♣Le troppe versioni ufficiali e l’inconclusiva indagine Onu.
♣Interviste psyops:
il bodyguard di Gheddafi
♣Gheddafi rapito e riportato a Sirte?
♣Riserve auree: Venezuela e Libia
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Il giorno 20 ottobre 2011 sui teleschermi e nel web si replicavano all’infinito il volto insanguinato di Muhammar Gheddafi, il branco urlante lanciato all’inseguimento, poi la sua immobilità nella morte.
Il giorno 23 l’annuncio alla folla: “Dichiariamo la Libia liberata. Alzate la testa. Siete libici liberi” Mustafa Jalil si inchinava e ringraziava Dio. “Da oggi siamo una sola carne. Archiviamo il conflitto per il bene della Libia che avrà la legge islamica come suo fondamento”. Obama si congratulava. Cameron e Sarkozy l’avevano anticipato con il blitz propagandistico a Bengasi una settimana prima. **** Un anno è trascorso. Le distruzioni che hanno cancellato intere città e provocato migliaia di sfollati, la persecuzione dei libici di pelle nera, il suolo inquinato dall’uranio dei bombardamenti e dalle mine inesplose, i mutilati e l’infinita teoria di tragedie personali hanno liberato la Libia solamente dal corpo di Gheddafi, sepolto non si sa dove. Tutto ciò che si presumeva dovesse diventare nuovo è nel limbo delle speranze sempre più colorate di disillusione. Il conflitto divampante è diventato cronico.
Sì , Gheddafi non c’è più, ma sempre più spesso, riferiscono un pò meravigliati gli stranieri, si sente lo slogan di un tempo “Qadafi mia mia”, sottovoce: Gheddafi al cento per cento.
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Le troppe versioni ufficiali e l’inconclusiva indagine Onu.
– Il comunicato della Nato (pdf). Consegna alla storia la versione di un aereo che avvista un convoglio armato “nei pressi di Sirte”, lo centra, distrugge un certo numero di veicoli, i restanti proseguono verso sud, vengono nuovamente colpiti; il comunicato dichiara altresì che il pilota non era al corrente della presenza di Gheddafi nel convoglio.
- I ribelli del CNT. Sono loro a suggerire che Gheddafi è uscito da Sirte e dichiarano di averlo catturato nascosto in una conduttura [da un mese proclamavano d'essere sul punto di scovarlo imbucato da qualche parte] già ferito alle gambe. I video mostrano che Gheddafi poteva correre, mentre è la testa ad essere abbondantemente coperta di sangue. Viene sballottato e non oppone resistenza, come persona sotto effetto di narcotici. E’ inseguito e oltraggiato da una muta urlante, “muore durante il trasporto all’ospedale”.
Il medico autore dell’autopsia riscontra, invece, due proiettili sparati da distanza ravvicinata, alla testa e allo stomaco, poco dopo essere finito nelle mani dei ribelli. In effetti alcune scene dei video mostrano una pistola puntata alla tempia. Video a questi link DailyMail e HRI .Mahmoud Jibril, tuttavia, dichiara che il prigioniero è morto durante una sparatoria avvenuta dopo la sua cattura tra lealisti e forze del Cnt, ” non vi è stata nessuna esecuzione“.
La versione emerge confusa e palesemente imbarazzata. L’Onu ordina un’inchiesta, i risultati saranno resi noti nel mese di marzo 2012 e definiti “inconclusivi”: catturato vivo, sì, ma non possibile stabilire in quali circostanze sia stato ucciso.
In prossimità dell’anniversario dei fatti, ora i media aggiungono particolari che, lungi dal chiarirli, aumentano i sospetti; Time World rivela che i ribelli che hanno catturato Gheddafi erano in contatto telefonico con il CNT. Quali disposizioni hanno ricevuto e da chi personalmente? Un portavoce dichiarerà poi ai giornalisti “Avevamo bisogno di sbloccarci e Gheddafi morendo ha reso le cose più facili” .
