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Dov’è il Dio della Pace?

Creato il 01 aprile 2010 da Dallomoantonella

            File:Arezzo-Chiesa di san Domenico-Crocifisso di Cimabue-closeup.jpg

Passata la Domenica delle palme, o degli ulivi che dir si voglia,   ci avviciniamo al massimo  evento liturgico  del mondo  cristiano, ossia alla passione, morte e resurrezione di nostro Signore  Gesù Cristo.

La nostra Chiesa ce lo ripete sempre, sempre ci ricorda che non è il santo Natale  l’evento più importante della narrazione evangelica  ma bensì la Pasqua, quando  ormai la predicazione del Messia  è arrivata al suo compimento pronta per  consegnarsi nelle mani della giustizia  temporale e della giustizia  divina.

Cristo muore crocifisso come il peggiore dei malfattori;  muore  solo  senza il conforto  dei suoi  dodici  eletti,  o meglio,  solo Giovanni, il più giovane,  intelligente,  coraggioso  e   amabile dei suoi  discepoli   gli  rimane  vicino nel momento del massimo sconforto;  accanto a lui stanno Maria e  Maddalena, le sue donne piangenti.

Il figlio di Dio era vissuto con amore per  il bene di tutti, aveva predicato   uno stile di  vita all’insegna della non violenza assoluta, aveva denunciato gli ipocriti ed i farisei, i ricchi mercanti  ed i potenti  preoccupati soltanto di accumulare ricchezze effimere, poteri passeggeri e senza eternità.

Con lui si    era consumato  e si è consumato  l’agnello sacrificale   che  il mondo non  riconosce.

In altre parole  la religione crisitana   è la meno perfetta  (non riesce ad evitare la  morte  del  suo Messia) e nello stesso tempo la più  perfetta (accoglie il verbo del   Figlio di Dio) tra tutte le religioni  monoteiste. 

Di pari passo possiamo definire la religione  ebraica  il ventre stesso del cristianesimo, essendo che Maria era ebrea, Gesù era ebreo  e semplicemente è il popolo ebraico che non può   riconoscere la divinità del  più  privilegiato dei suoi eletti, essendo già  portatore di una  fede, essendo già impegnato in un voto di fedeltà  con il  Padre di questo nuovo seppur identico  Dio.

Di pari passo  è possibile definire  la religione  musulmana   l’epilogo  stesso   del Padre conosciuto dagli ebrei  ma  nello stesso tempo  spartito  tra i vari fratelli,  tutti   figli  dello stesso Padre (Isacco e Ismaele)

Ricordiamo  le tre diverse  trilogie relative ai tre monoteismi: prima   Dio di Abramo,   di  Isacco e  di Giacobbe;  poi  nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito  Santo;  infine Dio di Abramo, di  Gesù  e di Maometto.  Ed il cerchio si richiude su stesso.

Se consultiamo sul dizionario il senso della parola  monoteismo,  troviamo  scritto:  religione che ammette l’esistenza di un solo Dio.  La stessa idea di DIO   sposa indissolubilmente il concetto di UNICITA’, ONNIPOTENZA ED ONNISCENZA.

Dunque,  se Dio è unico,  IL SOLO,  tuttavia sembra  essere  una persona sola per tante generazioni; ma anche tre   Persone distinte in una sola Persona ;  ma anche il Dio di tutti,  credenti e non credenti,  chiamando  chiunque alla possibilità della conversione.
L’idea di Trinità, seppur  diversamente intesa,  è   la summa teologica del pensiero cattolico come del pensiero protestante   e   cristiano-ortodosso. L’idea  di  Liberatore dalla schiavitù  è l’idea  tutta storica  e nello stesso tempo ultraterrena,  che il popolo ebreo è chiamato  a  partecipare  all’interno di un discorso  tribale  unitario  ma  molteplice. L’idea   di Padre universale  è l’idea  tutta storica ma anche  celeste  che il popolo musulmano  è chiamato   a partecipare  all’interno di un discorso  multirazziale.

Con l’islamismo  la religone monoteistica raggiunge  la sua compiuta  Universalità, così come con il cristianesimo  raggiunge l’apice della sua Bontà, così  come con l’ebraismo aveva raggiunto  l’apice  della sua  Rivelazione.

In questo quadro d’insieme  è possibile intendere   l’islamismo come la fede maggiormenete chiamata alla   tolleranza,  il cristianesimo come la fede maggiormente chiamata al sacrificio,  quindi l’ebraismo come la fede maggiormente chiamata  al  governo/servizio   della  terra  intesa come  luogo unico ed indistinto   concepito per la libera convivenza dei popoli.

