Dopo le elezioni europee: il PSOE verso un Congresso gattopardesco?
Da Rottasudovest
Ancora sotto choc per le elezioni
europee, i media spagnoli non parlano d'Europa, né delle conseguenze
del voto sul Parlamento europeo, e continuano a guardare i risultati
di casa. Argomenti non mancano: l'ascesa di Podemos, il crollo del bipartitismo, il futuro
incerto del PSOE.
Alfredo Pérez Rubalcaba ha annunciato le
dimissioni e la convocazione di un Congresso straordinario per il
19-20 luglio 2014. Passato il primo choc, la scelta del Congresso, a
discapito delle primarie, non è piaciuta a buona parte dei militanti
e dei simpatizzanti del PSOE. Perché? Facciamo un esempio banale,
basato sul metodo di elezione degli ultimi segretari. Nel 2000, il
PSOE ha scelto il proprio leader con le primarie: José Bono, uno dei
baroni del partito, sostenuto da tutto l'apparato, si è presentato contro lo sconosciuto José
Luis Rodriguez Zapatero. Sappiamo come è andata. Subito dopo la cocente sconfitta del 2008, con
Zapatero dimissionario, i socialisti hanno scelto il nuovo leader,
con un Congresso convocato a Siviglia e con la promessa di primarie
per una data fumosa, per la scelta del candidato alla Presidenza del
Governo: tra la rampante Carme Chacón e l'eterno Alfredo Pérez
Rubalcaba, i delegati hanno scelto qest'ultimo, si dice anche spinti
dalle telefonate notturne di Felipe González e Alfonso Guerra. Le
primarie, aperte ai militanti e ai simpatizzanti, impongono gli
uomini nuovi; i Congressi, saldamente controllati dal partito e dalle
correnti, esprimono leaders rassicuranti per un apparato
autoreferenziale.
Insomma, la paura è che il Congresso impedisca quel rinnovamento del PSOE, che l'elettorato non sa più come chiedere, se
non bastano i disastri elettorali (il glorioso partito
di Felipe González, che superava il 40% dei voti, adesso ridotto
al 23%). Fatto il beau geste delle dimissioni, Rubalcaba non ha
capito la sconfitta alle urne ed è tornato ai vecchi metodi, cari al
XX secolo, indignando buona parte dei militanti e, soprattutto dei
simpatizzanti, di chi vuole una sinistra al passo con i tempi,
moderna, aperta e non autoreferenziale. Eduardo Medina, uno dei
giovani leaders del PSOE, considerato uno dei favoriti alla
Segreteria Generale in caso di primarie, ha parlato chiaramente di
'usurpazione del voto dei cittadini in questo processo'. Adesso,
chiariamoci: il Congresso è un metodo democratico e legittimo per
scegliere il leader e, conseguentemente, i dirigenti che lo
accompagneranno durante il mandato: i delegati arrivano al Congresso
perché votati dalle varie sezioni, con un sistema democratico. Ma è
evidente che non è un metodo adatto a questi tempi, in cui buona
parte degli elettori non è iscritta al partito e vuole essere
chiamata direttamente in causa.
I dirigenti del PSOE assicurano
che le primarie per scegliere lo sfidante di Mariano Rajoy nella
corsa per la Presidenza del Governo si faranno a novembre, ma,
evidentemente, nessuno ci crede: perché un Segretario Generale,
eletto da un Congresso a luglio, dovrebbe convocare le primarie per
la Presidenza del Governo? E se fosse sconfitto? Potrebbe il PSOE
sopportae la convivenza tra un Segretario e un candidato Premier,
che, ovviamemente, tenderebbero a cannibalizzarsi? Secondo gli
osservatori il Congresso serve per preparare l'arrivo a Madrid di
Susana Díaz, la Presidente della Junta de Andalucia, considerata a
oggi l'unica leader socialista in grado di sfidare davvero il PP,
dato che appartiene a una nuova generazione e non è compromessa con
il fallimento del 2008. Ma lei da Siviglia continua a negare e a farsi corteggiare.
Ignacio Escolar, direttore del quotidiano
digitale progressista eldiario.es, è durissimo, contro la dirigenza socialista. "I Congressi, come metodo di gestione della vita politica
interna dei partiti, avevano senso nel secolo della diligenza, del
telefono e della clandestinità. Oggi servono solo per dare più
potere al vertice dell'organizzazione davanti alla base, che viene
disprezzata e ignorata. E' un modo di elezione del leader opaco,
dispotico e anacronistico, che sopravvive solo nelle organizzazioni
elitiste, in cui la libertà è percepita come un problema e non come
una virtù. Nel Congresso è prioritaria la lealtà da cani,
l'obbedienza cieca e gli intrighi di chi, con il voto, si gioca anche
il suo immediato futuro lavorativo. E' una garanzia gattopardesca:
che tutto cambi perché tutto continui uguale" scrive con una certa
indignazione. E poi conclude: "Chi non si fida delle primarie, non
si fida della gente, delle proprie possibilità di arrivare al potere
se il metodo di selezione, passa, invece che per l'intrigo di
palazzo, per convincere gli altri delle proprie capacità. Come
pretendono di recuperare il sostegno dei cittadini se loro stessi
danno le spalle? Come possono rappresentare una società che non
hanno neanche il coraggio di ascoltare?"
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