Doris Lessing, Le nonne - Adore/Two Mothers

Da Dalailaps @dalailaps
Recensione doppia, signore e signori: Adore di Anne Fontaine e Le nonne di Doris Lessing, ovvero il libro che contiene il racconto da cui il film è tratto. 


Tre racconti, pervasi dall'imprevisto, dal senso sconcertante delle umane possibilità, dalla sensazione da parte dei protagonisti di precipitare nella vita e di esserne, allo stesso tempo, ai margini.Le nonne: due amiche, che hanno più confidenza tra loro che con i rispettivi mariti, alla loro scomparsa iniziano una relazione ciascuna con il figlio adolescente dell'altra che si protrae per anni.Victoria e gli Staveney: una ragazzina di colore, orfana e povera, ha una breve relazione con un ragazzo ricco, bianco, di famiglia liberale. All'insaputa del giovane, ha una figlia e quando la bambina ha sei anni, non potendo più mantenerla, si mette in contatto con gli Staveney che, felici di accoglierla, si rivolgono a Victoria con un atteggiamento tanto affettuoso e "politicamente corretto" da risultare esilarante e terribile al tempo stesso.
Un figlio dell'amore: durante la Seconda guerra mondiale un soldato, dopo orribili settimane a bordo di una nave, sbarca a Cape Town per qualche giorno di riposo. Qui ha un breve e appassionato incontro con una giovane del luogo. Per tutta la vita lo accompagnerà la convinzione di aver concepito un figlio e di aver condotto un'esistenza sbagliata.
Ho letto questo libro dopo avere visto il trailer del film di cui vi parlerò tra qualche riga: le immagini mi hanno catturata e appena ho capito che l'opera era derivata da un romanzo mi sono subito messa alla ricerca, ho trovato il libro, l'ho letto e sono - ahimè - rimasta un po' sconcertata. Mi spiego.I tre racconti, come potete leggere dalle trame ufficiali (che utilizzo stando sempre molto attenta a ridurre gli spoiler), narrano di persone la cui esistenza è permeata da una sorta di triste e remissiva accettazione nei confronti dei bivi che la vita pone loro dinanzi. Questo strato d’interpretazione, però, arriva durante la lettura di un testo che secondo me non piacerà a tutti: le parole sono scelte attentamente, le frasi sembrano limate in modo tale da creare un testo il più possibile netto, pulito, privo di giudizio alcuno, ma secondo me qualche parola in più avrebbe reso il racconto più emozionante.
È questo che mi è mancato: maggiore emozione. Soprattutto nell'ultimo racconto, dove la narrazione della quotidiana vita militare del protagonista, per quanto interessante, mi ha un po’ annoiata per la sua ripetitività (ma forse, anche qui, la cosa era voluta…).
È difficile, visti i fatti narrati, pensare di poter provare una forte empatia per i personaggi (se non per la sensazione, che possiamo aver provato talvolta, di vivere in balia della vita stessa), e credo anche che Doris Lessing abbia ricercato una scrittura scarna per meglio far arrivare il suo concetto, ma la mia sensazione dopo aver girato l’ultima pagina è stata di “mancanza”; c’è equilibrio – i ruoli dei protagonisti sono ben bilanciati soprattutto nel primo racconto – ma l’intensità non è forte quanto mi aspettavo: le trame sono traboccanti di inevitabilità e questa amara concezione non rende godibile al massimo questa lettura.
Non giudico l’impossibilità dei fatti né il loro essere morali o immorali (credo fermamente nel Mai dire mai) e devo dire di aver apprezzato che la scrittura asciutta renda quasi impossibile scovare un netto punto di vista a cui appoggiarsi per soppesare i fatti raccontati: sono tre storie d’amore senza troppa vivacità, con personaggi la cui psicologia è poco definita e dalle caratteristiche molto diverse da quelli degli altri racconti, se non per il singolo dettaglio che li accomuna, l’essere sottili vittime del loro destino. 
Questo libro è la miscela di volti sfocati, di esperienze non convenzionali ma non impossibili, un concreto e spiazzante espediente letterario che trasmette quanto ogni persona al mondo può trovarsi a scegliere vie che potrebbero sembrare inaccettabili, ovvie e uniche, indipendenti da ogni regola.Consigliato a chi sa cogliere profondità, a chi piace lo stile non artificioso e imparziale, ma non a chi cerca racconti d’amore e passione tipici del genere romance.
Lui aprì gli occhi: azzurri, un azzurro vivo, anche in quella oscurità. Poi disse: "Vede, io non sto vivendo la mia vita. Non è la mia vera vita. Non dovrei vivere come vivo".
Gli assegno un 7.
Doris Lessing - Le nonne250 pagine - 2006 - Feltrinelli, collana Universale Economica - 7,5 €
ISBN: 978-8807819155
Formato Kindle- Formato Brossura
   