Dopo queste parole emergono  evidenti e palesi le machevolezze reciproche degli uni verso gli  altri,  nessuno escluso;  c’è n’è veramente per tutti…

L’islamismo è abissalmente lontano dall’avere dimostrato la sua capacità di tolleranza verso i diversi (è solo di pochi giorni scorsi  l’attentato verso un cristiano in terra islamica che è stato arso  vivo solo perchè si è rifiutato di convertirsi all’islam); il cristianesimo è abissalmente lontano  dall’avere dimostrato  la sua capacità di sacrificio (il Vaticano è un regno ricco  e potente che non  riflette in nulla, almeno sotto il profilo istituzionale,  questa idea di servizio del prossimo); l’ebraismo  è abissalmente lontano  dal suo essere seminatore  pacifico e virtuoso  dell’onnipotenza   di Dio  (in terra di Israele si sta comportando come un despota mettendo in crisi un’intero sistema di convivenza già  estremamente delicato e complesso.

Quello  che mi preme aggiungere  a questa riflessione  non ancora  propriamente  nota  e partecipata,  ma che credo andrebbe positivamente  riflessa,   è  il bisogno  oggettivo  di unità tra le stesse tre religioni monoteiste,  essendo  che i conflitti accaduti nella Storia   all’interno delle loro contese  sono annoverabili tra gli epispodi più cruenti ed ingiusti mai accaduti.

Il cristianesimo ha commesso   da sempre  gravi crimini contro gli Ebrei e contro i Musulmani (e non sono certo  diventati immuni dall’errore  dell’intransigenza e del non rispetto del diverso);  gli Ebrei  stanno commettendo crimini contro i Palestinesi  che sono Musulmani;  i Musulmani  stanno commettendo  gravi crimini  contro i cristiani  (e  se si va avanti di questo passo,  non si escludono nemmeno  attacchi  seri diretti  al cuore d ‘Israele).

Dentro questo turbinio  di  lotte e di guerre e offese reciproche  che spazio riesce a trovare  oggi   l’idea del Dio unico, partecipato, condiviso, portatore  di pace, di amore, di tolleranza, di  pietà e di gioia?

Vorrei per il momento chiudere questo anticipo di riflessione  pasquale   con una preghiera, anzi, con tre preghiere che riflettono di per sè la fede delle tre religioni  che vorrei  potere intendere come una sola grande religione  monoteista:

Preghiera dell’ebreo

Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
2 ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
3 Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
4 Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell’assemblea dei giusti.
6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

dai           Salmi  Antico Testamento

Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
3 Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.
4 Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t’invoco e sto in attesa.
5 Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
6 gli stolti non sostengono il tuo sguardo.
Tu detesti chi fa il male,
7 fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
8 Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.
9 Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
10 Non c’è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
11 Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
12 Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
13 Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.

dai Salmi

Signore, mio Dio, in te mi rifugio:
salvami e liberami da chi mi perseguita,
3 perché non mi sbrani come un leone,
non mi sbrani senza che alcuno mi salvi.
4 Signore mio Dio, se così ho agito:
se c’è iniquità sulle mie mani,
5 se ho ripagato il mio amico con il male,
se a torto ho spogliato i miei avversari,
6 il nemico m’insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e trascini nella polvere il mio onore.
7 Sorgi, Signore, nel tuo sdegno,
levati contro il furore dei nemici,
alzati per il giudizio che hai stabilito.
8 L’assemblea dei popoli ti circondi:
dall’alto volgiti contro di essa.
9 Il Signore decide la causa dei popoli:
giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo la mia innocenza, o Altissimo.
10 Poni fine al male degli empi;
rafforza l’uomo retto,
tu che provi mente e cuore, Dio giusto.
11 La mia difesa è nel Signore,
egli salva i retti di cuore.
12 Dio è giudice giusto,
ogni giorno si accende il suo sdegno.
13 Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere e puntare il suo arco?
14 Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.
15 Ecco, l’empio produce ingiustizia,
concepisce malizia, partorisce menzogna.
16 Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17 la sua malizia ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18 Loderò il Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l’Altissimo.

