di Enzo Pennetta*
*biologo
La scienza si basa sul metodo scientifico sperimentale, un metodo che di là degli sviluppi apportati da filosofi come Popper, Kuhn, Lakatos e Feyerabend, non può prescindere da un elemento fondamentale: la prova. Nel caso della teoria dell’evoluzione neodarwiniana (o Sintesi moderna) si prevede la comparsa di nuovi caratteri come conseguenza di mutazioni casuali, la prova corroborante consisterebbe dunque nell’osservazione di una o più mutazioni casuali che portino ad un nuovo carattere.
Lo scorso novembre avevamo parlato di una famosa intervista nella quale il prof. Richard Dawkins non era stato in grado di rispondere ad un intervistatore che gli chiedeva proprio tale prova, cioè di indicare un solo caso di mutazione (osservata) con incremento di informazione. La stessa domanda, che ricordiamo è al centro del metodo scientifico, è stata rivolta lo scorso 1 marzo al prof. Pievani, ma anche in questo caso non è giunta alcuna risposta. In compenso però un prova l’abbiamo avuta: che certe domande sono “politicamente scorrette”.
Il riferimento è ad un’intervista intitolata “Replica a Telmo Pievani-Intervista ad Enzo Pennetta” apparsa sul blog “Lo Sgamato”, intervista che era stata concessa in seguito alle critiche che avevo mosso ad una precedente intervista rilasciata allo Sgamato proprio da Telmo Pievani e intitolata “Intervista a Telmo Pievani per il Darwin Day 2012″. Alla fine della mia replica, per non cadere in polemiche sterili, ponevo al prof. Pievani una domanda fondamentale sulla teoria darwiniana, la stessa che in una celebre intervista era stata posta a Richard Dawkins, come si può leggere nelle righe conclusive di seguito riportate: «Per mostrare allora come si possa polemizzare ricorrendo ai fatti e non alle accuse “ad personam”, voglio terminare con una domanda al prof. Pievani, la stessa che fu rivolta a Richard Dawkins e alla quale quest’ultimo non seppe fornire una risposta: ci può fare un esempio di una mutazione genetica o di un processo evolutivo in cui si possa vedere un incremento d’informazioni nel genoma? Quando la risposta sarà fornita, potremo iniziare a parlare di teoria corroborata».
L’intervista pubblicata sullo Sgamato apriva un’inattesa serie di interventi nei quali, con toni spesso al limite dell’accettabile, venivano fortemente criticate sia le mie affermazioni sul neodarwinismo che io stesso. Il 12 marzo, a 11 giorni dalla pubblicazione dell’intervista al sottoscritto, sul sito dello Sgamato veniva pubblicato un intervento dell’intervistatore che mostrava dispiacere per aver pubblicato tale intervista e aver coinvolto l’inconsapevole prof. Pievani: «Per questo motivo devo scusarmi col professor Pievani per averlo, a sua totale insaputa, tirato in mezzo a un dibattito un po’ buffo e infantile che ancora si consuma nei commenti al mio ultimo articolo. La domanda che Pennetta pone a fine intervista a Pievani è provocatoria e non merita una risposta, men che meno una risposta non provocatoria».
Così vanno le cose quando si affronta il tema del darwinismo. Ma la domanda posta al prof. Pievani non era provocatoria, come detto prima, si tratta della legittima e fondamentale domanda a cui va data una risposta se si vuole sostenere la scientificità e la validità della teoria neodarwiniana. E poiché ad essa non è stata data ancora una risposta, la ripeto anche in questa sede: «prof. Telmo Pievani, ci può fare un esempio di una mutazione genetica o di un processo evolutivo in cui si possa vedere un incremento d’informazioni nel genoma?».
Inviato il 05 ottobre a 09:48
Ma come si fa a rispondere a questa domanda. Sarebbe come rispondere alla richiesta se gli elementi disgregati della tavola degli elementi hanno una minore informazione della molecola dell'acqua H2O. semplicemente le caratteristiche di questa aggregazione sono diverse da altre e dai singoli elementi isolati. In evoluzione particolari strutture del genoma permettono lo svolgimento di determinate funzioni in maniera migliore o peggiore in relazione all'adattamento. Le variazioni possono essere talmente variegate da permettere l'esistenza della vita nella complessità e diversità con cui la osserviamo.