Lo so, lo so, le storie, i racconti, le novelle, son tutte uguali perché hanno tutte una morale. Anche questa mia amica aveva un morale, poi gliel’hanno rubata e, come accade il più delle volte – se hai fortuna – l’ha ritrovata. Era lì, sul marciapiede del solito bar dove andava ad affogare i suoi sogni e le sue fantasie. Non si direbbe che la sua storia aveva davvero una buona morale: non si abbandonano cosìi sogni dentro un bicchiere di gin.
Ad ogni modo, ci sono morali e morali, sapete? Si dividono per racconto e per lettura. Le prime si soffermano sui particolari e quasi rischiano di diventare immorali non appena sbagli una congiunzione o un verbo, invece, le seconde son sempre giuste e apposto. Si può dire che quando ti senti “apposto” stai vivendo dentro una morale che si ripete di volta in volta.
Ho letto un libro in questi giorni dove il padre della protagonista non faceva altro che ricordarle che «Dopo cent’anni e tre mesi l’acqua torna al suo paese.» Ho cercato il significato di questa frase, come si fa con le morali scritte, e ho capito che “non bisogna mai costruire troppo vicino ai fiumi importanti o ai torrenti pericolosi: prima o poi può esserci un’alluvione.” e ho visto che c’è una pioggia torrenziale in arrivo, e che mi conviene scappare. Questa è la morale.