Dopo la scoperta

Da Marcofre

Non c’è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un punto messo al posto giusto.

La frase è dello scrittore francese Guy De Maupassant. Cosa c’è da aggiungere ancora? Tutti più o meno sappiamo (o dovremmo sapere) che esiste una faccenda chiamata grammatica. Ce ne sarebbe poi un’altra che risponde al nome di sintassi.
Ne esiste un’altra ancora che invece si chiama pazienza. Mi rendo conto che alla fine qui (su questo blog), rischiate di leggere sempre le stesse cose, ma non è colpa mia se tutto corre.

Una delle attività più delicate che esistano su questa Terra è proprio la scrittura. Conosco la differenza tra un racconto o un romanzo, e un post. Ma quando mi riferisco alla fragilità è ovvio che ho in testa la narrativa e nient’altro.

Lo scrittore Guy De Maupassant (che in realtà conosco poco), aveva intuito che per ottenere una parola che bruci, ogni elemento deve essere dotato di forza. Può anche darsi che abbia esagerato con un’affermazione del genere, però i fatti vanno nella direzione da lui indicata. In fondo questo signore è morto nel 1893, e nell’era del Web si parla ancora di lui, e di autori come lui. Di altri si parla solo in base alle copie vendute. O di quanti libri sfornano all’anno, e via discorrendo.

Non vale l’obiezione che i tempi sono cambiati. Perché la parola conserva sempre la sua forza, attraverso gli anni, persino i secoli. E quando i tempi cambiano si volge lo sguardo a quello che permette di riconoscere il valore delle cose.
Distinguere tra quelle che sono bla bla bla (anche se fragoroso) e quelle che contano.

Dopo la scoperta, diventa indispensabile ridisegnare mappe e rotta. Una bella fatica. In più non si ha quasi mai la certezza che esiste davvero il talento per scrivere. La mancanza di consenso o successo non preoccupa più di tanto.

E d’un tratto si scopre che un punto, o una virgola hanno un posto di tutto rispetto all’interno della frase. Ci si ricorda anche quando in un periodo lontano (un’era geologica) a scuola qualcuno dietro una scrivania parlava di questo argomento: e ci si annoiava.
Per fortuna si ricomincia. Parecchi pensano che si possa trascurare in tutto o in parte la punteggiatura, e rivendicano la libertà dell’arte.

Per me la libertà è disciplina. E uno degli espedienti più goffi messi in campo dai presuntuosi è sventolare a ogni piè sospinto la “loro” libertà. La funzione di certe regole non è soffocare l’estro creativo (nel 95% dei casi non c’è niente del genere). Ma di indirizzare verso la meta, che deve essere alta.

Nessuna persona sana di mente scala una montagna senza rispettare le regole. Ci si fa male. A dire la verità ci si fa male anche rispettando le regole, ma almeno si evitano guai peggiori. Che spesso capitano comunque, ma sto divagando.

La cura per i punti, per le virgole sono l’indizio che chi scrive ha rispetto per il lettore. Non tutti se ne accorgeranno, ma è già messo nel conto. Qualcuno se ne accorgerà e in qualche modo ve ne sarà grato. Magari rifletterà e nel giro di qualche mese comincerà a guardare alle persone con sguardo differente. Né lui né voi sarete mai consapevoli che tutto nasce da una storia scritta badando anche alle virgole.
Non importa.


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