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Dove si posa la coscienza

Creato il 11 settembre 2011 da Trame In Divenire @trameindivenire
Dove si posa la coscienza

Il Barone Rampante

“Solo una mente pacificata e pura può risolversi nella pura coscienza”.

 

Veicoli e identificanzioni: il Barone Rampante

Per una sorta di ribellione alle regole e ai costumi della famiglia, conformista e bigotta che reprime ogni sorta di libertà individuale, il protagonista de “Il Barone Rampante” di Italo Calvino, un ragazzino non ancora adolescente, si confina sulla cima di un albero, un mondo intimo tutto suo, lontano e al di sopra di tutto e da cui poter osservare divertito e distaccato gli avvenimenti del mondo sottostante.

Lì sotto c’è un mondo che si arrovella nel marasma delle illusioni, prigioniero delle superstizioni e dei pregiudizi, dei desideri e delle ambizioni, degli istinti, delle emozioni e dei sentimenti contrastanti, e di una mente governata e identificata da e con questi attributi della coscienza.

Su quell’albero il Barone Rampante, ha tutto: sostentamento e divertimento, una vita da poter spendere in tutto e per tutto. Lì si è posata la sua coscienza, tra una sorta di isolamento e di distacco dal mondo creandone un altro, altrettanto illusorio.

 

Piani e livelli

Ogni mondo, quello di sopra come quello di sotto, (l’albero e la terra ferma, il mondo fisico e quello spirituale o metafisico), ha le sue regole e leggi che bisognerà seguire vivendoci. Così è per ogni piano o livello dell’esistenza a seconda di come e dove la coscienza si posiziona e s’identifica.

L’uomo sull’albero, così, vivrà arrampicandosi da un ramo all’altro, quello in auto vivrà guidando di qua e di là, quello sull’aereo volando e atterrando da una parte all’altra della terra, e in queste esperienze s’identificherà con i veicoli, mezzi o posizioni variamente utilizzate. Così, l’uomo sarà come un selvaggio abitante delle foreste, un viaggiatore o un pilota, un autista o un passeggero, e allo stesso modo anche un impiegato, un presidente, un professore, l’operaio, il politico e così via, identificandosi con la posizione o il ruolo assunto.

Allo stesso modo la coscienza può stare su altrettanti veicoli espressivi, posizionandosi e identificandosi a diversi livelli.

Per la coscienza avremo principalmente una posizione o livello di tipo istintivo, uno emotivo o sentimentale, un’altro mentale e infine uno intuitivo superconscio.

Ogni livello e veicolo della coscienza avrà, pertanto, le sue leggi a cui l’uomo risponde, spesso senza esserene consapevole.

Se vivremo sul piano degli istinti saremo legati e subiremo il dualismo e il contrasto tra piacere e dolore. Vivendo sul piano delle emozioni e dei sentimenti saremo governati dalla dualità attrazione e repulsione. Se saremo sul piano mentale, vivremo la dualità tesi – antitesi. Se infine dimoreremo sul piano dell’intuizione superconscia, sarà possibile trascendere ogni dualità e identificazione e ci ritroveremo a vivere la pura realtà di là da ogni attributo e qualità, vale a dire a prescindere da ogni fenomeno e manifestazione, a prescindere, insomma, dai nomi e dalle forme del mondo transitorio e impermanente.

 

L’Io e il Testimone: un rapporto armonico?

Ora, se osserviamo attentamente e pazientemente le dinamiche di questi veicoli, posizioni o livelli espressivi su cui la coscienza si posa fino a identificarsi, ci renderemo conto che le diverse istanze espressive non appartengono tanto alla coscienza, che potremo paragonare a una sorta di testimone perenne dell’esistenza e delle sue espressioni, quanto alle posizioni o veicoli su cui la coscienza si posa e che determinano l’Io: il soggetto vero della identificazione.

Le istanze del piano degli istinti chiedono soddisfazione, come avviene per i desideri di ogni ordine e grado che chiedono di essere soddisfatti insaziabilmente. I desideri, infatti, si rincorrono l’un l’altro incessantemente. I sentimenti e le emozioni chiedono sostegno e conforto, spostandosi da un’esperienza all’altra, tra commiserazione ed esaltazione. La mente a sua volta chiede analisi, a volte pignola a volte pedante per giungere alla proiezione dei suoi contenuti egoici.

Dalla diversa posizione o identificazione della coscienza nasce per il genere umano la difficoltà di comunicazione e comprensione reciproca e dell’esistenza intera. Abbiamo visto, infatti, come ogni livello o mezzo espressivo risponde ad esigenze e modalità diverse. Avviene come per le corde di uno strumento musicale. Ogni corda avendo calibri diversi vibrerà ad una sua frequenza specifica, differente da quella delle altre.

Ora, per far sì che le diverse corde possano esprimersi e interagire armonicamente è necessario che tutte siano in condizione di vibrare, almeno, alla stessa frequenza o a frequenze compatibili, attraverso “accordi”, dando vita all’armonia. Così per comunicare e comprendersi è necessario essere quantomeno sullo stesso livello o ad un livello superiore che naturalmente contempli quello inferiore e si accordi con questo.

Se la posizione o il livello su cui si posa la coscienza è abbastanza ampio o confortevole, pur restando impermanente e illusorio, è possibile restare in quella posizione per lungo tempo o addirittura per sempre, come crede di fare il Barone Rampante.

La storia dell’umanità a questo proposito dovrebbe farci riflettere. Nonostante millenni di esperienza, l’uomo, a causa delle sue false identificazioni, commette gli stessi errori e gli stessi orrori, come se non avesse imparato nulla. Questo lascia pensare che per la coscienza l’esperienza non conta o conta relativamente.

 

Autocoscienza

L’autocoscienza o coscienza di sé, per un verso, consiste nel trascendere uno ad uno i diversi livelli, fino a giungere al trascendimento ultimo, ovvero l’espansione suprema della coscienza che risolve e contempla armonicamente i livelli inferiori. Per un altro verso, l’autocoscienza, include necessariamente il raccordo armonico con la coscienza dell’intera umanità nelle sue molteplici e diverse posizioni ed espressioni. Se, infatti, dovessimo trascendere ogni livello, come per isolare e astrarre la coscienza, ci renderemmo conto come questa non domanda nulla, non ha istanze se non quella di essere il testimone perenne dell’esistenza e delle sue molteplici e indefinite manifestazioni e che la sua natura è quella della pienezza. Come quando si è pieni, quando si contempla e si partecipa dell’assoluto, non avendo bisogno di nulla, si può solo donare senza nulla chiedere.

Così come la coscienza può identificarsi e posizionarsi ai livelli inferiori, restringendosi, condensandosi e limitandosi, allo stesso modo, questa, può disidentificarsi ed espandersi fino ad essere completamente libera e pura.

Una volta libera e padrona di se stessa, solo allora la coscienza potrà, consapevolmente, estrovertirsi e dimorare scientemente e armonicamente ai diversi livelli, senza esserne dominata, anzi, portando benefico ad ogni livello, “pur rimanendo – come insegnano Platone e Sankara – in sé e per sé, nella pura beatitudine.

 

giuseppe vinci

 


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