Maicol grugnisce e rutta di piacere nel letto. Con gli occhi socchiusi ha controllato che la zia uscisse. L’ha vista bersi il caffè, andare in bagno e uscirci con l’accappatoio; l’ha vista infilarsi le scarpe e chiudere piano la porta. Girare la serratura. E quando è stato sicuro che la zia fosse uscita (certe volte dopo qualche secondo rientra o per controllare di aver lasciato tutto a posto o per prendere qualcosa che aveva dimenticato) si era lanciato in uno sbadiglio da plantigrado alla fine del letargo, con sonoro adeguato. Poi, per non fare preferenze, si era spostato alla specie suina con grattamenti annessi. I grattamenti sono dovuti, oltre che allo stato di animalità che a quattordici anni ogni individuo deve attraversare per raggiungere la agognata età adulta, al tessuto 70% acrilico del suo pigiama. Di notte a contatto con la coperta di pail poi è un spettacolo pirotecnico. Ed ecco lì ennesima scintilla e un pizzico doloroso sulla coscia destra. Altro grattamento furioso. Adesso Maicol ricorda che ieri ha letto su un ritaglio di giornale che i tessuti sintetici provocano dermatiti, orchiti e altro ancora e aveva consultato il dizionario per capire che cazzo fossero dermatiti, orchiti e altro-ancora. Ma non aveva preso ancora nessuna decisione. Lui è sempre lento a decidersi. Ma adesso ha il quadro chiaro, si sfila con determinazione il pantalone e lo getta a terra. Stessa fine alla maglia senonché il filo dell’auricolare sinistro si incastra nel bottone e esce dall’orecchio “merda!”. Vive così tanto con quell’affare infilato nel condotto uditivo che se lo dimentica spesso quando fa manovre di vestizione/vestizione. In boxer Clavin Klin e canotta si rimette sotto le lenzuola. La sera prima di addormentarsi nasconde il lettore mp3 sotto il cuscino e la mattina si infila gli auricolari con un breve movimento di pollice e indice. E la musica gli inonda il cervello. E anche questa mattina quando ha osservato la zia prepararsi aveva la musica nella testa.
testodi Manuela Ottaviani