Il valente ministro Sandro Bondi ha detto che Draquila farà fare all’Italia una brutta figura. Potrei chiudere qui il post, in effetti. La forte tentazione è di trasformare questa recensione in un atto di accusa. Vediamo se riesco a resistere.
La parola chiave per capire Draquila, secondo me, è ricostruzione. Sabina Guzzanti documenta le fasi della ricostruzione: quella delle case, da un lato, quella delle coscienze, dall’altro.
La ricostruzione dei fatti non procede per ipotesi o per assiomi. E’ evidente il cambio di registro della Guzzanti che sparisce progressivamente dal video, insieme al tono satirico con cui si era baldanzosamente presentata in Abruzzo: davanti ad un meccanismo ad orologeria che fa della Protezione Civile la corsia di sorpasso del Governo sulla Costituzione (con tanto di pernacchione alla Sordi) e delle forze armate il bastone fascista per chiudere la bocca alla democrazia (di fatto ottenendo anche il risultato collaterale di inimicare definitivamente le persone e le forze dell’ordine), non c’è tesi da dimostrare, non c’è bisogno di usare la satira – anche perché non c’è niente da ridere.
Più o meno tutti gli elementi del puzzle sono noti, per chi vuole sapere. Qualche dettaglio macabro però sfugge forse ai più: nelle tendopoli viene impedito con la forza il diritto di assemblea (sancito dalla Costituzione), le case ricostruite costano il triplo che case normali e un piano per riparare le case solo danneggiate dal sisma (o riaprire quelle agibili) non viene preso mai in considerazione, per evidenti motivi di speculazione e propaganda. Leggere sui giornali qualche notizia è un conto, vedere il quadro completo è tutt’altra cosa.
Che vuol dire mettere in pochi mesi un tetto sopra la testa di centinaia di famiglie? Che vuol dire opporsi a questo piano? Come ha fatto la tv a diventare più convincente dell'istinto primordiale di scappare quando si sente la prima scossa? Draquila dà voce a tutti, offrendo il quadro completo. Sabina dà una vera lezione di senso civico in questo e pazienza se le televisioni sono tutte sintonizzate, ad arte, su Gerry Scotti: il risultato non cambia per questo.
La creazione di consensi attraverso la soddisfazione di bisogni di prima necessità è un meccanismo agghiacciante, è il male definitivo travestito da bene, ma che oggettivamente contiene il bene (la casa): quindi come criticarlo, come disprezzare chi loda il proprio benefattore (sempre più scambiato per lo Stato) solo perché, dal caldo e dalla poltrona del cinema, si ha la calma ed il privilegio di osservare gli effetti a lungo termine di questa catastrofe civile? Il ruolo della Protezione Civile - che dissuase gli abitanti dall'abbandonare le case - è quello più inquietante. Dopo aver mancato di proteggerli dalla tragedia, ne devasta la dignità ed il ruolo anche nella tragedia, estromettendoli dalle decisioni e sradicandoli per sempre dalla loro vita.
La sensazione è che, come per il centro de L’Aquila, anche per il resto del paese la ricostruzione sia impossibile e forse sarebbe meglio trasferirsi altrove, lontani dai luoghi che abbiamo amato e che ci fa male vedere in rovina (fisica, sociale, culturale). E’ evidente che c’è da rifondare un paese in macerie, in cui il re ha dato scacco matto a tutti ma in realtà senza avere avversari all’altezza: l’opposizione è una tenda vuota e disastrata, che metafora tristemente geniale.
Draquila, per farla breve, è il nostro Fahreneit 9/11, un documento storico di capitale importanza, una lucida analisi che fa del caso Abruzzo la sineddoche del caso Italia.
(oh, ci sono riuscito, non l'ho mai neanche nominato...)