Per convalidare la tesi “Gheddafi usciva dal nascondiglio di Sirte:
Indiscrezioni e depistaggi
Nei giorni successivi ai fatti, una fioritura di notizie presentava un unico denominatore comune “Gheddafi usciva da Sirte, i ribelli lo hanno catturato”, ma si è detto anche della presenza di SAS britannici e di agenti francesi. Si è detto altresì che i servizi segreti della Germania sapevano da settimane dove si trovava Gheddafi. Questo ha sapore di verità, visti i mezzi tecnologici a disposizione (resta da capire se si trattava veramente di Sirte) e rende ridicolo il recente scoop anti-Assad: un mestatore ex-membro del CNT ha dichiarato, e i media hanno raccolto, che Gheddafi sarebbe stato individuato perchè Assad avrebbe rivelato ai servizi segreti francesi il suo numero di cellulare.
Nei giorni scorsi un nuovo report di HRW, insieme ad un video , costituisce una durissima accusa contro le brigate di Misurata, che hanno torturato e giustiziato la settantina di soldati facenti parte del convoglio di Sirte. Alcuni dei colpevoli sono noti e segnalati alle autorità libiche che finora non hanno provveduto ad emettere alcun provvedimento giudiziario, sostiene HRW di solito indulgente con i nuovi politici della Libia.
Sugli eventi del 20 ottobre si sono aggrovigliate anche le notizie sull’altrettanto misteriosa fine di Mutassim Gheddafi; secondo una versione sarebbe stato ucciso perchè uscito allo scoperto per controllare personalmente i danni agli automezzi, ciò in perfetto contrasto con i video che lo mostrano vivo e progioniero prima di venire esposto insieme al padre nel macabro e rivoltante spettacolo nel supermarket di Misurata.
Di quel giorno si è detto soprattutto di una bandiera bianca sventolata dal convoglio e ciò si aggancia alle varie precedenti voci di trattative segrete per la resa di Gheddafi. In questo blog avevo raccolto da fonte israeliana la notizia di un incontro segreto sotto gli auspici Onu in Tunisia, con i nomi dei partecipanti e le condizioni poste da Gheddafi. (Il vento della speranza soffia(va) da Djerba). Trattative fallite per l’opposizione del CNT apparentemente. O accordo segreto che i governi Nato hanno trasformato poi nella trappola scattata a Sirte?
Interviste PSYOP
- Un contractor sud-africano, degente in un non meglio identificato ospedale del Nord Africa, racconta di aver fatto parte del commando incaricato di scortare Gheddafi fuori dai confini della Libia; convinti di agire per ordine della Nato i contractors sono stati sopresi del bombardamento e si sono salvati perchè i ribelli di Misurata li hanno lasciati fuggire. Ciò stride con la loro pratica sanguinaria, ma potrebbe essere avvenuto per ordine degli agenti stranieri che per tutta la durata del conflitto hanno accompagnato e assistito le milizie.
Se il contractor afferma il vero, la promessa di un espatrio protetto da un commando pseudo-Nato potrebbe essere stata la mossa finale di un accordo-trappola siglato a Djerba.
- Mansour Daw, cugino e capo della guardia personale di Gheddafi ha rilasciato un’intervista che è il pezzo forte della disinformazione.
Qui il video della sua cattura, in assoluta assenza delle violenze riservate a Muhammar Gheddafi, qui i punti salienti del suo racconto alla CNN (video in inglese scomparso dalla rete) riportati dal Corriere della Sera.
Daw afferma di esser sempre rimasto con Gheddafi dalla caduta di Tripoli fino al 20 ottobre, che l’uscita da Sirte sarebbe avvenuta per volontà dello stesso Gheddafi e di non sapere cosa sia avvenuto di lui, avendo aver perso i sensi a causa del bombardamento. Due elementi lo smentiscono.
