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“Doso la polvere” di Anna Toscano

Creato il 09 gennaio 2013 da Andreapomella

doso-la-polvere-copertinaAllora, una sera di queste torno a casa, mi siedo al mio tavolo grande e centenario, mi preparo un caffè e apro un libro. Il libro è Doso la polvere di Anna Toscano (dall’editore La Vita Felice), una raccolta di trentadue poesie per quarantatre pagine (voglio scriverlo proprio così, come nelle targhe informative delle opere di pittura nei musei, perché questa è la sua misura, una misura da quadro impressionista). Mi verso il caffè e mi immergo nella lettura, leggo queste poesie e le guardo, perché sono di un aspetto curato e lieve, e in esse ci riconosco i confini delle desolate immensità di Venezia (ci sono stato di passaggio, intorno ai vent’anni, con un amico, da vagabondo), i cancelli di Siviglia (ci sono stato a venticinque anni, con una ragazza, anche lì da vagabondo), e ancora la fluorescenza dei luoghi interiori, dove ci sono i silenzi, i pieni e i vuoti (dove sto da sempre, in modo permanente). In questi versi c’è un gioco di ritorni continuo tra la terra e il corpo, sono versi con i quali bisogna bagnarsi le labbra, versi che bisogna ascoltare, leggere ad alta voce, sentirli come una sinfonia di rintocchi, fruscii e bisbigli:

“La storia dei miei passi / si snoda tra pietre strade selciati / sabbie stanze e pareti”

E poi c’è la morte, che arriva a pagina venticinque, una morte che è vita stratificata, passato che riaffiora, presente inconsolabile:

“Ho capito / che stai al di là della soglia / oltre la distanza / perché io non avrò paura / sapendo che mi aspetti”.

Allora il caffè si fa duro nella gola, il sentiero va in salita, si perde la rotta. Leggere la poesia di Anna Toscano alla fine ti fa sentire insicuro, come su una barca alla deriva, cullato e al tempo stesso tenuto a tiro da una minaccia della sorte.


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