IMPORTANTE: questo post era stato tradotto ben prima che la situazione politica in Mali precipitasse e che si determinasse l’attuale scissione del Paese tra il sud, governato a partire da marzo 2012 da una giunta militare golpista, e le regioni settentrionali (di cui fa parte anche Timbuctù), controllate dal movimento d’ispirazione salafista Ansar Dine e dichiaratesi unilateralmente indipendenti ad aprile 2012 con il nome di Awazad (per approfondire, clicca qui). Pertanto, il sito Viaggiare Sicuri del Ministero degli Affari Esteri al momento sconsiglia nella maniera più assoluta viaggi in Mali.
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Le informazioni che seguono sono tradotte dal libro Travel: Where to go When, curato da Craig Doyle e pubblicato come parte della collana Eyewitness Travel.
Mali – Grande Moschea di Djenné (foto di Ruud Zwart presa da Wikipedia*)
Il Paese dogon.
Tutti ne hanno sentito parlare, pochi riuscirebbero a localizzarla su una cartina e qualcuno dubita persino che sia mai esistita sul serio. Le strade sabbiose e i vicoli della città vecchia; le tozze case di fango, alcune delle quali recano i nomi degli esploratori che vi hanno soggiornato; il suono penetrante dell’appello alla preghiera che si diffonde fluttuando per il deserto: tutto crea un’affascinante sensazione ultraterrena. Eppure Timbuctù non è l’El Dorado, né Atlantide: il calore allucinante, i venti polverosi e il crocchiare decisamente sahariano del pane sono tutte cose del mondo reale.
Del glorioso passato di Timbuctù rimangono solo vestigia e vaghi ricordi: le torri coniche della Moschea Djingareyber si ergono come fari nel deserto, monumento a un’epoca in cui Timbuctù era il polo culturale dell’Islam in Africa Occidentale. Il fiorente commercio dell’oro che una volta alimentava i sogni degli esploratori che cercavano di raggiungere la città è finito, rimpiazzato dagli ortaggi del grand marché (il mercato principale) e dai venditori tuareg che fuori dagli alberghi, tra una tazza di the stucchevolmente dolce e l’altra, propongono giri in cammello. Tutti vengono a Timbuctù alla ricerca di un sogno che da tempo è stato inghiottito dalle sabbie.
Djenné, situata su un’isola nella piana alluvionale del Niger a sud-ovest di Timbuctù, era un altro importante centro di erudizione islamica e commercio trans-sahariano. A differenza di Timbuctù, tuttavia, la città attualmente si è ritagliata una nicchia come una delle gemme architettoniche dell’Africa e sito del più grande edificio in terra cruda al mondo: l’enorme Moschea di Djenné, che larga e bassa si estende su un lato della piazza principale, le liscie mura di fango trafitte di travi in legno, come un gigante abbattuto da mille frecce. Questo spettacolo surreale si ripete a ovest di Djenné, lungo la falesia di Bandiagara, dove l’intraprendente popolo dogon ha costruito villaggi direttamente sulla parete del dirupo a un’angolazione estremamente precaria. Sopra i villaggi, vengono sepolti degli scheletri all’interno di buie caverne, in un universo governato dal genere di strani costumi e tradizioni che farà spasimare di trepidazione i romantici che sognano il Mali.
Strade pavimentate d’oro
L’obiettivo di più di un esploratore europeo del XVIII e XIX sec. era scoprire una città talmente ricca che si diceva che le sue strade fossero rivestite d’oro. La fama leggendaria di Timbuctù nacque nel Quattrocento, quando la città divenne la principale stazione commerciale per scambiare l’oro originario della foresta degli Akan in Ghana e diretto in Nordafrica con il sale portato giù dalle miniere del Sahara da immense caravane di dromedari dette azalaï. Il commercio del sale è attivo ancora oggi e grandi lastre vengono traghettate sulle piroghe.
- Diario dell’Africa occidentale: dieci giorni mistici
Ripeto che al momento la Farnesina considera estremamente insicure le regioni occidentali, orientali e settentrionali e sconsiglia qualsiasi tipo di viaggio in tutto il Mali.