dai Salmi

 Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3 Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4 Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5 perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6 Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l’empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7 Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8 Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9 giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10 Il Signore sarà un riparo per l’oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11 Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12 Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13 Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14 Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15 perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16 Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17 Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l’empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18 Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19 Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20 Sorgi, Signore, non prevalga l’uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21 Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.
22 Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell’angoscia ti nascondi?
23 Il misero soccombe all’orgoglio dell’empio
e cade nelle insidie tramate.
24 L’empio si vanta delle sue brame,
l’avaro maledice, disprezza Dio.
25 L’empio insolente disprezza il Signore:
«Dio non se ne cura: Dio non esiste»;
questo è il suo pensiero.
26 Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.
27 Egli pensa: «Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure».
28 Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29 Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente.
30 I suoi occhi spiano l’infelice,
sta in agguato nell’ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31 Infierisce di colpo sull’oppresso,
cadono gl’infelici sotto la sua violenza.
32 Egli pensa: «Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla».
33 Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34 Perché l’empio disprezza Dio
e pensa: «Non ne chiederà conto»?
35 Eppure tu vedi l’affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell’orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell’empio e del malvagio;
36 Punisci il suo peccato e più non lo trovi.
37 Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38 Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio
39 per far giustizia all’orfano e all’oppresso;
e non incuta più terrore l’uomo fatto di terra.

dai Salmi

Preghiera del cristiano

«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6 rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7 E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8 Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 9 Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, 10 né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.
11 In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. 12 Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. 13 Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. 14 Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. 15 In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
16 Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19 E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: 20 non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21 Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. 23 Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.
24 Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; 25 è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
26 Non li temete dunque, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. 27 Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. 28 E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. 29 Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
30 Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; 31 non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34 Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. 35 Sono venuto infatti a separare
il figlio dal padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:
36 e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.
37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. 39 Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
40 Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41 Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42 E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

da Matteo  Nuovo Testamento

Preghiera del musulmano

Sura XII

Yûsuf

(Giuseppe)

Pre-Eg. n°53 (a parte i vv.1-3 e 7 ). Di 111 versetti.

 La storia di Giuseppe, che il Corano stesso definisce “la più bella delle storie”, è contenuta in questa dodicesima Sura rivelata quasi interamente alla Mecca. Diversamente dagli altri profeti (pace su tutti loro), le cui vicende sono accennate e riprese più volte nel Libro santo, alla storia di Giuseppe il Corano dedica un’intera sura, il cui svolgimento cronologico e narrativo è compiuto e non reiterato. Il Corano cita Giuseppe solo in altri due versetti: IV, 84 in riferimento alla discendenza di Abramo e XL, 34 considerandolo un messaggero di Allah (gloria a Lui l’Altissimo) al popolo d’Egitto]

In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.

1. Alif, Lâm, Râ. Questi sono i versetti del Libro esplicito.

2. In verità lo abbiamo fatto scendere come Corano arabo*, affinché possiate comprendere.

*[“Corano arabo”: in arabo, qur'an significa “lettura”, e la lettura per antonomasia è il Libro Santo, rivelato al Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui)]

3. Grazie a ciò che ti ispiriamo in questo Corano, Noi ti raccontiamo la più bella storia, anche se precedentemente non ne eri a conoscenza.

4. Quando Giuseppe disse a suo padre: “O padre mio, ho visto [in sogno] undici stelle, il sole e la luna. Li ho visti prosternarsi davanti a me”,

5. disse: “O figlio mio, non raccontare questo sogno ai tuoi fratelli, ché certamente tramerebbero contro di te! In verità, Satana è per l’uomo un nemico evidente.

6. Ti sceglierà così il tuo Signore e ti insegnerà l’interpretazione dei sogni e completerà la Sua grazia su di te e sulla famiglia di Giacobbe, come già prima di te, la completò sui tuoi due avi, Abramo e Isacco. In verità, il tuo Signore è sapiente e saggio”.

7. Certamente, in Giuseppe e nei suoi fratelli ci sono segni per coloro che interrogano.

8. Quando [essi] dissero: “Giuseppe e suo fratello sono più cari a nostro padre, anche se noi siamo un gruppo capace. Invero, nostro padre è in palese errore.

9. Uccidete Giuseppe, oppure abbandonatelo in qualche landa, sì che il volto di vostro padre non si rivolga ad altri che a voi, dopodiché sarete ben considerati”.*

*[“Uccidete...”: i fratelli parlano tra loro ma per fedeltà allo stile coranico abbiamo reso il discorso usando la seconda persona plurale. Questa forma è comunemente usata nel Corano e può dare l'impressione dell'estraneità di chi parla rispetto al gruppo cui si rivolge]

10. Uno di loro prese la parola e disse: “Non uccidete Giuseppe. Se proprio avete deciso, gettatelo piuttosto in fondo alla cisterna, ché possa ritrovarlo qualche carovana”.

