Ha squarciato il pavimento della Turbine Hall alla Tate Modern di Londra, murato una sala del Castello di Rivoli a Torino, riempito con più di 1500 sedie il "vuoto umano" lasciato dalla distruzione di un edificio a Istanbul.
È Doris Salcedo, artista di grandissima forza espressiva, scultrice della memoria e della vita, del disagio e della dignità. Al MAXXI presenta il suo ultimo lavoro, l'installazione Plegaria Muda: oltre centoventi coppie di tavoli di legno sovrapposti, separati da un pane di terra, dai quali nascono esili fili d'erba, simbolo di rinascita e di vita, che riempiono con la loro presenza avvolgente l'intera Galleria 2 del Museo.
Doris Salcedo ha trovato ispirazione rivolgendo lo sguardo alle vittime delle stragi avvenute per mano dell'esercito in Colombia, suo paese natale, ma anche alle morti violente nei sobborghi di Los Angeles.
Plegaria Muda è il grido di dolore contro l'insensatezza di ogni morte violenta, è una preghiera dedicata a quelle persone che non hanno voce per parlare della propria esistenza ma è anche, e soprattutto, un messaggio di speranza: la vita, alla fine, prevale.