Qualche tempo fa sogliadibronzo scrisse un post in cui raccontava d’aver mandato un curriculm in Svizzera, chiedendosi poi come gli svizzeri vedessero gli Italiani, quelli che superano la frontiera per trovare lavoro. L’immigrazione italiana in Svizzera ha una lunga storia, solo che ce ne siamo dimenticati nonostante tutt’oggi continui, sebbene con modalità magari un pochino diverse. Scriveva poi nel post:
Suvvia, diciamocelo, non siamo molto diversi da un cittadino extracomunitario che viene in Italia a fare un lavoro che (magari) noi non vogliamo fare, che si vende ad un prezzo inferiore al nostro e che poi spedisce i suoi guadagni a casa.
Così ripensandoci in questi giorni mi è tornato in mente il film “Pane e cioccolata” con un grandissmo Nino Manfredi, nel ruolo di un immigrato italiano in Svizzera che finisce per ritrovarsi senza permesso di soggiorno e quindi espulso dal paese.
Cosa ben diversa per le piccole e medie imprese Italiane, quelle che fanno l’eccellenza e che qui in Italia non riescono più a sopravvivere. Il paese elvetico le corteggia. Le invita ad andare nel loro paese, grazie a convenientissime agevolazioni. Questo favorirà un piano di creazione posti di lavoro sul lungo periodo, e non solo sull’immediato per la Svizzera, ma un impoverimento per il nostro paese che non riesce davvero a tenersi strette queste piccole realtà d’oro. Vedere la parte in questione dal minuto 35 circa della puntata “Senza fabbriche” di Presa diretta.
Per maggiori informazioni vi rimando alla interessante lettura del blog dell’associazione Imprese che resistono.