11. Dissero: “O padre nostro, perché non ti fidi di noi a proposito di Giuseppe? Eppure siamo sinceri nei suoi confronti.

12. Lascia che venga con noi, domani, a divertirsi e a giocare; veglieremo su di lui”.

13. Disse: “Mi rattrista che lo conduciate [con voi]; temo che il lupo lo divori, mentre non badate a lui”.

14. Dissero: “Se lo mangiasse il lupo, mentre siamo tanto numerosi, veramente saremmo disgraziati!”.

15. Quando poi lo ebbero condotto con loro e furono d’accordo nel gettarlo in fondo alla cisterna, Noi gli ispirammo: “Ricorderai loro quello che hanno commesso quando meno se lo aspetteranno”.

16. Quella sera, tornarono al padre loro piangendo.

17. Dissero: “Abbiamo fatto una gara di corsa, abbiamo lasciato Giuseppe a guardia della nostra roba e il lupo lo ha divorato. Tu non ci crederai, eppure siamo veritieri”.

18. Gli presentarono la sua camicia, macchiata di un sangue che non era il suo. Disse [Giacobbe]: “I vostri animi vi hanno suggerito un misfatto. Bella pazienza… mi rivolgo ad Allah, contro quello che raccontate”.

19. Giunse una carovana e mandarono uno di loro ad attingere acqua. Questi fece scendere il secchio e poi disse: “Buona nuova, c’è un ragazzo!”. Lo nascosero, come fosse merce. Allah era ben a conoscenza di quel che facevano.

20. Lo vendettero a basso prezzo, qualche pezzo d’argento, e furono in ciò deprezzatori.

21. Colui Che in Egitto lo acquistò, disse a sua moglie: “Trattalo bene, ché forse ci sarà utile o potremo adottarlo come figlio”. Stabilimmo così Giuseppe in quella terra, affinché imparasse da Noi l’interpretazione dei sogni. Allah ha il predominio nei Suoi disegni, ma la maggior parte degli uomini non lo sa.

22. Quando raggiunse la sua età adulta, gli concedemmo saggezza e scienza. Così compensiamo coloro che compiono il bene.

23. Avvenne che, colei nella cui casa egli si trovava, s’innamorò di lui. Chiuse le porte e gli disse: “Accostati a me!”. Disse: “Che Allah non voglia! Il mio padrone mi ha dato buona accoglienza: gli ingiusti non prospereranno”.

24. Certamente ella lo desiderava ed egli l’avrebbe respinta con violenza, se non avesse visto un segno del suo Signore*; così allontanammo da lui il male e l’ignominia, perché era uno dei Nostri sinceri servitori.

*[“… ella lo desiderava ed egli l'avrebbe respinta con violenza…” Un’altra possibilità di comprensione condurrebbe ad una traduzione ben diversa: “ella lo desiderava e anche lui l’avrebbe desiderata se…”]

25. Entrambi corsero verso la porta, [lei] gli strappò la camicia da dietro. Alla porta incontrarono il marito di lei. Disse [la donna]: “Cosa merita colui che ha voluto male a tua moglie? Nient’altro che la prigione o un doloroso castigo!”.

26. Disse [Giuseppe]: “È lei che voleva sedurmi”. Un testimone della famiglia di lei intervenne: “Se la camicia è strappata davanti, è lei che dice la verità e lui è un mentitore;

27. se invece la camicia è strappata sul dietro, ella mente ed egli dice la verità”.

28. Vista la camicia che era strappata sul dietro, disse: “È certamente un’astuzia di femmine! La vostra astuzia [o donne] è davvero grande!

29. Vai pure, Giuseppe. E [tu donna], implora perdono per la tua colpa, ché in verità sei colpevole!”.

30. Le donne in città malignavano: “La moglie del principe ha cercato di sedurre il suo garzone! Egli l’ha resa folle d’amore. Ci sembra che si sia del tutto smarrita”.

31. Avendo sentito i loro discorsi, inviò loro qualcuno e preparò i cuscini* [giunte che furono], diede a ciascuna un coltello* quindi disse [a Giuseppe]: “Entra al loro cospetto”. Quando lo videro, lo trovarono talmente bello, che si tagliuzzarono le mani dicendo: “Che Allah ci protegga! Questo non è un essere umano, ma un angelo nobilissimo!”.

