La foto è stata scattata ieri sera in un campo autogestito dai terremotati e dai volontari, che senza l’aiuto delle istituzioni hanno voluto continuare a vivere vicino alle loro case, restando vicino ai loro familiari, senza farsi ospitare dai campi della Protezione civile.
Foto scattata ieri sera in un campo autogestito sul territorio del Comune di Novi (Modena)
Il risultato di questa scelta, dettata dal legame affettivo alla loro vita di sempre e anche dalla ferrea disciplina imposta dalla Protezione civile all’interno delle tendopoli, può trasformarsi però in uno stato d’abbandono e di esposizione al rischio, anche perché le istituzioni non riescono a dare risposte: al contrario si affidano a commenti rassicuranti. Di fatto senza i volontari in che condizioni vivrebbero oggi migliaia di persone? E che cosa prepara per loro l’inverno?
Ecco i cittadini di San’Antonio in Mercadello (Novi di Modena) che cenano sotto una tensostruttura con i piedi nell’acqua, e col pericolo di una stagione fredda particolarmente rischiosa, mentre la Protezione civile non riesce ad aiutare tutti e nello stesso tempo le istituzioni spesso stentano a dialogare con la popolazione. La paura, la rabbia, l’incertezza per il futuro dominano la vita di tutti i giorni. Dopo le scosse di maggio si poteva immaginare che all’inizio di settembre qualcosa sarebbe cambiato, considerando le numerose iniziative di solidarietà.
Ecco invece la dura realtà. Gente che non si perde d’animo, e che è costretta a vivere in queste condizioni. Intanto i volontari diffondono informazioni e fotografie come questa. Ieri sera si cercavano albergatori disposti a ospitare le persone in balia della pioggia.
L’acqua è precipitata con abbondanza imprevista e ha allagato il campo: si è cercato un camper per mettere al riparo i bambini, mentre l’acqua colpiva tende, vestiti, cibo, facendo tutti i danni che poteva.
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