Disegni da lasciare senza fiato.
Doomboy, Tony Sandoval,
trad. Stefano Andrea Cresti,
Tunué, 2013
Chi è Doomboy?
Se lo domandano tutti nella piccola città dove abita D. Nessuno lo sa. Tutti però lo ascoltano, alla radio, su una frequenza trovata per caso, tutti i venerdì verso le cinque.
E' spettacolare la musica di Doomboy.
D lo sa chi è Doomboy: è lui. Ma degli altri non gliene frega niente, perché non suona per loro, suona per Anny, la sua ragazza, morta.
Ho amato questa graphic novel perché ha tutti quegli elementi che riescono ad intrigarmi.
Prima di tutto la storia.
Parto col dire che non c'è chissà che trama, la storia è molto semplice e lineare: noi sappiamo chi è Doomboy, gli altri personaggi no e fanno di tutto per scoprirlo.
Però proprio nelle storie semplici secondo me si nota la bravura del narratore. Tony Sandoval mette le carte in tavola fin da subito, gli elementi essenziali della storia, e poi li racconta a modo suo.
©Tony Sandoval
Come D che suona e suona, per la sua ragazza, per Anny. Perché suona per lei ? Facile, perché lei è morta, all'improvviso, e lui si sente triste. Così triste che non sente più il cuore, al suo posto c'è solo un enorme buco.E' così che Tony Sandoval racconta il dolore di D, disegnandolo con un buco al centro esatto del petto, che vale più di mille strazianti parole sul dolore della morte.
E poi Tony Sandoval e Doomboy assieme inventano il Doom metal:
La musica e le parole trasmettono un misto di sensazioni di disperazione, orrore e di maledizione incombenteLa musica non la si può sentire, però Tony Sandoval attraverso i suoi meravigliosi disegni riesce a fartela intuire. E' una musica potente, irrazionale, legata ai suoni antichi delle leggende, dei tempi che furono.
Il mio attuale wallpaper, trovato qua.
©Tony Sandoval
Così nasce la leggenda di Doomboy.
E' difficile spiegare il dolore della perdita di una persona cara, il rischio è quello di sconfinare nel banale. Tony Sandoval lo esprime attraverso illustrazioni oniriche, visionarie: il dolore è un groviglio di mostri da domare. I mostri li vediamo solo noi ma questo non vuol dire che siano meno reali.
In queste storie poi non è importante sapere "come va a finire", perché al dolore non c'è fine.
Quello che conta è proprio l'esasperata espressione di tutto quello che Doomboy si porta dentro. Ed è quello che ci mostra Tony Sandoval: dar voce al dolore, con forza, con rabbia, con i disegni, con la musica.
Alla fine cosa sarà di D/Doomboy, non è importante.
Proprio questo elemento mi ha fatto apprezzare ancor di più la graphic novel.
La storia esprime perfettamente la difficile età del protagonista, l'adolescenza, vi sono: sbigottimento, incertezza, rabbia, invidia, amore, passione, sogni, fantasia, calma.
Perché quando sei adolescente succede di tutto, tutto è una tragedia... però poi succede che le cose passano, si superano, si cresce, tutto diventa un ricordo, dolce, amaro, caro.
E' così DoomBoy, una storia adolescenziale. Ma non una qualsiasi: è una bella storia sulla morte, sulla musica, sull'amore, sui ragazzi adolescenti, condito da meravigliosi disegni dai colori delicati e caldi. Ma non un caldo che scotta, è il caldo tiepido della mattina presto, dopo l'alba, o il caldo del tramonto, quel poco che basta per scaldarti, prima dei brividi.
Bello.
©Tony Sandoval
( Questo volume l'ho preso in biblioteca ma sicuramente lo comprerò prima o poi. )