*[“inviò loro qualcuno e preparò i cuscini”: espressione di estrema sinteticità per rendere tutto il concetto della formulazione degli inviti e dei preparativi del ricevimento. Il “cuscino” (in arabo “muttaka'”) è proprio quello che viene offerto all'ospite non appena si siede, in modo che si sostenga o si appoggi. È un modo di comunicare la massima volontà di mettere l'ospite a suo agio]

*[“ diede a ciascuna un coltello”: per sbucciare le arance che aveva offerto loro]

32. Disse: “Questi è colui per il quale mi avete biasimato. Ho cercato di sedurlo, ma lui vuole mantenersi casto. Ebbene, se rifiuta di fare ciò che gli comando, sarà gettato in prigione e sarà tra i miserabili”.

33.  Disse: “O mio Signore, preferisco la prigione a ciò cui mi invitano; ma se Tu non allontani da me le loro arti, cederò loro e sarò uno di quelli che disconoscono [la Tua legge]”.

34. Lo esaudì il suo Signore e allontanò da lui le loro arti. In verità Egli è Colui Che tutto ascolta e conosce.

35. E così, nonostante avessero avuto le prove, credettero [fosse bene] imprigionarlo per un certo periodo.

36. Insieme con lui, entrarono in prigione due giovani. Uno di loro disse: “Mi sono visto [in sogno] mentre schiacciavo dell’uva…”. Disse l’altro: “Mi sono visto mentre portavo sulla testa del pane e gli uccelli ne mangiavano. Dacci l’interpretazione di tutto ciò. Invero, vediamo che sei uno di coloro che compiono il bene”.

37. [Rispose Giuseppe]: “Non vi sarà distribuito cibo prima che vi abbia reso edotti sulla loro interpretazione. Ciò è parte di quel che il mio Signore mi ha insegnato. In verità, ho abbandonato la religione di un popolo che non crede in Allah e disconosce l’altra vita

38. e seguo la religione dei miei avi, Abramo, Isacco e Giacobbe. Non dobbiamo associare ad Allah alcunché. Questa è una grazia di Allah per noi e per gli uomini, ma la maggior parte di loro sono ingrati.

39. O miei compagni di prigione! Una miriade di signori sono forse meglio di Allah, l’Unico, Colui Che prevale?

40. Non adorate all’infuori di Lui altro che nomi, che voi e i vostri avi avete inventato, e a proposito dei quali Allah non ha fatto scendere nessuna prova. In verità, il giudizio appartiene solo ad Allah. Egli vi ha ordinato di non adorare altri che Lui. Questa la religione immutabile, eppure la maggior parte degli uomini lo ignora.

41. O miei compagni di prigione, uno di voi due verserà il vino al suo signore, l’altro sarà crocifisso e gli uccelli beccheranno la sua testa. Le questioni sulle quali mi avete interpellato sono così stabilite”.

42. E disse a quello dei due che, a suo avviso, si sarebbe salvato: “Ricordami presso il tuo signore”. Satana fece sì che dimenticasse di ricordarlo al suo signore*. Giuseppe restò quindi in prigione per altri anni.

*[“Satana fece sì che dimenticasse di ricordarlo al suo signore”: nel caso il soggetto sia il coppiere, il pronome “lo” si riferisce a Giuseppe mentre “il signore” è il Faraone. Un'altra interpretazione tradurrebbe: “Ma Satana fece sì che dimenticasse di ricordare il suo Signore” e considera la continuazione della prigionia di Giuseppe come un castigo impostogli da Allah (gloria a Lui l'Altissimo) per essersi raccomandato alla clemenza di un uomo (il Faraone), piuttosto che a Lui]

43. Disse il re: “Invero, vidi [in sogno] sette vacche grasse che sette vacche magre divoravano, e sette spighe verdi e sette altre secche. O notabili, interpretatemi la mia visione, se siete capaci di interpretare i sogni!”.

44. Risposero: “Incubi confusi. Non sappiamo interpretare gli incubi”.

45. Quello dei due che era stato liberato, si ricordò infine di lui ed esclamò: “Io vi rivelerò il significato! Lasciate che vada”.

46. [Disse]: “O Giuseppe, o veridico, spiegaci [il significato] di sette vacche grasse che sette magre divorano, e di sette spighe verdi e di sette altre secche. Ché io possa tornare a quella gente, ed essi possano sapere”.

47. Rispose: “Coltiverete per sette anni, come è vostra consuetudine.  Tutto quello che avrete raccolto lasciatelo in spiga, eccetto il poco che consumerete.

