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Dovrei voler bene al mio paese, invece…

Creato il 27 marzo 2011 da Speradisole

DOVREI VOLER BENE AL MIO PAESE, INVECE …

ne parlo male e mi dispiace

DOVREI VOLER BENE AL MIO PAESE, INVECE…Tutto il mondo, ormai da anni sta assistendo allo spettacolo italiano.

Sono anni che stiamo facendo ridere tutto il mondo con spettacoli indecenti, messi in scena da un presidente del consiglio che si permette di fare cose indegne di tale importante carica istituzionale.

Ha imposto a questo paese l’amicizia con i peggiori dittatori presenti oggi nel mondo, dal libico Gheddafi, fino a ieri, baciato e riverito, da Lukashenko, spietato dittatore, di recente rieletto in Bielorussia, e dal grande amico Putin che, pur avendo comandato per anni il KGB  è l’unico a non essere comunista. Poi c’è stato Mubarak l’egiziano cacciato a pedate, Ben Alì che da Tunisi se ‘è andato in tutti i sensi. Tutti personaggi che nei loro paesi rappresentano o rappresentavano il massimo nella storia moderna di libertà e democrazia. 

Sono anni che l’Italia fa ridere il mondo intero con tutte le troiate che si fanno ad Arcore, dimora del presidente del consiglio, che, incurante di rappresentare un paese, conduce uno stile di vita censurabile al punto da finire in tribunale con l’accusa infamante di prostituzione minorile. Anche se ci sono catechisti tipo Ferrara, ma anche Ostellino e tanti altri predicatori, che tentano di  far passare questo sporcaccione come un nuovo Cristo in terra e le sue troie come tante maddalene. 

Sono anni che questo governo, sa combinare solo leggi ad personam per il presidente del consiglio e se ne frega del bene comune dei suoi cittadini, dell’istruzione, della ricerca, del lavoro, e di quei giovani mantenuti freddamente in situazione di costante precariato, costretti a vivere di infelicità per sé e per i famigliari ed in angoscia per il loro futuro.

Sono mesi che assistiamo ad uno spettacolo indecoroso, volutamente lasciato crescere dal carroccio leghista, come un grande spot elettorale, spettacolo determinato dai profughi  sbarcati a Lampedusa. Ne riempiamo i telegiornali, facciano giornate intere di trasmissioni per dire al mondo che non siamo capaci di gestire 5000 persone tra cui 350 bambini senza nessuno.

Sono mesi che lo sapevano e non siamo  stati in grado di organizzare prima, un’accoglienza diversa, diffusa e condivisa con le altre regioni italiane. Era il momento di dimostrare che l’Italia era un paese unito, non solo sotto la bandiera tricolore e capace di cantare l’inno nazionale.

Sono mesi che si sapeva che da quei paesi in subbuglio sarebbe arrivato di tutto, e l’unica cosa che è stata fatta è un piagnisteo davanti all’Europa per dire che anche gli altri paesi europei ci debbono pensare. Cosa logica e giusta se la nostra credibilità, in Europa,  fosse stata diversa.

Stiamo a filosofare tra profughi, rifugiati, clandestini e terroristi ed intanto dimostriamo al mondo una disorganizzazione spaventosa. Se le persone fossero smistate nei vari centri del paese, senza lasciarli scappare, si potrebbero controllare e fermare gli eventuali terroristi infiltrati. Lasciati lì, tutti colpevoli del reato di clandestinità, abbiamo trasformato Lampedusa in Guyana francese.

Sono settimane che stiamo litigando con la Francia per capire chi dei due è il più bravo in questa guerra al beduino, cui prima abbiamo steso il tappeto rosso. E’ logico che gli altri paesi si fidino poco di noi e non ci lascino comandare niente. Il nostro ministro degli esteri, in questo difficile momento di guerra, è solo un’ombra. I paesi europei si parlano tra di loro, si riuniscono e dimenticano di chiamare Frattini.

Sono giorni che si discute di nucleare, dopo il disastro di Fukushima, in modo del tutto superficiale, senza un ragionamento serio. Prima non dobbiamo lasciarci trascinare dall’onda emotiva e  faremo il nucleare a tutti i costi, poi ci prendiamo una pausa di riflessione, come una specie di esame di coscienza, poi la pausa diventa un anno, e non si ha il coraggio di dire che, per il nostro bene, non faremo mai il nucleare. Così ci ostiniamo a sostenere di fare cose che non faremo mai, come il ponte sullo stretto, da costruire su una terra sismica, che nel 1906 ha visto un maremoto con onde alte 15 metri, più di quelle che hanno distrutto la centrale nucleare di Fukushima.

Sono giorni che nonostante tutti questi problemi il presidente del consiglio, unico al mondo, non si degna di riferire in parlamento, quel parlamento che dovrebbe rappresentare il popolo, tutti noi, come stanno andando le cose, semplicemente non si presenta perchè ha paura del popolo.

Sono giorni  che il sito ufficiale del ministero del turismo,  sta diffondendo a tutto il mondo un video, in cui compare il presidente del consiglio italiano, il presidente meno credibile del mondo, che reclamizza il nostro paese e lo fa con la faccia del venditore, mestiere che ha sempre fatto e con la credibilità di un venditore che mente. Dice testualmente che l’Italia ha regalato al mondo il 50% del beni artistici tutelati dall’Unesco,  ma l’Unesco  ci tiene a ribadire che si tratta del 5%.  Un presidente piazzista che, come testimonial del suo paese,  non è il massimo “lo sapevi”?.

Come se non bastasse, zitto zitto, quatto quatto il parlamento, proprio in questi giorni convulsi di guerra e di disastri nucleari, anziché occuparsi del paese e dei gravi problemi che abbiamo, Lampedusa in primis, pensa alla quarantesima legge ad personam per il premier: la prescrizione breve ed il presidente del consiglio ricattato è costretto a nominare ministro dell’agricoltura, un avvocato siciliano, lo zio saverio,  che di agricoltura non sa una minchia, ma che, in compenso, conosce molto bene la mafia.

Come se non bastasse, nel silenzio generale, Marchionne porta la Fiat in America e la Francia, ci porta via  tutti i prodotti migliori che abbiano: Bulgari, Parmalat, Galbani, Invernizzi, per non parlare delle centinaia di catene supermercato Carrefour, che costellano il nostro paese. Globalizzazione o no, la roba italiana piace di più.

Dovrei voler bene al mio paese, invece, per amore, sono costretta a parlarne male, e mi dispiace.



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