In Albania ha dominato per decenni l’ateismo di Stato, addirittura citato dal 1967 (dunque pochissimi anni fa) nella Costituzione per volere di uno dei più sanguinari dittatori, Enver Hoxha. Egli introdusse una legge che vietava la creazione di associazioni religiose, la presenza di luoghi di culto (ordinando la distruzione o la riconversione di quelli esistenti), la vendita o la pubblicazione di materiale religioso e l’insegnamento religioso. Tutte le pratiche religiose furono vietate. Queste disposizioni furono confermate nella Costituzione del 1976: l’articolo 37 recitava: «Lo Stato non riconosce alcuna religione e sostiene la propaganda atea per inculcare alle persone la visione scientifico-materialista del mondo». L’articolo 55 del codice penale stabiliva la reclusione da 3 a 10 anni per propaganda religiosa e produzione, distribuzione o immagazzinamento di scritti religiosi. Accanto alla repressione religiosa in nome dell’ateismo e dello scientismo, la repressione politica interna provocò migliaia di vittime. R. J. Rummel ha ipotizzato 100.000 uccisioni (1945-87), il “Washington Times” il 15 febbraio 1994 ha stimato da 5.000 a 25.000 esecuzioni politiche. Il “WHPS” ha parlato di 5.235 oppositori del regime giustiziati dal 1948 al 1952, l’8 agosto 1997 il New York Times ha parlato di 5.000 esecuzioni politiche. Per non parlare delle migliaia e migliaia di persone imprigionate in campi di lavori forzati e torturate. I nomi religiosi delle persone vennero cambiati e resi illegali, venne addirittura creato un “Dizionario dei nomi delle persone”, pubblicato nel 1982, il quale conteneva 3000 nomi secolari che erano obbligatoriamente da utilizzare. Dei 300 sacerdoti cattolici presenti in Albania prima dell’ateismo di Stato, solo trenta riuscirono a sopravvivere. Gli altri vennero massacrati, rinchiusi o costretti a nascondersi. Ricordiamo che non si sta parlando di Medioevo ma di pochi anni fa, ovvero del periodo tra il 1967 e il 1990.
Eppure, dopo 47 anni di violenta propaganda atea, «c’è una grande sete di spiritualità», come ha riconosciuto Richard Rouse, uno degli organizzatori dell’evento. Nella piazza di fronte alla Cattedrale di Tirana centinaia di giovani hanno partecipato a discussioni sui temi del lavoro, spiritualità e informazione e comunicazione. Il 15 novembre, il dialogo si è spostato nell’Università di Tirana, vedendo la presenza di accademici e intellettuali. Sul sito web www.cortiledeigentili.com è possibile visionare alcune fotografie dell’evento.