Non ti capisco e questo mi spiace. Ti guardo e leggo qualcosa che non mi dici. Sento il tuo osservare come un livido che, invece di sparire, ingiallisce. Mi fai uno strano effetto. Sei un misto di bontà e di follia. Sei unica. Tutto nei giorni pari, qualcosa in quelli dispari, ma mai: niente. Se ho un momento di pausa ti penso, ma anche quando non dovrei fermarmi sei in bilico tra un’idea contorta e una definita. Sei stranamente presente nelle cose che faccio. Sei il cibo che mangio ma anche l’acqua che bevo.
Lo so. Ho ben in mente le tue parole quando mi dicesti che la vita è stata cattiva perché non ti ha dato la famiglia felice che avresti voluto. Ti senti come una macchia che è scesa per sbaglio su un vestito candido. Hai provato a smacchiarlo usando tutti quei prodotti che diverse pubblicità propongono con le probabilità di riuscita altissime ma non hanno funzionato. Hai detto che il mondo non è il luogo giusto per te ma qualsiasi pianeta non ti ispira sicurezza e allora non hai la voglia di cercare ma ti ripeti che non ne hai il tempo: questo un po’ per giustificarti.
Ho passato dei giorni con te. Per essere più preciso: ho impresso nel mio cuore delle ore con te. Ti descrivevo il cielo e passavo in rassegna le stelle lasciando che immaginassi quanto sterminata sarebbe stata la nostra passione. Hai voluto prendermi la mano per trascinarmi lì dove volevi assaporare l’immenso. Mi hai permesso di entrare nei tuoi luoghi bui e di uscirne felice. Felice di essere stata felice, felice di avermi fatto felice.
Io ti chiedo solo di rispondere. È una cosa semplice. In fondo i discorsi di ogni uomo sono fatti di andata e ritorno. Desidero che tu mi dica quello che siamo. Ho voglia di sapere da te poco più di misere parole che escono solo dirimpetto alle illusioni. Ho bisogno di sapere se sei disposta ad abbandonare tutto per me. Fallo, ti prego.
Ho creato un mondo questa notte dove noi due insieme eravamo il mondo. Era tutto bello, stano, dolce, vero. Ho leccato la gioia e sono rimasto con la lingua attaccata al cuscino. Mi sono girato e non c’eri.
Ricorderai che ti ho telefonato ed avevo la sicura intenzione di dirti quello che sentivo, quello che mi era accaduto. Sai, non era tanto importante: nel giro di qualche minuto mi è passata di mente. Era solo l’enfasi del momento. Ma non ti cancellavi comunque. Allora ricorderai che ho anche preso gli occhiali e le chiavi e sono corso da te. Si, certo: forse non sapevi che erano le uniche cose che avevo preso.
Se ho affrettato il passo non lo ricordo bene. Ammazzavo il tempo e i pensieri con la musica. Credo che a un certo punto abbia anche cominciato a cantare mentre intorno a me la gente mormorava.
So solo che tutt’ora non riesco a ricordare che strada ho fatto e cosa indossavo. È stato un attimo. Come lo è stato quando mi hai aperto la porta. Mi sarebbe stato davvero utile un cardiologo ma Dio mi ha fatto resistente. Mi hai guardato con il solito occhio curioso che io leggevo come in attesa.
E io, dannato essere quale sono, ho blaterato cose senza senso. Mi hai invitato ad entrare e siamo andati nella cucina dove hai pensato bene di fare del caffè come se avessi bisogno di più adrenalina. In verità non sono davvero convinto del potere suppletivo della bevanda in tazzina alla quale troppo spesso accompagno il vizio del fumare. Comunque è accaduto di nuovo quello che non volevo. Il silenzioso dimenarci per l’appartamento ripetendo la risposta alla domanda non fatta: “C’è qualcuno?” per paura che avessi paura.
Ci siamo spostati come distruttori verso la tua stanza che da qualche tempo ho cominciato ad odiare. Il tuo letto, poi, è stranamente impregnato del mio odore. Non sapevo come fermarti, come fermare te e allora non l’ho fatto. Anche questa volta ho lasciato che tutto procedesse come al solito.
Qualche giorno fa mi hai chiesto di uscire di casa per divertirci un po’ in un locale frequentabile e con la scusa di mostrarmi il nuovo forno che non ti avevano installato, mi hai fatto venire da te e sedotto come se il mio cuore fosse una piccola pietruzza che difficilmente pompa sangue.
Si, ho difficoltà a legarmi e il mio migliore amico me lo dice spesso. Ho anche paura dell’inizio delle cose e la mia migliore amica me lo dice sempre. Tu, però, devi sapere una cosa: tra noi è iniziato qualcosa che ci ha legati.