48. Verranno poi sette anni di carestia che consumeranno tutto quello che avrete risparmiato, eccetto quel poco che conserverete.

49. Dopo di ciò verrà un’annata in cui gli uomini saranno soccorsi e andranno al frantoio”.

50. Disse il re: “Conducetemelo”. Quando giunse il messaggero [Giuseppe] disse: “Ritorna presso il tuo signore e chiedigli: “Cosa volevano le donne che si tagliuzzarono le mani?”. Invero, il mio Signore ben conosce le loro astuzie”.

51. Chiese allora [il re alle donne]: “Qual era la vostra intenzione quando volevate sedurre Giuseppe?”. Risposero: “Allah, ce ne guardi! Non conosciamo male alcuno a suo riguardo”. La moglie del principe disse: “Ormai la verità è manifesta: ero io che cercavo di sedurlo. In verità, egli è uno di coloro che dicono il vero”.

52. [Disse Giuseppe]: “[Ho sollecitato] questa [inchiesta], affinché il mio padrone sappia che non l’ ho tradito in segreto, ché in verità Allah non guida le astuzie dei traditori.

53. Non voglio assolvere me stesso! In verità, l’anima è propensa al male, a meno che il mio Signore per la misericordia [non la preservi dal peccato]. In verità, il mio Signore è perdonatore, misericordioso”.

54. Disse il re: “Conducetemelo: voglio tenerlo presso di me”. Quando poi gli ebbe parlato, disse: “D’ora in poi rimarrai al nostro fianco, con autorità e fiducia”.

55. Rispose: “Affidami i tesori della terra: sarò buon guardiano ed esperto”.

56. Così demmo a Giuseppe autorità su quella terra e dimorava dove voleva. Facciamo sì che la Nostra misericordia raggiunga chi vogliamo e che non vada perso il compenso di coloro che operano il bene.

57. E il compenso dell’altra vita è migliore per coloro che credono e hanno timor [di Allah].

58. Giunsero i fratelli di Giuseppe e si presentarono davanti a lui. Egli li riconobbe, mentre essi non lo riconobbero.

59. Dopo che li ebbe riforniti di provviste, disse loro: “Conducetemi il vostro fratello da parte di padre. Non vedete come vi ho colmato il carico e che sono il migliore degli ospiti?

60. Se non lo condurrete, da parte mia non ci saranno più carichi per voi e non mi potrete più avvicinare”.

61. Dissero: “Cercheremo di convincere suo padre e certamente ci riusciremo”.

62. Disse [poi] ai suoi garzoni: “Nascondete le loro merci nei loro bagagli, ché le riconoscano quando saranno giunti presso la loro gente e forse ritorneranno”.

63. Quando furono di ritorno presso il padre loro, gli dissero: “O padre, non potremo più avere altri carichi. Lascia venire con noi nostro fratello, ci potremo rifornire e certamente veglieremo su di lui”.

64. Disse: “Ve lo dovrei affidare, come già vi affidai suo fratello? È Allah il migliore dei guardiani, ed Egli è il Più misericordioso dei misericordiosi!”.

65. Quando poi disfecero i bagagli, scoprirono che gli erano state rese le loro merci. Dissero: “O padre, cosa potremmo desiderare di più? Ecco, le nostre merci ci sono state restituite. Provvederemo alla nostra gente e veglieremo su nostro fratello, aggiungeremo un altro carico di cammello: sarà un carico facile”.

66. Disse [Giacobbe]: “Non lo manderò con voi, finché non giurerete su Allah che me lo riporterete, a meno che non siate del tutto sopraffatti”. Poi, dopo che ebbero giurato, disse loro: “Allah è il garante di quello che abbiamo detto”.

67. Disse: “O figli miei, non entrate da una sola porta, ma entrate da porte diverse.* In nulla potrei proteggervi nei confronti di Allah. La decisione appartiene solo ad Allah e in Lui confido.  In Lui confidino, coloro che confidano”.

*[ Giacobbe invita i figli ad entrare per porte diverse per evitare che l'entrare tutti insieme dalla stessa porta, giovani e prestanti, potesse attirare su di loro il malocchio degli invidiosi]

68. Pur essendo entrati nel modo che loro padre aveva raccomandato, ciò non li avrebbe protetti da Allah. Non fu altro che uno scrupolo, nell’animo di Giacobbe, ed egli lo soddisfece. Invero egli era colmo della scienza che Noi gli avevamo insegnato, mentre la maggior parte degli uomini non sanno.