Il Mali è una delle mete turistiche più interessanti dell’Africa Occidentale, ma è anche una delle più estese. Gli spostamenti su strada sono lenti e i voli interni limitati, quindi, per rendere giustizia alle attrazioni principali (Timbuctù, Djenné e il Paese dogon) avrete bisogno di almeno dieci giorni, e ancora di più se non andate a Timbuctù in aereo.
giorno 1: acclimatatevi a Bamako, la polverosa capitale del Mali, dove potrete dare un primo sguardo al mitico fiume Niger.
giorno 2: volate a Timbuctù e fate la prima sosta alla Moschea Djingareyber: dal tetto si gode di un’ottima vista sulla città. Dirigetevi al Centre de Recherches Historiques Ahmed Baba (CEDRAB), dove potrete ammirare una straordinaria collezione di libri e manoscritti antichi.
giorno 3: trascorrete la giornata esplorando Timbuctù. La maggioranza degli edifici degni di nota nella città vecchia è fatta di case private e non di musei, perciò sarete fuori al sole per gran parte del tempo. Di sera fate un giro in cammello nel deserto.
giorno 4: in aereo, recatevi nella città di Mopti, un luogo vivace con un porto pieno di piroghe tradizionali cariche di lastre di sale e altri beni di valore nella regione.
giorno 5 – 7: viaggiate in autobus fino al paese di Bandiagara, da dove potrete organizzare un’escursione nel Paese dogon, a cui dovrete accordare tre giorni per esplorare le molte sfaccettature della vita e della cultura dogon, compresi, ovviamente, gli eccezionali villaggi della falesia.
giorno 8: prendete l’autobus per Djenné, dove potrete osservare uno dei mercati più colorati del Mali.
giorno 9: Djenné è abbastanza piccola da poterla vedere a piedi in un giorno. Passate un po’ di tempo ad ammirare la Grande Moschea di Djenné, ma non trascurate gli altri gioielli dell’architettura locale.
giorno 10: tornate a Bamako in autobus (otto ore) e rilassatevi prima del vostro volo di ritorno.
- Cosa fare e cosa non fare
Sì: camminate fino alle estremità occidentale e settentrionale di Timbuctù e sedetevi sulle dune di sabbia nel bel mezzo del nulla.
Sì: fotografate Djenné a fine giornata, quando l’architettura di mattoni di fango è immersa in una luce misteriosa.
Sì: quando visitate il Paese dogon avvaletevi dei servizi di una guida esperta, preferibilmente un dogon stesso, in modo da evitare di commettere imprudenze culturali.
No: non date oggetti ai bambini, ma restituite al Paese facendo una donazione a un’istituzione benefica, una scuola o un ospedale.
- Informazioni utili
- Arrivare: Timbuctù è in Mali, nell’Africa Occidentale. I voli internazionali arrivano nella capitale, Bamako, situata a circa 640 km da Timbuctù e alla quale è collegata con voli domestici e piroscafi. Come ho già evidenziato, al momento il Ministero degli Esteri sconsiglia viaggi in Mali a causa della situazione politica particolarmente caotica e della presenza di gruppi islamici di matrice salafista che potrebbero essere affiliati ad al-Qaeda al Maghreb islamico.
- Muoversi: i modi principali per spostarsi sono gli autobus, i taxi brousse e i battelli lungo il Niger. È possibile noleggiare un fuoristrada per andare nel deserto, ma potrebbe rivelarsi difficile e richiedere molto tempo.
- Clima: ottobre segna la fine della stagione delle piogge. Le temperature nel deserto sono calde: di norma a Timbuctù ci sono 38°C, che scendono a 20°C di notte.
- Sistemazione: l’Hotel La Colombe è un albergo al centro di Timbuctù (doppie da €40 circa, tel. +223 292 1435). L’Auberge Le Maafir a Djenné ha l’aria condizionata (doppie da €45, tel. +223 2142 0541), mentre l’hotel LAICO l’Amitié è situato a Bamako in un palazzo multipiano recentemente rinnovato (doppie da €180).
- Mangiare: i ristoranti spartani di solito offrono riso, couscous, pollo e sauce d’arachide (salsa di arachidi). A Timbuctù potrebbero servirvi cammello. Nei piccoli villaggi dogon, i pasti in genere consistono di gombo e tô (gombo con una pasta di miglio).
- Prezzo per due persone: tra i 65 e i 90 euri al giorno circa, comprensivi di sistemazione, cibo e spostamenti locali (ma non dei voli).
- Ulteriori informazioni: www.officetourisme-mali.com
guida di Timbuctù su Wikitravel (EN)
i miei link sul Mali
* la foto è presa da qui