Dopo l'ultima manifestazione dell'anno l'opposizione russa c'è ancora, ma come?

Creato il 18 dicembre 2012 da Matteo
Sono ancora fiorellini. Reportage da piazza Lubjanskaja [1]
Concludiamo l'anno senza nuove idee, senza comunque aver spiegato a tutta la Russia cosa vogliamo riunendoci nei viali e nelle piazze di Mosca. Senza comunque aver reso la protesta un movimento della gente per i suoi diritti essenziali. Ma concludiamo l'anno con un movimento. Che c'è
16.12.2012
Alle tre del pomeriggio il giardino pubblico della Lubjanka è pieno di gente. Vanno ancora e ancora – davanti al museo Politecnico, accanto alla lunga fila di macchine militari e della polizia. Qui ci sono camion a tre assi con dischi dei freni arancioni sotto ruote potenti, cellulari con vetri neri, autobus bianchi con personale di polizia, automobili "Tigr" [2] con feritoie e una piccola UAZ grigina a forma di pagnotta con la croce del servizio medico. Le forze di polizia e delle truppe interne si sono disposte fondamentalmente nel centro di Mosca: qua e là stanno gruppetti di agenti dell'OMON [3] in tuta mimetica azzurrina, nella parte di passaggio è stata piantata una grande tenda blu, lungo il marciapiede sono posti generatori giapponesi in funzione, a uno dei quali uno smaliziatissimo autista ha collegato con dei cavi una batteria. Beh, capisco: c'è il gelo, la batteria si è scaricata.
L'aiola è circondata da tutte le parti da grigi cordoni di polizia. Tutti i poliziotti senza eccezione hanno distintivi personali con i numeri, molti hanno giubbotti antiproiettile neri. Dietro il giubbotto antiproiettile sulla schiena è attaccato un manganello. Vedo per la prima volta questo modo di portare il manganello, è una loro nuova moda, cos'è? I megafoni della polizia ribadiscono la stessa cosa: "Egregi cittadini! Deponete i fiori e andate al metrò! Egregi cittadini! L'azione non è autorizzata dal potere esecutivo! I partecipanti all'azione saranno arrestati!" Nessuno ci fa alcuna attenzione.
La gente con i fiori si spinge lentamente attraverso la folla verso la pietra delle isole Soloveckie [4]. Ci sono moltissime rose bianche. I mazzi sono avvolti in carta di giornale, in carta pergamenata, nel cellophane. Presso la pietra li avvolgono e li depongono con cura. Alcuni hanno un numero dispari di rose, alcuni pari. Vedo un gruppo di persone in pellicciotti scuri che sono simili a cespugli disseminati di piccoli fiori: tante sono le rose che hanno. C'è anche un enorme mazzo di camomilla, secondo me finta, e innumerevoli garofani bianchi. Alle tre e un quarto tutto il piedistallo della pietra è già coperto di questi fiori silenziosi, che danno luce piano, vivi nel gelo.
Non ci sono slogan, non ci sono neanche bandiere, ci sono semplicemente persone dal cui aspetto non diresti che idee hanno. Ci sono donne amiche, una dice "i nostri" [5] e intende il KC [6] e un'altra dice "i nostri" e intende i comunisti. Ragazzine con berretti dalle orecchie lunghe all'istante si incontrano nella folla e contemporaneamente si dicono l'un l'altra le stesse parole: "Ciao, come stai? Bene! Bene!» Un uomo con un berretto nero che ha l'aspetto di un buon mago Merlino coperto di capelli grigi, con barba e baffi bianchi da cui pendono piccoli ghiaccioli tiene in mano un palloncino da lui raccolto sull'asfalto presso un negozio di scarpe. Il palloncino reclamizza le scarpe e l'uomo reclamizza i cambiamenti. Sul petto ha un cartello con le fotografie di Putin e Chodorkovskij, accanto ad uno c'è scritto "Dimissioni", accanto all'altro "Libertà".