69. E quando furono introdotti da Giuseppe, questi trasse in disparte suo fratello [Beniamino] e gli disse: “Io sono tuo fratello, non essere dunque triste per quello che mi hanno fatto”.

70. Dopo che li ebbe riforniti, fece nascondere una coppa nei bagagli di suo fratello. Gridò un messo: “O voi della carovana, invero siete dei ladri!”.

71. Si arrestarono e chiesero: “Cosa cercate?”.

72. Risposero: “La coppa del re. Un carico di cammello è destinato a chi la riporterà, io ne sono garante!”.

73. Dissero: “Per Allah, sapete bene che non siamo venuti a spargere la corruzione sulla terra e che non siamo dei ladri”.

74. “Quale sarà la sanzione se mentite?”, dissero [gli Egiziani].

75. Risposero: “Il riscatto? Colui nei cui bagagli troverete la coppa, sarà egli stesso il suo riscatto. È così che sanzioniamo gli ingiusti”.

76. [Giuseppe] iniziò dai sacchi degli altri prima che da quello di suo fratello, e infine la trasse dai bagagli di quest’ultimo. Suggerimmo Noi quest’astuzia a Giuseppe, ché altrimenti non avrebbe potuto trattenere suo fratello nel rispetto della legge del re, a meno che Allah non l’avesse voluto. Eleviamo il rango di chi vogliamo, e sopra ogni sapiente c’è l’Onnisciente.

77. Disse: “Se ha rubato, già uno dei suoi fratelli aveva rubato”.* Giuseppe nascose [il sentimento] nel suo cuore, senza mostrare loro nulla. Disse: “Invero, la vostra situazione è peggiore, e Allah sa cosa affermate!”.

*[“già uno dei suoi fratelli aveva rubato”: la maggior parte dei commentatori (Tabarî XIII, 29) riferiscono questa affermazione ad un episodio dell'infanzia di Giuseppe. Sembra che avesse sottratto un idolo al nonno materno pagano e lo avesse rotto e gettato]

78. Implorarono: “O potente, suo padre è molto vecchio! Prendi uno di noi in sua vece. Tu sei tra coloro che ben agiscono”.

79. Disse: “Ci guardi Allah, dal prendere altri che colui presso il quale abbiamo ritrovato i nostri beni, ché in tal caso saremmo ingiusti!”.

80. Quando persero la speranza [di riaverlo], discussero [tra loro] in segreto. Disse il maggiore: “Non ricordate, che vostro padre vi chiese di giurare davanti ad Allah? E come, già una volta, mancaste nei confronti di Giuseppe? Non lascerò questo territorio, senza che mio padre me ne dia il permesso o [senza] che Allah abbia giudicato in mio favore. Egli è il migliore dei giudici.

81. Tornate dal padre vostro e ditegli: “O padre, tuo figlio ha rubato. Non abbiamo testimoniato, eccetto che per quello che sappiamo: non potevamo prevedere l’ignoto.

82. Chiedi pure [agli abitanti della] città e a quelli della carovana con la quale siamo tornati. Davvero siamo sinceri!”.

83. Disse [Giacobbe]: “Sono piuttosto le vostre passioni che vi hanno ispirato qualcosa. Bella pazienza! Chissà che Allah, me li restituisca tutti quanti! In verità, Egli è il Sapiente, il Saggio”.

84. Volse loro le spalle e disse: “Ahimè! Quanto mi dolgo per Giuseppe!”. Sbiancarono i suoi occhi per la tristezza e fu sopraffatto dal dispiacere.

85. Dissero: “Per Allah! Smetti di ricordare Giuseppe, finirai per consumarti e morirne!”.

86. Rispose: “Mi lamento solo davanti ad Allah della mia disgrazia e del mio dolore, e grazie ad Allah conosco cose che voi non sapete.

87. Andate figli miei, cercate Giuseppe e suo fratello e non disperate del soccorso di Allah, ché solo i miscredenti disperano del soccorso di Allah”.

88. Quando poi entrarono [ancora una volta] al cospetto di lui, dissero: “O principe, ci ha colpiti la disgrazia, noi e la nostra famiglia. Abbiamo recato merce di scarso valore. Riempici comunque la misura e facci la carità, ché Allah compensa i caritatevoli”.

