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“Dopo tanto dolore ho trovato la pace a Medjugorje”, la storia di Gabriella Belotti

Creato il 19 gennaio 2014 da Wally26

Articolo di Paolo Ghisleni pubblicato su Bergamonews

gabriellabelotti
Gabriella Belotti ha avuto una vita difficile: la sua storia è stata schiacciata dal dolore, segnata dalla scomparsa delle persone care: perse la madre da bambina, poi il padre, l’amore della sua vita Roberto e il figlio, morto nel suo grembo prima di nascere. Seguì la disperazione, accompagnata da tre tentativi di suicidio. Poi, però, cominciò a vedere dei segni che le arrivavano da Roberto e che l’hanno portata a Medjugorje, dove ha trovato la pace e ha ritrovato Dio.

“La mia vita è stata segnata dal dolore. Dopo aver perso le persone a me più
care, i miei genitori, mio marito Roberto, l’amore della mia vita, e nostro figlio, morto prima di nascere, ho pensato di impazzire. Ero in preda alla
disperazione, ma Roberto non mi ha mai lasciata sola: ho cominciato a notare dei segni, che lui mi mandava e che mi hanno portato dalla Madonna di Medjugorje, dove ho trovato la pace e riscoperto Dio”. Con queste parole Maria Gabriella Belotti, di Gorlago, comincia a illustrare la sua storia, la storia della sua rinascita dopo tanta sofferenza, contenuta nel suo libro “Tu sei qui!!!”, che sta presentando in diversi paesi e città, i cui proventi verranno devoluti in beneficenza.

Gabriella Belotti spiega: “Da bambina, all’età di 5 anni, ho perso mia madre in un incidente stradale: ha sacrificato la sua vita per salvarmi. Erano circa le 20 del 4 ottobre 1966, io e mia mamma eravamo andate a trovare mio padre sul luogo in cui stava lavorando per costruire una nuova casa, dove saremmo andati a vivere. Aveva immaginato come realizzarla per la sua famiglia con tanto amore. Siamo arrivate in motocicletta al cantiere e lei è scesa per andare a salutarlo, mentre io mi ero appisolata sul serbatoio. Tutto era tranquillo, fino a quando, all’improvviso, sulla strada è comparsa un’automobile e mia madre l’ha vista avvicinarsi a me a grande velocità. Ha avuto solo il tempo di urlare “Mio Dio, la bambina!”, e subito si è precipitata verso di me e mi ha sollevato sopra la sua testa. Mio padre ha
assistito alla scena: ha visto mia madre lanciarmi in aria mentre il suo corpo finiva attorno alla ringhiera, accartocciato dall’auto impazzita, mentre la motocicletta ha fatto un volo di 80 metri. È successo tutto in pochi secondi, è stato un attimo che ha cambiato per sempre la mia vita. Mia madre era morta a 41 anni, solo due giorni dopo il mio compleanno. In quel tratto la strada era rettilinea e noi eravamo contro la recinzione, mi chiedevo in continuazione perchè era accaduto tutto questo. L’autista che ci aveva investite fece 18 mesi di carcere, poco più di un anno, e gli venne ritirata la patente. Non l’abbiamo visto e nemmeno ci ha mai fatto un cenno di scuse per quello che ci aveva fatto”.

Dopo la perdita della madre, Gabriella andò in collegio. La signora Belotti
prosegue: “Mio padre faceva il fotografo e nel tempo libero doveva dedicarsi al lavoro per la costruzione della nuova casa, non sarebbe riuscito a occuparsi di me e della mie altre tre sorelle. Eravamo due bambine e due adolescenti. Io e la mia sorellina, così, andammo in collegio. Ho sofferto molto la separazione dalla mia famiglia, spesso mi sentivo sola e triste. Dopo 9 anni tornai a casa e, insieme a mio padre, vissi anni felici fino a quando, in seguito a un arresto cardiaco, la notte del 3 maggio 1984, mio papà morì tenendomi la mano. Avevo temuto la sua scomparsa fin dall’infanzia e ora era successo. Poco dopo, il matrimonio con il mio primo marito, che non aveva convinto mio padre, finì perché io cercavo una
famiglia mentre lui pensava soprattutto al pallone e alla sua vita. Quindi, mi
dedicai profondamente al lavoro”.