I cappelli mi incantano. Una galleria di berretti con paraorecchie capace di stupire Parigi. Un lungo vecchietto con una sigaretta incollata al labbro inferiore ha in testa un lussuoso cappello di volpe con paraorecchie con cui si andrebbe bene nella taiga a caccia di orsi. I cappelli colorati fatti a maglia con lunghe orecchie pendenti delle ragazzine sono di per se una dimostrazione di colore netto contro l'inverno in bianco e nero. Un uomo ha indossato un cappello di plastica viola direttamente sul cappello di pelliccia e vedo ancora due che, tenendosi per mano, si fanno lentamente strada tra la folla, incantando il mio sguardo con cappelli di paglia tondi da contadini vietnamiti.
Compare Udal'cov [7]. Tutto avviene molto rapidamente. La folla che passeggiava pacificamente si trasforma in un vortice. Intorno a Udal'cov si raggruppano decine di macchine fotografiche e microfoni. Riesce appena ad alzarsi presso la pietra che nella folla si infila un reparto dell'OMON. Da dieci metri di distanza mi sono visibili solo i loro caschi neri a sfera che si muovono nella folla come strani galleggianti. Dopo un minuto Udal'cov non c'è più, gli extraterrestri lo trascinano nel loro mondo ultraterreno di interrogatori, calunnie e provocazioni. E' un qualche abuso. E' riuscito a dire solo: "La Russia sarà libera! Questo è un picchetto solitario!" – e non ha fatto più nulla.
Compare Naval'nyj [8]. La stampa si getta su di lui come se ora dovesse annunciare l'abolizione della gravitazione universale o il suo passaggio al lavoro nel CC del PCUS. Con il berretto con paraorecchie di pelo grigio, con il volto immobile e assolutamente serio, senza l'ombra di un sorriso, Naval'nyj cammina con una guardia del corpo alle spalle, guarda dritto avanti a se e non pronuncia una parola. I fotografi vanno in estasi, uno piccolo con una macchina fotografica che già riverbera una morta luce azzurra mi spinge con tale forza che quasi lo colpisco in fronte in risposta. Ma mi fermo: è un collega comunque! In generale nel giardino pubblico dove sono presenti il liberale Nemcov e il nazionalista Demuškin, più aggressivamente di tutti si comporta proprio la stampa, va come un gregge dietro ai cosiddetti VIP. La gente applaude Naval'nyj con sorrisi, ma un uomo con un pallore da lenzuolo in volto, stanco di ore giornaliere in ufficio al computer, commenta ironicamente: "Naval'nyj, come sempre, è abbronzato…"
In questo giardino pubblico tra la Lubjanka e il Politecnico c'è una continua circolazione di persone. Una corrente scorre verso il giardino pubblico stretto da cordoni di polizia, un'altra scorre fuori da uno stretto collo di bottiglia creato dalla polizia. Perché ci sia la polizia qui in generale è incomprensibile. Perché circondino il giardino pubblico e lo tappino è impossibile da capire. Perché ci sia un tale numero di camion dell'esercito, autobus Ford della polizia, automobili "Tigr" blindate, ufficiali con i giubbotti di pelle, cellulari e file infinite di persone vestite di grigio non si può capire con la ragione. I megafoni ripetono monotonamente la stessa cosa, in alto un elicottero sta sospeso da due ore e lampeggia con una luce rossa, le disposizioni sul dislocamento dei reparti risuonano così forte nelle radio che le sentono tutti i presenti nel giardino pubblico. Tutta questa potenza militare e poliziesca raccolta nel centro di Mosca contro gente con fiori è l'espressione visibile dello stato dei cervelli di qualcuno, che si esprime con una breve parola: "Inadeguato".