89. Rispose: “Non ricordate quello che faceste a Giuseppe e a suo fratello nella vostra ignoranza?”.

90. Dissero: “Sei tu proprio, Giuseppe?”. Disse: “Io sono Giuseppe e questi è mio fratello. In verità Allah ci ha colmato di favori! Chi è timorato e paziente, [sappia che] in verità, Allah non trascura di compensare chi fa il bene”.

91. Dissero: “Per Allah, certo Allah ti ha preferito a noi e certo noi siamo colpevoli”.

92. Disse: “Oggi non subirete nessun rimprovero! Che Allah vi perdoni, Egli è il più misericordioso dei misericordiosi.

93. Andate con questa mia camicia e posatela sul viso di mio padre: riacquisterà la vista. Conducetemi tutta la vostra gente”.

94. Non appena la carovana fu ripartita, disse il padre loro: “Davvero sento l’odore di Giuseppe, e non dite che sto delirando”.

95. Gli risposero: “Per Allah, sei ancora in preda alla tua vecchia fissazione”.

96. Quando giunse il latore della buona novella, pose la camicia sul volto di [Giacobbe]. Egli riacquistò la vista e disse: “Non vi avevo appunto detto che grazie ad Allah, conosco cose che voi non sapete?”.

97. Dissero: “O padre, implora perdono per i nostri peccati, ché veramente siamo colpevoli”.

98. Rispose: “Implorerò per voi il perdono del mio Signore. Egli è il Perdonatore, il Misericordioso”.

99. Quando furono introdotti alla presenza di Giuseppe, questi accolse il padre e la madre e disse: “Entrate in Egitto in sicurezza, se Allah vuole!”.

100. Fece salire i suoi genitori sul suo trono e [tutti] caddero in prosternazione. Disse: “O padre, ecco il significato del mio sogno di un tempo. Il mio Signore lo ha avverato. Egli è stato buono con me quando mi ha tratto dalla prigione, e vi ha condotti qui dal deserto, dopo che Satana si era intromesso tra me e i miei fratelli. In verità, il mio Signore è dolcissimo in quello che vuole, Egli è il Sapiente, il Saggio.

101. O mio Signore, mi hai dato qualche potere e mi hai insegnato l’interpretazione dei sogni. O Creatore dei cieli e della terra, Tu sei il mio patrono, in questa vita come nell’altra. Fammi morire musulmano e ponimi tra i devoti!”.

102. Sono queste le storie segrete che ti riveliamo, ché certo non eri tra loro quando si riunivano per tramare.

103. La maggior parte degli uomini non crederanno, nonostante il tuo ardente desiderio.

104. Eppure non chiedi loro alcun compenso. [Questo Corano] non è che un monito per i mondi.

105. E quanti segni nei cieli e sulla terra, cui gli uomini passano accanto voltando loro le spalle!

106. La maggior parte di loro non crede in Allah, se non attribuendoGli associati.

107. Sono forse certi che non li avvolga il castigo di Allah o che non giunga improvvisa l’Ora, mentre sono incoscienti?

108. Di’: “Ecco la mia via: invito ad Allah in tutta chiarezza, io stesso e coloro che mi seguono. Gloria ad Allah, non sono uno dei politeisti”.

109. Non inviammo prima di te, altro che uomini abitanti delle città e che Noi ispirammo. Non viaggiano forse sulla terra e non vedono quale è stata la fine di coloro che furono prima di loro? Certo la dimora dell’altra vita è migliore per quelli che temono [Allah]. Non capite dunque?

110. Quando poi i messaggeri stavano per perdere la speranza, ritenendo che sarebbero passati per bugiardi, ecco che giunse il Nostro soccorso. Abbiamo salvato quelli che abbiamo voluto, ché la Nostra severità non sarà allontanata dagli empi.

111. Nelle loro storie c’è una lezione per coloro che hanno intelletto. Questo [Corano] non è certo un discorso inventato, ma è la conferma di ciò che lo precede, una spiegazione dettagliata di ogni cosa, una guida e una misericordia per coloro che credono.  

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Per l’ebraismo è stata inserita una serie  dei Salmi,  che sono una minima parte delll’enciclopedica  ricchezza  ed inesauribilità della saggezza e della spiritualità  ebraica.

Per il cristianesimo  è stata inserita  una sorta di Vademecum del cristiano  che richiede numerosissime ed inesauribili  riflessioni  ed approfondimenti.

Per l’Islam  è stata   inserita la sura dedicata alla storia  di Giuseppe, a testimonianza  della partecipazione e condivisione del testo sacro  che rimane la Parola vivente del Dio partecipato e condiviso.

Buona Pasqua  a tutti.


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