È opinione comune che il nostro mondo stia vivendo una seria crisi del canto, a tutti i livelli e in tutti i generi musicali.
A prova di ciò è il fatto che la “vita media” di attività dei cantanti lirici si sia notevolmente ridotta rispetto al passato e che, addirittura, certe tipologie di voci, come quella di contralto, siano in estinzione.
Nonostante gli show televisivi siano pieni di cantanti o aspiranti tali, spesso portatori di strane tecniche, come quella del “canto ad occhi chiusi” o quella, diffusissima, dell’“orecchio tappato”, sembra che sia all’opera lirica che alla musica leggera manchino voci di eccelso valore capaci di sostituire i miti del passato più o meno recente.
Una delle ragioni della crisi può di certo essere individuata nelle modalità con cui l’industria musicale tende a “spremere” le voci, cercando di realizzare un profitto immediato a scapito della crescita artistica del cantante.
Un’altra motivazione va invece cercata in un calo di qualità dell’ascolto da parte del pubblico. È infatti relativamente semplice distinguere una voce gradevole, ben intonata e potente, più difficile è invece coglierne le capacità espressive, ovvero il modo con cui l’artista adopera gli strumenti estetici a sua disposizione, i colori e i timbri, per trasmettere, in maniera unica, particolari emozioni e suggestioni.
Se il pubblico non sa cogliere tali sfumature diventa difficile per un cantante in possesso di eccezionali doti espressive emergere ed affermarsi.
Migliorare la qualità dell’ascolto non è poi così impossibile: un sistema rapido per capire se si sta ascoltando un bravo cantante è quello di verificare se si comprendono esattamente le parole che canta e se riesce a rendere correttamente i sentimenti e gli umori che son dietro tali parole.
Riferimenti bibliografici
- C. Casini, L’arte di ascoltare la musica, Bompiani, Milano 2004
- P. Geri, Manuale d’italiano per cantanti d’opera, Guerra, Perugia 2004
da “Il Pendolo” del 13 Luglio 2010