Abituatasi a stare nel giardino pubblico dentro i cordoni di polizia, la gente comincia a vivere la vita normale di una manifestazione pacifica. Nel pieno della fola, presso la pietra delle isole Soloveckie, si alza una bandiera russa e sventola orgogliosamente nell'aria invernale che si fa grigia, tra gli oscuri cordoni grigi. I poliziotti stanno nei cordoni con le facce rivolte verso le persone, a cui in generale da tempo sono indifferenti. Capisco che stare ritti per ore al gelo sia pesante e noioso. Un uomo serio con un berretto con la targhetta "Piter [9] contro la banda di quelli di Piter [10]" stava su un lato del giardino pubblico fin dall'inizio della manifestazione, ma ecco un nuovo personaggio: è salito su un cumulo di neve tenendo in mano due assicelle su ciascuna delle quali era avvitato qualche foglio di carta Whatman con lettere rosse e nere. Era il suo podio da propaganda contro la corruzione. Un ragazzo con un cappotto un po' corto e ampi guanti di pelo oscilla da una gamba all'altra. In testa ha un cappello rosso da Babbo Natale e sulle spalle la bandiera russa. Una donna non alta va attraverso la folla con una fasciatura sul viso e sulla fasciatura è scritto: "No al terrore di Stato!" e sulla sua strada una ragazza distribuisce fogli colorati: "Presto daranno la caccia alle persone oneste!" La ragazza ha un berretto con i paraorecchie, la hit della manifestazione e della stagione invernale, un cappottino di montone e un viso simpatico da amante di Facebook che riferisce di ogni sua azione anche su Twitter. Quelle come lei il giorno prima della manifestazione non autorizzata dal comune hanno riempito Twitter di un messaggio con due parole: "Io andrò!"
Nessuno teme nulla. Nessuno nasconde il nome, se glielo chiedi, li riferiscono senza problemi. Molti camminano con distintivi "Sono stato in piazza Bolotnaja [11]. Arrestatemi!», ci sono distintivi con Magnitskij [12], ce ne sono con le parole: "Altri 12 anni [13]? No!», ma ce ne sono anche con messaggi cifrati: "Tipun ajchun!" [14] Come un fenomeno di un'altra realtà passeggia tra gli oscuri cordoni di polizia un enorme volto bianco indossato su un corpo umano con un qualcosa come un variegato caffettano uzbeko. Guardo nella finestrella nell'uovo e vedo là un volto e una lampadina accesa. Là dentro è comodo per lui! Lo saluto, anche l'uovo mi saluta. Sul petto ha una targhetta: "L'uomo-uovo passeggia semplicemente!" e anche sulla schiena ha una targhetta "L'uomo-uovo non partecipa a manifestazioni non autorizzate!"
Ecco che razza di moscoviti è scomparsa quest'anno: stanno in piedi, passeggiano e dialogano in un piccolo giardinetto pubblico sotto l'occhio insonne di un elicottero e 2° reggimento operativo che manovra con aria minacciosa e non prova particolare inquietudine per questo. Va avanti la solita vita da manifestazione: un vecchietto con due bastoni urla a un cordone di polizia, per cui i poliziotti girano gli occhi da un'altra parte, un furioso anticomunista discute con un credente nei luminosi ideali del comunismo, a destra sorge un circolo culturale di avvocati con Mark Fejgin e Violetta Volkova e a sinistra c'è un idiota con slogan antisemiti. Lo cacciano. Tema della serata: aveva ragione il KS, che ha rinunciato alla marcia su percorsi già tracciati? Vado tra la folla e ascolto. Per l'eterna abitudine del russo di criticare aspramente il potere criticano aspramente anche il potere dell'opposizione, cioè il KS. Sono stati semplicemente vigliacchi perché temevano che il popolo non andasse alla marcia. Con la propria stupidità hanno fatto fallire una marcia di centomila persone che era così necessaria nell'anniversario della prima manifestazione e alla vigilia del processo agli ostaggi di piazza Bolotnaja [15]. E invece della marcia cosa abbiamo? Ecco questo giardino pubblico con tremila persone in cui non ci sono né giganteschi striscioni con slogan, né megafoni che gridano slogan, né dirigibili con la richiesta di istruzione gratuita, né bandiere sventolanti, né colonne di gente di sinistra, né colonne di liberali. Concludiamo l'anno in un giardino pubblico che già si scurisce, in compagnia di gente coraggiosa, che non ha temuto di venire qui, ma senza strategia, senza tattica, senza un ampio forum di forze di opposizione, perciò con persone innocenti, che sono state prese in ostaggio nonostante tutte le nostre grida: "Uno per tutti e tutti per uno!» Concludiamo l'anno senza nuove idee, se non si considera la vecchia vanteria: largo, arriva la classe creativa. Concludiamo l'anno senza comunque aver spiegato a tutta la Russia cosa vogliamo riunendoci nei viali e nelle piazze di Mosca, senza comunque aver liberato il movimento dagli operatori di raduni che gli si attaccano e senza averlo reso il movimento della gente per i suoi diritti essenziali.
