Betty poter riabbracciare i suoi cari. Il loro ritorno a casa aiutò il padre di Betty, Harold, a rimettersi in sesto per alcuni mesi, alla fine dei quali morì di cancro, il 3 agosto 1986.

"Cara Betty, spero che questa lettera ti trovi in buona salute e felice". [...] "Dopo tutto ti consideravo la mia migliore amica".

"Poco dopo la tua partenza siamo andati a trovare tuo marito". [...] "Ero tanto preoccupata per te. Come puoi immaginare avevo temuto il peggio. Vorrei sapere che ti è successo". [...]

"Per tutto l'inverno, fin dopo il capodanno iraniano siamo passati da casa tua. Ogni volta il pupazzo di neve che tu e Mahtab avevate costruito diventava più piccolo, finché un giorno non è rimasta che una sciarpa rossa sul terreno. Era svanito nell'aria, proprio come avete fatto voi ...".

La tua amica Ellen

14 luglio 1986

I matrimoni misti

Secondo le statistiche condotte negli ultimi anni, le unioni miste, fin dai primi mesi, hanno problemi di comunicabilità e di conciliazione degli usi e costumi all'interno dello stesso tetto coniugale. Le nozze tra donne occidentali e uomini orientali, come dimostra la testimonianza della Lover, possono nascondere situazioni da incubo, insulti e bugie. Non sempre sfociano in vere e proprie tragedie che però spesso capitano.

Betty riuscì a ribellarsi alla sua drammatica condizione ma molte delle donne che sposano mussulmani e decidono di vivere nel paese di origine del marito non riescono a migliorare la propria vita e a condurla decorosamente. Ellen, l'americana di Owosso, nel Micchigan, che Betty conobbe alle lezioni di Corano, è l'esempio di queste donne.

Ellen non aveva concluso le scuole superiori per sposare Hormoz Rafaie, un ingegnere elettrotecnico, laureato negli Stati Uniti. "In due occasioni Ellen aveva lasciato l'Iran per tornare in America ma entrambe le volte era tornata perché non aveva né mezzi, né istruzione, né alcun talento da poter sfruttare. Ellen aveva solo i suoi due bambini ed era dipendente da Hormoz in tutto e per tutto". Ellen confessò a Betty che suo marito, non trovandoci nulla di sbagliato, picchiava lei e i suoi figli e che la sua decisione di rimanere con Hormoz era dettata da ragioni economiche. Ellen, come tutte le donne assoggettate, non sarebbe sopravvissuta alla mancanza di sicurezza; era consapevole di avere scelto una vita senza futuro per sé e per i suoi figli ma se fosse tornata in America avrebbe avuto paura di non farcela ed era proprio questo sentimento a paralizzarla.

One Word: For a children

Dopo la sua devastante esperienza, Betty Lover è diventata presidente di One Word: for a children, un'organizzazione Onlus che si batte per la comprensione tra le culture occidentali e orientali; per offrire conforto a quei bambini nati da matrimoni misti e che, come Mahtab, si trovano a vivere condizioni di disagio psicologico e fisico.

L'ex marito di Betty, Moody, è morto a Tehran all'età di 70 anni, il 23 agosto 2009, per una complicazione renale. Il dottor Bozorg Mahmoody, in collaborazione con Alexis Kouros, ha realizzato un documentario, intitolato Senza mia figlia, per ribattere alle accuse mosse da Betty nei suoi confronti nel libro Mai senza mia figlia.


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