Adore Ma anche Two Mothers, Perfect Mothers e Adoration.
Del 2013, diretto da Anne Fontaine, scritto da Christopher Hampton e Anne FontaineCon: Robin Wright, Naomi Watts, Xavier Samuel e James Frecheville.Francia e Australia - 100 minuti - Drammatica.Trailer inglese  -  IMDB  -  Wikipedia
   Conosciuto in Francia con il titolo Perfect Mothers e a quelli che l’hanno visto al Sundance Film Festival con il titolo Two Mothers, Adore è la storia di Roz e Liz, due amiche d’infanzia affiatatissime che si innamorano l’una del figlio dell’ altra.
Ora, chissà perché, mi è sembrato di udire un coro di esclamazioni quali: Scandaloso! oppure Osceno! Per non parlare dell’ormai immancabile Milf!.E io, con un coro immaginario di miei cloni, rispondo: Moralisti bigotti sputasentenze! Magari vi siete pure fatti qualche risata guardando Scusa ma mi piace tuo padre (un minuto di silenzio per il titolo italiano di The Oranges), convinti che la cosa sia tanto diversa. Guardatevi ChinatownCosì come seiSavage Grace e poi tornate qui a leggere di questo film, ispirato da eventi reali. 
Ho atteso di vedere questo film dal momento stesso in cui sono stata catturata dal trailer e dalla lettura del racconto da cui è tratto (anche se devo ammettere che a tratti mi ha emozionato più il trailer che la modalità di scrittura della storia) e affermo con la massima sincerità di esserne stata soddisfatta. Niente atmosfere soft alla Nicholas Sparks e devo complimentarmi per la condensazione fatta nel trailer delle scene “migliori”. 
Fontaine indaga (senza condannarli né giudicarli) su argomenti che fin dall’inizio cercherete inconsciamente di razionalizzare: è materiale che a molti sembrerà scabroso, un peccato quasi mortale (a questo proposito è lampante la scena dove i quattro protagonisti, seduti attorno a un tavolo, mangiano per merenda ognuno il quarto di una mela). Si osserva l’evolversi del desideri, delle domande che avvertiamo nei silenzi e negli sguardi dei protagonisti (e in questo caso si parla anche delle riflessioni delle due donne sulla natura del loro rapporto, tanto che in più di un caso si parla della possibilità che siano lesbiche), della triste deriva dei sentimenti e delle ripercussioni delle scelte nate solo da emozioni. Ci si aspetta perversione, probabilmente, ma il tutto è molto più poetico e profondo. È certo che nel mentre vi sorgeranno dubbi sull’autoesclusione sociale effettuata da questi quattro protagonisti; sono quattro isole vicine, separate dalle regole della terra ferma, soli come sulla locandina del film.
Ho trovato bellissimo che siano state scelte due donne così vitali e dalla bellezza semplice e naturale: è credibile che due ragazzi sulla ventina siano affascinati da due come loro. Robin Wright offre una performance molto buona, nonostante al suo personaggio non sia data l’occasione di spiegare meglio le sue azioni a differenza di quello di Naomi Watts, che ha un plot più dettagliato, dalla morte del marito in poi; Roz (Wright) è una donna delicata e materna (talvolta anche con l’amica), bilancia l’erotismo con il conflitto interno che cela più dell’amica Lil, che è più incerta, più vulnerabile. La coppia che sullo schermo funziona di più è quella tra l’australiano Xavier Samuel e Robin Wright, a cui sono di fatto concesse un paio di scene in più: entrambi maneggiano la loro parte con espressività ottima, dai momenti felici alle crisi 
Il film ha dialoghi piuttosto piatti (ma non deve essere stato un gioco da ragazzi scrivere una sceneggiatura vista la sintesi del testo di partenza), ma attraverso le performance degli interpreti e le riprese delle magnifiche ambientazioni australiane (le riprese del mare sembrano calzare sempre a pennello con lo stato emotivo dei personaggi) cerca di far arrivare al meglio il concetto di base della storia, ovvero quell'assenza di giudizio di fronte all'inevitabilità dell’esistenza, dell’amore e della passione. Il tutto è alimentato da una fotografia splendida, da colori caldi che sottolineano la tensione emotiva onnipresente tra i protagonisti e da quelli freddi presenti nei momenti di conflitto. La musica fa il suo dovere.
Il tutto funziona, soprattutto se vi aspettate qualcosa di più profondo oltre a ciò che vedete e magari conoscete già la storia perché avete letto il racconto. Dipende tanto dalle emozioni che investite, da quanto riuscite ad andare oltre ai preconcetti e volete esplorare sensazioni profondamente umane, da quanto aperti siete alle decisioni degli altri.
Gli do un 7 e 1/2, perché mi piace la profondità della storia e la fotografia, ma non sono soddisfatta dai dialoghi.

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