Oggi mettetevi seduti che ho bisogno di parlarvi di una cosa seria. Prendete un caffè così restate attenti.
Vi voglio parlare di un’iniziativa e di un libro. Si chiamano entrambi ‘Le cose cambiano’ (il titolo originale è più pregnante ‘It gets better’). Arriva anche in Italia il progetto di Dan Savage a favore dei giovani LGBTI. Di cosa si tratta? Di una raccolta di testimonianze, sul sito e nel libro, che vogliono dare speranza a tutti quei giovani, adolescenti soprattutto, che oltre ad affrontare le tempeste ormonali dell’adolescenza (che già di per sé non sono un momento simpatico, quando non sai chi sei, cosa vuoi dalla vita, cosa ti piaccia davvero), si trovano anche a fronteggiare la discriminazione a causa del loro orientamento o del loro genere. Magari quando ancora questi ragazzi e queste ragazze pensano a giocare e sono gli altri a metterti addosso un’etichetta (non ridete, la mia adolescenza è stata proprio così: sono stati gli altri a farmi outing, prima di tutto a me stessa). Ve lo immaginate il dolore di una ragazzina emarginata a scuola, a cui nessuno rivolge una parola che non sia di insulto? Ve lo immaginate tornare a casa tutti i giorni e piangere, perché il giorno dopo tornerai in quel posto, torneranno le botte, gli sputi e le prese in giro. E troverai un gruppo compatto e ostile, insegnanti che non capiscono o che ti dicono che in fondo ‘è colpa tua’ (non tutti gli insegnanti sono così, per fortuna, ma i miei lo erano). Tante volte mi sono guardata indietro e ho pensato che le discriminazioni che vivi da grande e che sono altrettanto violente, sono cosa da niente rispetto a quel dolore lì. A dodicianni o poco più è facile essere stroncati, pensare che sarebbe meglio morire.
Quindi il progetto è una cosa buona.
Sì, lo spirito lo è, anzi era ora che arrivasse in Italia, dove abbiamo poco altro.
Ho letto il libro, invece, e il libro ha qualche problema.
Non mi ci sono ritrovata, non ho ritrovato i ragazzi che nel corso del tempo ho aiutato. Ho trovato molte testimonianze delle edizioni inglesi e americane, dove le situazioni sono scarsamente comparabili. Ho trovato molte testimonianze di persone ‘di successo’, di personaggi pubblici, blogger, scrittori, politici, persone del mondo dello spettacolo. La maggior parte di noi, però, è o diventerà disoccupato, lavoratore precario o sottopagato. Non tutti possono permettersi di emigrare in una grande città, dove vivere la propria sessualità è più facile che in un paesino. Man mano che leggevo, non riuscivo a connettermi con la retorica del ‘le cose cambiano’; ci sono poche testimonianze che dicono ‘le cose cambiano perché tu le fai cambiare’. E invece il punto più importante è proprio quello, trovare la forza di reagire (ognuno a modo suo, chi coi libri, chi con lo studio…) e di capire che anche quando tutto il mondo di dà contro, quello sbagliato non sei tu. E non è certo qualcosa che si ottiene con uno schiocco di dita. Capisco dare l’ottimismo, ma gli adolescenti non sono tonti. Un adolescente che soffre vuole essere aiutato, non solo investito dalla retorica dell’ottimismo.
Poi ho pensato, magari questo libro non è per noi, che queste situazioni le conosciamo bene. Magari è per ‘gli altri’, per quelli là fuori che stanno dalla parte di chi insulta o, peggio, di chi sta a guardare, magari ridendo all’ennesima battuta contro il ‘finocchio’ di turno. Forse il libro serve a dare una svegliata a chi pensa che questi problemi non siano i suoi.
Allora facciamo un’azione natalizia: regaliamo il libro a una persona con gli occhi chiusi. Forse imparerà a guardarci.