La sua alta posizione nel regime non permette di credere che il feroce battaglione Tigre di Misurata lo abbia risparmiato di propria iniziativa. L’esser stato messo in posizione di unica fonte per i media è funzionale ad un piano preciso: sostenere che fino al momento del bombardamento Gheddafi non era prigioniero e aveva un nascondiglio a Sirte.
Falsa la dichiarazione di essere rimasto “sempre” insieme al leader a Sirte, al contrario, vederlo comparire sul teatro degli avvenimenti doveva sorprendere i giornalisti come ha sorpreso me. All’inizio del mese di settembre varie fonti rilanciavano la notizia della sua uscita dalla Libia verso il Niger, dove pure venivano segnalati funzionari dei servizi di sicurezza americani.
Questo in sintesi, il dettaglio sull’ambiguità del personaggio è leggibile nei post alla Tag Mansour Daw.
La pista non discussa: l’oro della Libia
Tutte le contrastanti versioni pubbliche potrebbero nascere da un unico segreto retroscena, per effetto del quale Gheddafi si troverà il 20 ottobre alle porte di Sirte- ma non per propria volontà.
Durante le ultime settimane del conflitto le 144 tonnellate di riserva aurea della Libia , dai media definite “l’oro di Gheddafi” , erano argomento ricorrente, sorprendentemente archiviato dal giorno della sua morte. (nota1)
1) Dov’era nascosto l’oro delle riserve libiche? Non è un dato che circola facilmente e non sempre si hanno disposizione gole profonde; occorrono servizi segreti. Nella pista dell’oro potrebbe comparire la rete di agenti che il Mossad sviluppa nella Tunisia post rivoluzionaria, come apertamente comunica il quotidiano israeliano on line Ynetnews Si tenga a mente che il convegno segreto di agosto avviene proprio in quel paese, a Djerba.
2) Gli antefatti del mese di Agosto.
Dal Venezuela un annuncio clamoroso. Il 17, Hugo Chavez chiede il rimpatrio delle 211 tonnellate di oro venezuelano allocate nelle banche estere. Bloomberg titola: “ Chavez svuota la Banca d’Inghilterra” e nell’articolo riporta le parole del presidente “Abbiamo 99 tonnellate di oro nella Bank of England dal 1980. Direi che è salutare riaverle a casa”.
Il mercato s’impenna, gli attacchi aerei sulla Libia s’intensificano, Al-Jazeera diffonde il falso video della caduta di Tripoli, Gheddafi comprende che il destino è segnato e se ne va. La ri-consegna dell’oro avverrà da Londra, via Parigi, quasi a tambur battente: in novembre il primo carico, in gennaio l’ultimo.
La Bank of England possedeva materialmente quest’oro? O era stato smobilizzato per proprie operazioni lucrative?
In quest’analisi - che merita attenta lettura poiché gli astrusi meccanismi della finanza ricadono su tutti noi – viene argomentata la gravità della situazione nel caso della seconda ipotesi. Acquistare sul mercato dell’oro significava sborsare, all’epoca, 1,826.80 $ per ogni oncia, cioè per 31,10 grammi. Ce ne vuole per arrivare a una tonnellata!
Quand’anche i forzieri britannici fossero stati zeppi di lingotti, la prospettiva di soddisfare Chavez incamerando nel contempo, extra-contabilità, 200 tonnellate d’oro libico da spartire con le altre banche detentrici dell’oro venezuelano doveva sembrare allettante.
3) Le notizie del mese di settembre
Da Tripoli, ormai sotto controllo Nato, esce la notizia che il 20% delle riserve libiche – allocate nel paese e non all’estero- sono state vendute prima della caduta della capitale.
Da Niamey rimbalza la notizia del “convoglio fantasma”: Giallo su 200 camion con oro e soldi titola La Stampa, aggiungendo: forse c’è anche Gheddafi, alcuni figli e dei fedelissimi. Le autorità del Niger comunicheranno poi trattarsi di famiglie richiedenti asilo, ma si saprà da altre fonti della presenza di Mansour Daw, e in Niger si trova tuttora Saadi Gheddafi.
