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Dove porta la modernità? Mongolia terra dei paradossi

Creato il 08 aprile 2013 da Pietro Acquistapace

La capitale mongola, Ulaanbaatar, è in pieno fermento. Le autorità stanno infatti discutendo un piano per la relizzazione di numerose infrastrutture, che faranno di UB (come viene familiarmente chiamata Ulaanbaatar) una città più moderna e funzionale.

L’architetto Sh. Natsagdorj ha dichiarato che sono in corso gli studi per la realizzazione di circa 80 scuole elementari che ospiteranno un totale di 116 mila bambini, evitando così all’attuale sistema scolastico di collassare per eccesso di iscrizioni. Al momento, dietro mandato del sindaco E. Bat-Uul, il gruppo di lavoro sul progetto è impegnato nell’individuazione dei siti per le nuove scuole.

Altro progetto in corso di analisi è la realizzazione di una rete metropolitana sotterranea che costerà circa 1,5 miliardi di dollari e sarà lunga circa 18 chilometri. Viene da chiedersi se il progetto, presentato dalla Japanese International Cooperation Agency (JICA) sia realmente utile per la città. Quello che sembra sicuro è che UB è una città che sta cambiando molto velocemente, anche per via del recente boom edilizio, e che vuole diventare moderna e “smart.

Smart city è il nome di un programma (la cui realizzazione è prevista, in tre fasi, entro il 2020) attraverso il quale le autorità cittadine vogliono facilitare l’accesso ai sistemi della pubblica ammnistrazione da parte dei cittadini, inclusa la possibilità di fare richieste, proposte o reclami via internet.

Tuttavia UB non è una città come le altre, così  come la Mongolia non è un paese come gli altri. La capitale infatti raccoglie circa metà dell’intera popolazione mongola (circa un milione e mezzo di persone), mentre la rimanente parte è dispersa su di un territorio grande cinque volte l’Italia. Le condizioni di vita nelle campagne sono durissime, con inverni dalle temperature fino a -50°C, dove il fenomeno dello zuud (l’impossibilità del bestiame di trovare cibo per troppa neve) rende la vita dei nomadi ancora più precaria. Nonostante ciò sono stati stanziati altri 3 miliardi e mezzo di dollari per la costruzione di un’autostrada che colleghera’ UB al confine russo, passando per zone impervie e dove il gelo invernale ha distrutto le strade asfaltate finora esistenti.

Ulaanbaatar sta vivendo quindi un fortissimo fenomeno immigratorio dalla campagne, come testimoniano i sempre più numerosi quartieri di gher (le tipiche tende mongole) privi dei servizi più elementari. Il 70% degli abitanti di Ulaanbaatar, secondo stime di organizzazioni internazionali, vive nelle gher che d’inverno sono riscaldate da stufe a carbone, facendo della capitale mongola una delle città più inquinate del mondo. Per far fronte al problema le autorità, in collaborazione con l’ente americano Millennium Challenge Corporation (MCC), stanno incentivando la sostituzione delle vecchie stufe con nuovi modelli a bassa emissione di fumi inquinanti.

La Mongolia e’ un paese dove l’80% dei bambini ospitati dagli orfanotrofi ha una famiglia ma viene affidat0 agli istituti per avere un tenore di vita migliore. E’ un paese che rischia di spopolarsi, finendo per coincidere con la sua capitale, alle prese con problemi quali inquinamento e sovraffolamento, mentre gli abitanti delle campagne lottano per la stessa esistenza. Ulaanbaator e’ dunque una città proiettata verso la modernità ma con una sua parte, e non piccola, dei suoi abitanti che vive in condizioni a dir poco precarie.

Il rischio è che si crei una classe di benestanti totalmente aliena dalla realtà del paese, lasciando il resto del territorio all’abbandono ed alla speculazione delle compagnie minerarie, come già sta avvenendo, con fortissima probabilità che aumentino corruzione e sfruttamento.

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