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Dov’è Placido Rizzotto

Creato il 09 marzo 2012 da Casarrubea

Placido RizzottoNon voglio fare il bastian contrario, specialmente ora che ricorre il 64° anniversario dell’atroce assassinio di Placido Rizzotto. Ma, rispetto alle notizie che si sono divulgate, sento il bisogno di dire che ci sono alcune cose che non mi convincono sugli esiti degli esami del Dna condotti dalla Polizia scientifica di Palermo sulla “tibia di uno scheletro trovato in una foiba di Roccabusambra”, a Corleone. Si afferma, con qualche sicurezza, che appartenga, secondo alcune valutazioni, al grande sindacalista  della Cgil di questa cittadina, Placido Rizzotto, ucciso da Luciano Liggio il 10 marzo 1948.

Ci sono, infatti, almeno quattro elementi che andrebbero presi in considerazione:

1)  Lo scheletro di Rizzotto, nell’inverno del 1949, fu tirato su dalla foiba di Roccabusambra, per ordine del capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa. Stando alle carte che abbiamo letto, furono a suo tempo riempiti due sacchi di resti che furono sottoposti al riconoscimento da parte dei familiari. Per quanto i familiari avessero riconosciuto (dalle scarpe, dai calzini, dai frammenti del vestito, dagli elastici degli stessi calzini, ecc.) quei resti come appartenenti al proprio congiunto, tuttavia i giudici non ritennero questa una prova sufficiente per stabilire l’identità di quei miseri resti con quelli del sindacalista della locale Camera del Lavoro. Due prime domande sorgono spontanee: perché i militari addetti al recupero nel 1949 avrebbero dovuto lasciare solo una tibia? E dove sono andati a finire quei resti recuperati con tanto scrupolo dall’allora giovane ufficile dei Carabinieri?

2)  Si è mai verificato se in quella stessa foiba fossero state buttate, come pare, altre persone assassinate dalla mafia locale, e quali rapporti, anche di lontana parentela, ci fossero stati tra queste persone e Placido Rizzotto o con il padre Carmelo?

3)  Stranizza la vicinanza della tibia con una cinghia e con una monetina da 10 centesimi coniata negli anni Venti. Perché questi tre elementi sembrano potersi accostare tra di loro e ipotizzare l’avvenuta uccisione di un altro uomo almeno un quarto di secolo prima.

4)  In ultimo il Dna. Non dà la certezza al 100%. Apprendiamo che il riscontro tra i resti utilizzabili della tibia e il campione del familiare è avvenuto non con la madre del sindacalista, ma con il padre. Nel primo caso avremmo avuto la certezza assoluta dell’eventuale corrispondenza, in questo caso gli stessi periti riducono il tasso di certezza al 75%. Il che, francamente, non ci soddisfa proprio perché è statisticamente provato che nelle piccole comunità chiuse, come Corleone, le parentele sono risalenti nel tempo e rendono la lettura dei dati del Dna abbastanza complessa.

Ma a parte ogni ragionevole dubbio o interrogativo, quello che conta sapere è che Placido Rizzotto non è in un frammento osseo o da qualche altra parte dentro uno scheletro. E’ nel sangue vivo di chi crede nella democrazia e nella libertà. E’ in tutti coloro che ogni giorno si battono contro il sopruso e la mafia. E’ nel cuore di tutti gli uomini onesti.


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