Siamo infatti anche noi convinti che un quotidiano online come Lettera43.it non abbia bisogno del seno di una bella donna per suscitare l’interesse dei suoi lettori.Il mescolare categorie culturali come «alto» e «basso», atteggiandosi ad assumere una posizione di anti-snobismo culturale non si addice al problema in causa, sinceramente non la trovo una spiegazione pertinente. Inoltre mi permetto anche di accennare a un dibattito che qui non é possibile ampliare: da quando “il basso” di una società é rappresentato dal corpo femminile più o meno descritto in termini erotici o pornografici? Sappiamo tutti, ed é inutile nascondersi dietro ad un dito, che il corpo femminile nei quotidiani viene strumentalizzato, nella sua nudità, per attirare l’attenzione. Succede nei quotidiani, nelle trasmissioni televisive, nelle pubblicità e in politica. Ecco, tutto questo per farla breve si chiama strumentalizzazione e si chiama, più precisamente, mercificazione. Sappiamo tutti, e una testata giornalistica lo sa meglio di noi, che viviamo tempi duri. Sappiamo che la parità é un miraggio, che arranchiamo per ottenerla, che ci ritroviamo persino ad invocare le quote rosa pur sapendo che si tratta di un sistema in qualche modo umiliante e sarebbe bello non averne bisogno (e invece ne abbiamo eccome). Sappiamo che sesso e politica hanno dato luogo a problemi seri per il paese sui quali non vale mai la pena di scherzare, sappiamo bene che il corpo delle donne vende, si vende e fa vendere. Allora, mi chiedo, gentile redazione. Cos’é secondo voi il sessismo? Come la pensate in materia di differenze di genere? Di discriminazioni? E, la presenza delle donne nude nelle slide, corrisponde alla vostra idea di testata giornalistica? E’ una scelta coerente? Vi chiedo con enorme sincerità: la vostra etica, deontologia professionale, vi permette di afferrare il problema che turba lettori e lettrici e che riguarda tutti, non solo un gruppetto di femministe blogger? Perchè il come vengono trattate le nostre madri, mogli, sorelle, compagne, amiche, nonne, zie e vicine di casa ci riguarda, riguarda tutti, non è una lotta di parte. Difendere il corpo femminile dal maschilismo imperante è naturale come difendere la raccolta differenziata o proteggerre il paesaggio. Non lo pensate anche voi? Se ci permettete, vorremmo darvi un consiglio, con il cuore in mano: abbiate coraggio, abbiate il coraggio dell’onestà nei confronti della vostra missione nel campo dell’informazione e abbiate il coraggio del rispetto nei confronti delle tematiche di genere e del corpo delle donne. E’ cosi’ difficile distiguersi dagli altri e ammettere che se ne puo’ far a meno? 3 donne, Ellen Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkul Karman, poche settimane fa hanno ricevuto il premio Nobel per la pace. 4 donne italiane sono morte sotto le macerie di un crollo del maglificio in cui lavoravano in nero per guadagnare 4 euro all’ora. Si chiamavano Matilde Doronzo, Giovanna Sardaro, Antonella Zaza, Tina Ceci. Lorella Zanardo, autrice del documentario il corpo delle donne, riceverà il premio Il sigillo della pace, conferito dal comune di Firenze, dal Laboratorio Immagine Donna e da UniCoop Firenze per ‘Il Corpo delle Donne’, “per lo straordinario esempio fornito, con quest’opera, della possibilità di utilizzare le forme della comunicazione contemporanea per la diffusione di un’attitudine critica e consapevole rispetto alla percezione e alla rappresentazione dell’immagine femminile.” E poi ci siamo tutte noi. Non valiamo forse quel 10% ? Affrontare la realtà senza pudore non vuol dire dare spazio alla realtà, alle notizie?
I lettori ci aspettiamo di catturarli con la tempestività nel fornire le notizie e con la capacità di inquadrarle in modo originale.
A questo uniamo il valore aggiunto di inchieste, approfondimenti e reportage che nel panorama del giornalismo web italiano siamo gli unici a produrre sistematicamente.
Allora quale risposta dare alla sua domanda: perché le ragazze senza veli?
Semplice, perché riteniamo che un quotidiano generalista come Lettera43.it debba affrontare e raccontare la realtà senza paraocchi né falsi pudori. E che possa riuscire a mescolare l’alto con il basso senza involgarire il primo né farsi sporcare dal secondo.
E’ ora di parlare di altre donne, é ora di raccontare altri corpi, altre storie, più interessanti e più vicine all’attualità di quanto non lo siano 4 paia di culi all’aria. E’ cosi’ difficile abitare il nostro tempo, cogliere il cambiamento in atto, riconoscerne la necessità, sostenerlo e farne parte? E’ una domanda che vorrei porre a tutte le testate che commettono lo stesso errore di lettera43, come la Repubblica, Il corriere della sera e molte molte altre. Son tante….anzi, facciamo così, corro a contarle……..mi date una mano? a presto, giulia PS: invierò questo post alla mail della redazione di lettera 43, [email protected] se volete fatelo anche voi.