Dopo un periodo difficile, però, trovò l’amore della sua vita. Gabriella spiega: “Il 18 giugno, giorno di compleanno di papà, decisi di cambiare auto. In concessionaria incontrai Roberto, con cui ci scambiammo alcune battute sull’auto che avevo scelto, prendemmo un caffè insieme e cominciammo a frequentarci. Era l’uomo perfetto: avevamo molte passioni in comune e anche lui voleva formare una famiglia dopo la fine di un matrimonio precedente. Eravamo molto felici e, dieci anni dopo esserci conosciuti, ci sposammo.
Decidemmo di acquistare una casa in Sardegna, a Porto San Paolo. È stato un periodo sereno fino a quando, il 1 dicembre 2008, Roberto perse la vita in un incidente stradale. Ero disperata, mi sembrava di impazzire. Cominciai a bere e per tre volte tentai di suicidarmi, fermata solo dall’immagine della nostra cagnolina Brici che, poi, morì a causa di una malattia”.
Accanto a tutta questa sofferenza, Gabriella cominciò a notare “strane”
coincidenze. La signora Belotti afferma: “Iniziai a vedere dappertutto
l’automobile di Roberto, a sentire il suo nome ovunque, a scorgere cuori di pietre e cuori di vetro. Imparai a decodificare questi segni, che divennero un linguaggio naturale e l’unica cosa che mi tennero viva. Sono i segni che poi mi hanno portato a Medjugorje”.
La chiamata per andare a Medjugorje è arrivata in Sardegna. Gabriella dichiara: “All’aeroporto la mia attenzione è stata attratta da un libro che parlava della Madonna di Medjugorje: era datato Torino, dicembre 2008, ovvero la città natale di Roberto, il mese e l’anno della sua morte. In Sardegna l’immobiliarista mi propose uno scambio casa e un giorno mi ha portato a vederne una in collina. Nel giardinetto antistante l’abitazione c’erano due cuori di pietra, un crocifisso con Gesù Cristo e una Madonna, Regina della Salvezza, e a fianco una statuetta di Sant’Antonio, protettore degli orfani e delle vedove, come me. Il giardinetto era
sorto perchè in quella villa, tempo fa, ci fu un incendio, dove morirono due
persone. Verso sera, infine, la casualità mi ha portato davanti a un evento su Medjugorje. Cresceva in me il desiderio di andarci: partii il giorno di Pasqua 2011, che segnò la mia rinascita”.

A Medjugorje ha ritrovato la pace. Gabriella evidenzia: “Mentre stavo salendo sulla collina del Podbro vidi un cuore nella terra, un cuore di pietra e sentii una voce dirmi “È per te”. L’ho preso e l’ho pulito dalla terra: era perfetto e, sul retro, aveva l’immagine di un agnello. Lo strinsi a me e piansi, tra gioia e dolore. A un certo punto mi sentii leggera, impotente e mi addormentai. Quando mi svegliai ero diversa, mi sentivo bene: cominciai a recitare il rosario con quella corona che avevo preso solo perchè ce l’avevano tutti gli altri e non volevo più scendere da quel colle. La sera, poi, dalla camera del mio albergo, vidi una nuvola con il viso di un uomo, era il Padre. La mia vita cambiò e sentii l’amore di Dio, dal quale, dopo tanto dolore, prima, mi ero allontanata. Anche mio figlio, avuto con Roberto, morto prima di nascere nel mio grembo, aveva bisogno di un gesto d’amore, così gli diedi un nome e una benedizione, un battesimo spirituale e lo chiamai Emmanuel. Alla fine, l’amore aveva vinto sul male e sul dolore, Dio mi era stato vicino: capii che, come la primavera ci prepara all’estate e l’autunno all’inverno, Dio ci prepara il banchetto della vita eterna e della felicità. Ho raccolto la mia testimonianza nel libro “Tu sei qui!!”, dove tutto è documentato, per testimoniare la presenza di Dio nella nostra vita”.


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