Magazine America

Dopo la sconfitta di Madrid 2020: colpa della crisi economica spagnola o di una cospirazione del CIO?

Da Rottasudovest

Dopo la sorprendente sconfitta di Madrid, eliminata alla prima votazione dalla corsa all'organizzazione delle Olimpiadi del 2020, Mariano Rajoy ha preferito mantenersi sul vago e il Principe Felipe ha invitato a non perdersi d'animo, per tornare ad alzarsi e continuare il cammino (il che potrebbe essere una road-map anche per lui, impegnato a salvare la monarchia dalla sua crisi). Chi ha parlato davvero chiaro è stato uno degli atleti spagnoli più popolari del mondo, che, pur senza essere madrileno, non ha esitato a prestare volto, impegno e fama a Madrid 2020: Rafael Nadal, dagli Stati Uniti, dove sta giocando gli Open, ha commentato la delusione: "Mi ha sorpreso che ci abbiano eliminato subito. Dopo tanti anni provandoci, è davvero giusto al 100%, essere rimasti fuori subito?" E non solo. "Non so se i membri del CIO abbiano analizzato e valutato tutti gli sforzi fatti dalla Spagna. Magari sarebbe stato meglio ci avessero avvisato che questo sforzo era invano".

In fondo Madrid è arrivata a Buenos Aires con la candidatura meglio valutata dal CIO e con le parole di sostegno di Jacque Rogge, che aveva parlato dell'ora di Madrid, alla terza candidatura consecutiva. Ma non è stata l'ora di Madrid, neanche stavolta.

Cosa c'è di sbagliato nella capitale spagnola? Che cosa non convince i membri del CIO, in un progetto ecocompatibile, che ha fatto della vicinanza di villaggio olimpico e strutture sportive e dell'efficienza dei trasporti pubblici, uno dei punti di forza delle sue Olimpiadi? Cosa non piace in quest'idea, che dà protagonismo al fiume Manzanares e al polmone verde della Casa del Campo, che ha già trovato destinazione al villaggio olimpico da costruire, che ha parte delle strutture sportive e delle infrastrutture già costruite?

E' difficile da capire, alla terza sconfitta consecutiva. La prima in favore di una capitale, Londra, che aveva già organizzato i Giochi in due occasioni (1908 e 1948), la seconda in favore della prima città sudamericana diventata sede olimpica, Rio de Janeiro, la terza in favore di una città, Tokyo, già sede olimpica in un passato relativamente recente (1964) e con il peso e le paure delle contaminazioni della centrale di Fukushima. Cos'ha Madrid meno di Londra o di Tokyo, essendo la sconfitta su Rio più comprensibile?

Non è difficile pensare che sul rifiuto del CIO pesano altri fattori ed è facile per gli spagnoli pensare a un complotto internazionale contro la loro capitale. Del resto nell'idiosincrasia spagnola è sempre presente il sospetto che all'estero non si sappia apprezzare e valutare a sufficienza il valore e i meriti della Spagna. Se gli spagnoli non vincono o non riescono ad affermare il proprio punto di vista è sempre colpa di qualche complotto dell' universo universal, che fa venire voglia di spiegargli che la Spagna non è esattamente l'ombelico del mondo e il mondo ha qualcosa di meglio da fare che complottare contro la Piel de Toro e i suoi abitanti. Però.

Quello che è successo a Buenos Aires è la dimostrazione ulteriore di quanto il CIO sia un organismo poco trasparente, con interessi che poco hanno a che vedere con i valori olimpici.