Ai più sono sembrate notizie poco importanti mentre infuriavano i bombardamenti su Sirte e Bani Walid (nota2), per Gheddafi, invece, s’inquadravano in una realtà che noi non conosciamo e potevano arrivargli come significativi messaggi.
4) Ottobre: il colpo finale
Dalla Tunisia: i siti corsari danno una breve e dettagliata notizia - traduco da Alterinfo del 21 ottobre :
Gheddafi era stato catturato giorni prima e trasferito in elicottero.
È l’arrivo di una delegazione francese in Libia il 12 ottobre, con diversi imprenditori e l’assenza per 12 ore di membri del personale diplomatico a innescare la polemica tra i giornalisti (nota: si fa riferimento alla stampa francese.)
Prima degli eventi c’è stato un monitoraggio satellitare 24/24 ore, con un avvicendamento di più di 100 persone, per controllare Gheddafi e i suoi ministri. Era in gioco un tesoro di euro e lingotti d’oro, stimati in 300 miliardi.
Muammar Gheddafi fu arrestato e torturato per più di 10 giorni . Completamente drogato e fisicamente distrutto, sarà consegnato, con il figlio Mutassim, a una banda di assassini per mascherare la tortura e gli abusi subiti.
È altamente probabile che questa sia un’operazione effettuata dal Mossad israeliano attraverso un distaccamento venuto dalla Tunisia che aveva ricevuto informazioni incrociate da satelliti e sistemi di sorveglianza.
Mai dai media internazionali è stato messo in dubbio l’assioma dei ribelli: Gheddafi “usciva” da Sirte, invece si dovrebbe porre molta attenzione ai fatti che di dubbi ne suscitano alquanto.
- La presenza di Gheddafi per due mesi a Sirte, ignorata dalla Nato, senza che un oppositore o un cittadino lo riconoscesse e, sfinito dalle bombe e dalla fame, decidesse di consegnarlo ai ribelli per incassare la taglia.
- Il silenzio protratto del rais, essendo stato diffuso il 6 ottobre l’ultimo suo messaggio audio.
- L’assurdità di un’improvvisa sortita nella pianura libica sotto il tiro della Nato per desiderio “tornare al paese natale”.
- La condizione di torpore e stordimento, non di terrore, che i video mostrano. In questa foto Gheddafi si guarda la mano insanguinata per rendersi conto di essere ferito.
- L’esame autoptico effettuato a Misurata in assenza di periti internazionalmente riconosciuti. Solo la figlia Aisha richiederà una seconda autopsia che avrebbe potuto accertare, oltre alla causa della morte, psicofarmaci presenti nel sangue e in quale misura. Lo stesso si può dire per Mutassim che parimenti, dai video della detenzione, appare trasognato, invece che terrorizzato.
Tutto questo diventa comprensibile prendendo in considerazione l’ipotesi di un rapimento per “convincere a rivelare” cui vien fatto seguire il trasferimento di Gheddafi alle porte della città nella notte del 19 (nota3).
5) Saif al Islam rimasto solo, Hilary Clinton dal CNT
Avvenuto il rapimento in un giorno successivo al 6 ottobre, forzatamente cessarono i contatti telefonici di Muhammar con il figlio Saif al Islam in Bani Walid. Ciò può spiegare perché il 17, due giorni prima dell’entrata dei ribelli nella città, Saif l’abbandona precipitosamente finendo sotto il tiro degli aerei Nato. Morti decine dei suoi soldati, Saif ferito alla mano.
Quest’accelerazione degli eventi avviene mentre Hilary Clinton è in visita al CNT in Libia, tre giorni prima che Muhammar Gheddafi venisse esposto al mondo intero, nei video “amatoriali” prontamente diffusi in rete, stordito e ferito nelle mani dei ribelli.
6) Perchè la pista dell’oro deve restare ignota
Se la pista dell’oro fosse stata resa pubblica, non è difficile immaginare le ripercussioni sul popolo libico nel vedersi depredato dai suoi “liberatori”, nell’inerzia o nella connivenza del CNT.
