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Dopodiché, il diluvio

Da Sogniebisogni
Dopodiché, il diluvio

Anche questo Ferragosto bene o male è passato e la fila chilometrica all’unica cassa aperta del discount, nel pomeriggio, mi ha suggerito che gli abitanti del quartiere siano tornati affamati e intenzionati ad accumulare cocomeri e crocchette surgelate nei frighi opportunamente sbrinati per l’occasione.

Proviamo a fare il punto della situazione tornando indietro nel tempo. Di cosa si parlava a Ferragosto scorso? Abolizione delle province, governo balneare e la cucina di Fini a Montecarlo. Vedete qualche evoluzione? Io sì, almeno non si parla più di Montecarlo, e non se ne parlerà se non per le repliche del festival del Circo che sicuramente Raitre starà ammannendo agli spettatori televisivi rimasti a casa davanti al video perché afflitti da qualche serio problema psicomotorio.

Il resto è andato come ogni Ferragosto che si rispetti: le code al casello, i collegamenti con i musei aperti, le carrellate sulle chiappe chiare in spiaggia, persino le lamentele degli albergatori che la stagione è andata malissimo rispettano un copione che vedo riprodursi inalterato da quando avevo 14 o 15 anni.

Qualcuno parla di abolire la pausa di agosto, ma sembra che ci voglia una specie di finta morte per simulare una rinascita, forse perché sappiamo in realtà di essere chiusi in un ciclo che si ripete all’infinito. Ogni volta con l’idea che porterà qualche incredibile novità o almeno sfumerà una tinta qui e lì nello stesso quadretto sbiadito, fotocopiato più volte.

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