Finalmente Pesach, la Pasqua ebraica, è terminata. Abbiamo superato anche il giorno aggiuntivo di festività che “tocca” agli ebrei della diaspora. E le nostre pance possono tornare a riposare dopo otto giorni di gonfiore e flatulenze legate al consumo obbligato di pane azzimo. Ma prima che questa festività torni definitivamente nel cassetto delle ricorrenze ebraiche e in attesa che ci si ripresenti puntuale l’anno prossimo, ritengo utile e necessario soddisfare una curiosità che sicuramente ha attanagliato le vostre menti in questa settimana: che fine fa tutto il chametz (cibi lievitati tassativamente proibiti durante Pesach) dello Stato di Israele nella settimana di festa? Come in tutte le famiglie ebraiche, poco prima che entri la festa, deve essere venduto (a un non-ebreo). Poiché è assolutamente vietato anche solo possedere cibi lievitati nel periodo di Pesach anche lo Stato di Israele, come entità, deve necessariamente sottostare a questa regola. Solo che se nel caso di una famiglia la vendita del chametz riguarda qualche avanzo di farina o altro alimento proibito (perché nelle settimane precedenti guai ad acquistare altro potenziale chametz e comunque tutti giù a finire o a consumare il più possibile di quello che è rimasto in casa). Lo Stato di Israele deve gestire tutte le riserve di farina e cibarie varie di tutti i ministeri, dell’esercito, delle mense ecc. ecc. In poche parole quintalate e quintalate di chametz. Da quindici anni il direttore acquisti di un grande albergo di Gerusalemme, un arabo-israeliano, si prende l’onere di acquistare tutto il chametz che lo Stato di Israele, tramite il rabbinato centrale, deve vendere. Questo Pesach-Goi fa un vero affare! Per una settimana l’anno è di fatto l’uomo più ricco di Israele. Viene stipulato difatti un vero e proprio contratto con cui lo Stato vende all’arabo-israeliano per 5.000 dollari il chametz, il cui valore è stimato in circa 150 milioni di dollari. Questa persona diviene proprietaria effettiva di tutto questo Ben di Dio. Lo deve custodire, può effettuare controlli e ispezioni. Al termine della festa, ovviamente, si impegna a rivendere allo Stato tutto quello che aveva acquistato. E così si va avanti ogni anno, prima e subito dopo Pesach.* Per Shabbes Goy si intende la persona non ebrea (goy, appunto) che di sua spontanea volontà, senza che gli venga espressamente richiesto, compie azioni proibite agli ebrei durante il riposo dello shabbat.
Magazine Pari Opportunità
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