La delegazione spagnola ha fatto un intenso lavoro di lobbying, impegnando, ancora una volta, la stessa Casa Reale. El Mundo denuncia oggi che Madrid ha ricevuto molti meno voti, solo 26 in totale, di quelli promessi allo stesso Principe Felipe; la delusione spagnola, dopo il pareggio con Istanbul, alla prima votazione, era chiarissima. "Questa gente, eletta non si sa come, non può umiliare in questo modo Capi di Stato e di governo come Rajoy o Erdogan, che sono stati eletti democraticamente" dice un membro della delegazione spagnola nell'articolo di El Mundo, dedicato al possibile complotto contro Madrid. La mancanza di trasparenza nelle votazioni, che rimangono segrete, e che permettono dunque di promettere voti a qualunque candidato, e di fare quello che si vuole nelle urne, permette i sospetti di corruzione e di difesa di interessi non propriamente olimpici nel segreto del voto. E permette anche dubbi atroci, come quelli di una personalità spagnola di cui El Mundo non dà il nome: "Sono sicura che ci sono stati sostenitori di Tokyo che hanno preferito votare Istanbul al primo turno per togliersi di mezzo Madrid, che temevano di più" E, peggio ancora: "Quale Paese ha cospirato contro Madrid e si è mosso affinché non fosse votata? La risposta è facile e si saprà quando si presenteranno le candidature per il 2024". La sconfitta di Madrid permette infatti di mantenere aperte le speranza di organizzare le Olimpiadi del 2024 ai Paesi europei, che non avrebbero avuto alcuna possibilità, se l'edizione del 2020 fosse andata a Madrid, visto il tacito consenso per l'alternanza dei continenti. E viene in mente l'amico che ieri, all'ennesima domanda imbarazzante di Albert di Monaco alla delegazione spagnola, ha commentato che il principe monegasco "lavora per Parigi, mi dirai quando vedremo a chi andrà il 2024"; o l'articolo di repubblica.it che sottolineava come, alla sconfitta di Madrid, l'eventuale candidatura di Roma per il 2024 avrebbe avuto un senso.

Sono giochi e calcoli che con una votazione palese sarebbero un po' più complicati.

Ma non è solo questo, ovviamente.

Nonostante tutte le rassicurazioni di solvenza e le promesse di ripresa che Mariano Rajoy ha tentato di dare, con il suo discorso in spagnolo e letto con il tono di un burocrate, senza carisma né entusiasmo, la crisi economica spagnola ha avuto il suo peso, al momento della valutazione di Madrid 2020. Nonostante l'organizzazione abbia tentato di convincere il CIO che il 91% degli spagnoli era favorevole alla candidatura, non è proprio così: nel Paese era presente una forte corrente, minoritaria, ma molto più numerosa di quanto la percentuale bulgara in favore delle Olimpiadi possa far credere, contraria all'organizzazione dei Giochi. Come può un Paese che è stato sull'orlo del rescate e ha dovuto chiedere un prestito per sostenere il suo sistema finanziario, organizzare il più importante evento sportivo del mondo? Se ci sono i soldi per organizzare le Olimpiadi, perché non si spendono per la Sanità e la Scuola ed evitiamo la loro privatizzazione? Si chiedevano i contrari ai Giochi. Nei giorni di Buenos Aires a Madrid ci sono state anche manifestazioni contro i Giochi, dal web sono partiti appelli al CIO affinché non assegnasse le Olimpiadi a un Paese che ha gravissimi problemi economici.

Secondo il membro del CIO Nawal El Moutawakel, riportato da Eurosport, "la Spagna deve investire le sue risorse economiche in materie più importanti dei Giochi Olimpici". Il che è vero, anche se suona a intromissione negli affari interni di un Paese (al CIO dovrebbe interessare soprattutto la solvenza del progetto olimpico).

La Spagna non è arrivata a Buenos Aires con una buona immagine: l'organizzazione dei Giochi Olimpici comporta sempre costi astronomici, debiti decennali e corruzioni diffuse; il Governo spagnolo, guidato da un presidente sotto sospetto e da un partito coinvolto in numerosi scandali di corruzione, non sembrano essere buoni guardiani per evitare questi mali. Anche questo ha avuto un suo peso.
Sono poche le città che sono riuscite a evitare questi mali e a fare delle Olimpiadi una vetrina internazionale indimenticabile. Tra queste c'è Barcellona. Ma la Spagna di allora e quella di adesso hanno poco in comune. E, cosa curiosa, mentre Madrid si lecca le ferite e pensa se riprovarci, per una quarta volta, Barcellona, è di nuovo sulla rampa di lancio, in corsa per le Olimpiadi invernali del 2022, a 30 anni esatti dai successi del 1992 e con un progetto ispirato a Torino 2006. E se il sogno ripartisse, di nuovo, da Barcellona?


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog