Molti di voi sanno cosa sia Asmallword , il social network a cui si accede per inviti, un salotto ovattata, profumato e ricco di oggetti di design e griffe, nel quale chi scrive si sente a perfetto disagio e non ha ancora perpetrato nessun misfatto.
Non so se ben presto luoghi fisici si trasformeranno in social entertainment site ma credo che l’idea di frequentare Disneyland o Las Vegas sotto forma di social media possa stuzzicare molti appassionati della liberazione emotiva e della compulsione ludica.
La verticalizzazione e riduzione a nicchia ha toccato molti grandi progetti come Second Life o MySpace, che ha evitato il fallimento virando le proprie strategie votandosi decisamente al social entertainment e definendo in modo conclusivo il proprio pubblico come quello dei fan della musica.
Stamattina ho cercato in rete Tyrannybook.
Si tratta di un clone di Facebook, di una fotocopia del più generalista dei social network, ma la ragion d’essere di questo stile out of date è la provocazione, perchè Tyrannabook è una produzione Amnesty International del Portogallo.
Ne parlo al presente ma dovrei parlarne al passato perchè oggi la piattaforma è chiusa e nella sua home page compare la spiegazione dello stato dell’arte.
Come molte iniziative umanitarie, politicamente non corrette, scomode e provocatorie, come lo è sempre la verità, e soprattutto senza un modello di business e inclusione di advertising si scontrano con la realtà dei fatti, senza risorse non si va da nessuna parte, neppure in rete dove il successo è spesso una catastrofe se non si hanno le psalle alrghe per sopportarlo.
3.644.499 di visitatori in 6 mesi di vita è un dato brillante perchè non venivano presentate modelle e modelli con i loro amatissimi gossip ma lugubri uomini politici, come il volto sorridente del cinese Hu Jintau, il leghista iraniano Ahmadinejad o il rinascimentale Kim Jong II.
Purtroppo per loro molti sarebbero restati delusi nel cercare e non trovare il caimano.
Insomma stiamo parlando del social network che ha mappato le dittature esistenti nel mondo.
Al di là della probabile scelta strategica di marketing di creare un evento per poi interromperlo per mantenere desta l’attenzione o per creare un lead point, la raccolta fondi ed il recruitment di volontari per l’attività, il progetto è interessante per alcuni punti chiave.
Crea una nicchia di interesse non dispersiva e un punto di incontro tra persone che possono condividere oviettivi etici comuni.
Può diventare uno strumento attivo di pressione politica.
Crea un modo diverso di comunicare e condividere l’azione politica, una sorta di nuovo genere politic-tainement
Ma soprattutto diventa un metamessaggio per il fatto che usa i paradigmi di fraternità, libertà, uguaglianza mutuati da Facebook ( ma credo anche da qualcosa’altro di più vecchio ), di cui assume in toto la struttura, per rendere stridente la drammaticità delle loro negazioni.
Ora il sito vi chiede un Join al più vicino ufficio di Amnesty International; pensate al Dalai Lama ed al fatto che lui non vi può chiedere l’amicizia