Ma concludiamo l'anno con un movimento che c'è. L'hanno soffocato e colpito, ma c'è. L'hanno spaventato e definito con le parole "non siete nessuno", ma c'è. Si è sollevato non per volontà dei capi, ma come un getto d'acqua chiamato dalla natura, che è iniziato e continuerà. "Alla reazione segue la rivoluzione", – con tranquilla energia, ma del tutto senza affettazione dice alla telecamera puntata su di lui un giovane uomo colto. Chi è? Uno degli innumerevoli impiegati di questa città o un businessman che fa i propri affari negli spazi della mega-capitale o un artista alternativo che crea un mondo virtuale libero o un insegnante che educa nella lezione mattutina una generazione di bambini che finalmente dimenticheranno cosa sono la dittatura e la paura? Può essere chi si vuole, l'importante è che c'è.
Si fa scuro. Lontano da tutti, sola, sta una donna anziana con un piccolo cartello artigianale: "Libertà per Vladimir Akimenkov, che diventerà cieco in carcere". Il girotondo di persone con i nastri bianchi [16] – tutti allegri e giovani, ma tra loro ce n'è uno grigio e confuso – va intorno alla pietra delle isole Soloveckie, riscaldando anima e corpo con movimento e grida. E' sera, c'è -19, siamo nel centro di Mosca. Nel settimo ingresso del museo Politecnico la gente congelata alla manifestazione riscalda gambe e braccia, bevendo un sorso da una bottiglia di cognac armeno messa in giro. Qui cominciano a correre agenti dell'OMON e poliziotti, la sorveglianza li fa entrare nell'edificio, forse in bagno, ma forse hanno il quartier generale qui, non so. Negli ultimi minuti prima della venuta della polizia mi spingo verso la pietra delle isole Soloveckie. E' inondata di fiori, dalla montagna di fiori si innalza la sua cima marrone accanto a cui siede una bambola con un vestito candido da sposa. Sul basamento bruciano tenuamente candele in bicchieri rossi. Premuto dai fiori sulla pietra fredda giace un foglio di carta con le parole "No alle repressioni!"
Aleksej Polikovskij, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/politics/55923.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Piazza del centro di Mosca più nota come Lubjanka, sede dei servizi segreti sovietici e russi.
[2] "Tigre", fuoristrada blindato della GAZ (Gor'kovskij Avtomobil'nyj Zavod– "Fabbrica di Automobili di Gor'kij", città della Russia centrale tornata a chiamarsi Nižnij Novgorod).
[3] Otdel Milicii Osobogo Naznačenija(Sezione di Polizia con Compiti Speciali), sorta di Celere russa nota per la sua durezza.
[4] Monumento alle vittime delle repressioni sovietiche. Le isole Soloveckie (colloquialmente Solovki) nel Mar Bianco sono tristemente note come luogo di detenzione.
[5] "I Nostri" è il nome della principale associazione giovanile pro-Cremlino.
[6] Koordinacionnyj Sovet(Consiglio di Coordinamento), sorta di "parlamento" dell'opposizione.
[7] Sergej Stanislavovič Udal'cov, coordinatore del Fronte di Sinistra.
[8] Aleksej Anatol'evič Naval'nyj, avvocato e blogger, uno dei leader dell'opposizione russa.
[9] Nome colloquiale di San Pietroburgo.
[10] L'entourage del pietroburghese Putin.
[11] "Piazza del Pantano" (quello che c'era prima che la costruissero), piazza del centro di Mosca, sede di manifestazioni dell'opposizione russa.
[12] Sergej Leonidovič Magnitskij, avvocato arrestato dopo che aveva scoperto una malversazione di alcuni alti ufficiali e morto "misteriosamente" in carcere.
[13] Putin ha portato il mandato presidenziale a 6 anni e potrebbe stare al Cremlino fino al 2024, poiché la Costituzione russa permette di essere presidente per non più di due mandati consecutivi
[14] Anagramma di Putin na chuj!(Putin vaff...!).
[15] I membri dell'opposizione arrestati dopo le manifestazioni di maggio.
[16] Il nastro bianco è il simbolo dell'opposizione russa. Il bianco, colore neutro, esprime la distanza da tutti i partiti istituzionali.

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