Si è offerto ai libici uno spettacolo. La Nato che colpisce Gheddafi ineccepibilmente perché all’oscuro della sua presenza nel convoglio. I ribelli – autodefiniti Freedom Fighters – che stanano il dittatore sordidamente “imbucato” in un condotto. Immagine perfetta per le future autoassoluzioni dall’inefficienza: “colpa dei quarantanni di regime”. Hollywood non avrebbe fatto di meglio.
E’ una versione probabilmente sgradita anche al fronte dei lealisti. Aggrappati all’idea del Leone del Deserto combattente fino alla morte, come tante volte lui stesso aveva declamato, hanno sempre opposto un netto diniego alle voci di trattative per la resa.
Dopo il 20 ottobre, il peggio della propaganda lealista negava perfino l’avvenuta morte, attribuendola a un cugino somigliante o a un sosia, assicurava che Gheddafi era vivo e stava organizzando la resistenza. Perfino la dichiarazione del portavoce ufficiale Mussa Ibrahim rispondeva a logiche di propaganda: Gheddafi è morto per le ferite causate dal bombardamento e i traditori ribelli gli hanno sparato alla testa e all’addome per simulare che l’uccisione sia avvenuta per mano loro”.
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La fine di Muhammar Gheddafi è nella morsa dello spietato complottismo internazionale e dell’inconcludenza dei sostenitori, inabili anche nella lotta contro la disinformazione mediatica.
Un lascito oscuro che pesa sulla Libia oggi ancora in fuga dalla realtà, incapace di deporre armi, localismi, meschinità personalistiche. Le milizie di Misurata assediano Bani Walid per vendicare un proprio combattente miticamente trasformato nell’eroe che ha “catturato” Gheddafi. Per questo assedio vendicativo c’è l’assenso, con votazione non a maggioranza, del Congresso Nazionale e nei social media i libici della diaspora, i parenti dei politici, gli affaristi stranieri in Libia tifano per la finale resa dei conti con la città che, a torto o a ragione, si vuole simbolo del pro-gheddafismo.
I conti che davvero non tornano sono quelli finanziari. L’opulenza dei singoli è lontana quanto lo scongelamento dei fondi libici che governi e banche straniere restituiscono con il contagocce, mentre il Congresso Nazionale tace sull’insolito comportamento di una classe dirigente che, con il paese drammaticamente a corto di liquidità, non fa neppure menzione delle riserve auree.
La Libia è un paese traumatizzato imbeccato dalla propaganda occidentale, spinto a credere che il problema pressante sia la spaccatura fra laici e islamisti, anzichè quello di una perduta sovranità da riconquistare.
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NOTE:
-nota1 E’ stato un inchino dell’informazione alle logiche predatorie, come lo è l’aver sorvolato sul bombardamento Nato del monumentale acquedotto libico, un dato ora scomparso anche dalla rete “L’attacco Nato a quella struttura sarebbe servito per spianare la strada a Gaz de France-Suez e Veolia, leader francesi nella gestione delle acque, così come alla multinazionale Kellogg Brown & Root per la ricostruzione dell’intera rete di pipeline, perché parallelamente all’acquedotto, viaggiano anche un gasdotto e un oleodotto”.
-nota2 per chi li avesse dimenticati rimando a Sirte: assedio con infamia, anche nostra poichè dal sito Nato i bollettini quotidiani delle missioni e degli obiettivi colpiti sono scomparsi: “Error404, page not found”!
-nota3 Riporta Time Wolrd nell’aricolo citato in apertura, che secondo le “interviste” di HRW quella che doveva essere un’operazione notturna divenne una manovra in pieno giorno perchè Gheddafi avrebbe deciso di prendere con sè anche i suoi soldati feriti. Ciò non collima con la vulgata di dittatore spietato, ma il pubblico si è disabituato ad andare per il sottile nel recepire le notizie.
foto (© Martin Beek / Flickr)