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Donne e musica: l’eterno complesso di inferiorità

Creato il 05 settembre 2014 da Olga
Donne e musica: l'eterno complesso di inferiorità

Sono stata alla Berlin Music week dal 4 al 7 settembre. L’intera macchina musicale  è per lo più gestita dai maschi. L’industria, la produzione, il giornalismo, l’editoria.

Ho seguito con interesse “How to achieve diversity in the music business”. Come ottenere la diversità di genere nell’industria musicale. Il titolo è eloquente: non dice che si voglia ottenere “parità”, ma diversità. Del resto la parità è (dovrebbe essere) ovvia in qualsiasi democrazia occidentale; la rappresentazione della diversità dei generi non lo è.

Questo a sottolineare che –  ok abbiamo la parità formale (le regole, le leggi, siamo tutti esseri umani con pari diritti ecc) – ma spesso il prezzo che una donna deve pagare per il successo è l’appiattimento della propria identità femminile sull’identità maschile.

Una donna si deve comportare come un uomo per avere successo in un mondo retto da uomini.

Ma l’uomo e la donna sono diversi: non nel senso che uno guarda le partite di calcio e l’altra fa la calza. Nel senso che uno ha il pene e l’altra ha la vagina. Uno è padre e l’altra è madre. Emozioni diverse. Modalità diverse di esprimerle. Il calcio e la calza non importano, tutti fanno tutto: al più contribuiscono a disegnare un quadro.

Tutti i settori hanno bisogno di una visione completa, di vagine e peni: figuriamoci l’arte.

Le cose stanno leggermente cambiando, negli anni: Berlino è piena di dj donne non per forza lesbiche, e non per forza ex modelle. Anche se è difficile che vi siano dj etero brutte. Il giornalismo è un po’ più popolato di firme di punta femminili (devo ammettere più in Italia che in UK dove i giornalisti musicali sono di un sessismo senza pari, ma guadagnano anche molto di più dei giornalisti di musica italiani).

foto 2

Le speaker alla conferenza erano quattro. E un uomo.  Heliene Lindvall (giornalista e scrittrice per il Guardian); Janine Wulker (Business and media manager); Electric indigo (artist, dj), Thom Cummings (soundcloud) e Sonja Eismann (Miss Magazine).

Ecco che cosa è stato detto.

1) Donne, siate sicure di voi.

Tutti gli addetti alle risorse umane quando leggono un cv, se è di un uomo tolgono il 20%. Se è di una donna aggiungono il 20%. Questo perché è un dato di fatto: una donna non dichiara mai di sapere fare una cosa se non la sa fare al 100%. Gli uomini quando scrivono un cv dicono di sapere fare più o meno tutto  alla perfezione. (ok, in generale).

Lo scorso agosto parlavo con un amico di cv. Lui è molto sicuro di sè. Diceva che nel suo cv ha scritto di sapere l’inglese come un C2. E’ il massimo livello, significa essere bilingue. Io lo conosco bene, e lui non è C2. E’ C1, livello alto comunque. Come me. Ma io prima di mettere C1 ci ho pensato a lungo.

Ma perché?

2) Alle donne, fin da piccole, non è permesso di commettere errori.

La conoscete anche voi l’umiliazione dell’errore. Siamo abituate a essere bravissime, fin da piccole. Non possiamo sbagliare, non possiamo dire cazzate. Se sbagliamo una volta dobbiamo cambiare lavoro. Non siamo portate per una materia. Dobbiamo cambiare tutto.

(L’unica forma di indulgenza di cui abbia ricordo è quella nei confronti della pratica del sesso orale: lì sono concessi sbagli e benvenuti incoraggiamenti).

“Errare è umano” e perseverare pure.  E’ normale sbagliare, è giusto fregarsene, perché si migliorerà. Gli errori non verranno più, col tempo, e non è giusto rinunciare. Alla conferenza dicevano questo: “le donne molto spesso vengono scoraggiate dagli sbagli, da un mondo che le circonda fatto solo di uomini che tende a smontarle. E invece dovrebbero fregarsene, vivere con leggerezza, provare e riprovare”.

3) Ci deve essere solidarietà femminile: che le donne insegnino alle donne.

Su Twitter le chiamano catfight. Risse tra femmine, che fanno ridere gli uomini che intanto quando litigano hanno sempre cose interessanti da dirsi, parrebbe. A misurarselo chi ce l’ha più lungo, col righello: e fate bene.

E’ vero, le donne non si aiutano tra loro. Lo posso confermare con la mia esperienza di vita. Non è una donna quella che mi ha passato il risultato dell’integrale al compito della maturità, ma un uomo. E sono sempre donne quelle che tentano di mettermi i bastoni fra le ruote quando voglio conquistare il mondo. Ho (avuto) poche ottime maestre. Tutti gli altri sono (stati) uomini.

4) Essere più: “ma sì, proviamo”.

Che significa come quella cosa degli errori e della sicurezza: fregarsene un po’.

5) le cooptazioni maschili

Più donne e meno cooptazioni. (se ne era parlato anche in Italia e perfino io su questo blog sono pro quote rosa)

A Milano

Nella vita di tutti i giorni tento sempre di rilevare quando si manca di rispetto alla donna. E’ una follia, una perdita di tempo, è inutile. Soprattutto in Italia, dove non si sa nemmeno da dove partire. C’è pochissima cognizione: è un problema culturale, di educazione, di immagine.

Così, random: costumi Boschi estate, Porta a Porta Vespa “La bellezza in politica”;  Bindi  che dice che le donne in politica sono lì perché belle.

Spesso mi si risponde che ho un complesso di inferiorità nei confronti dei MASCHI. OK, questo vorrà pur dire qualcosa, no?

E’ così. Ma non cambierò scarpe per questo.


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