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Dress therapy: psicologia e abbigliamento

Creato il 10 dicembre 2013 da Susanna Murray
La scorsa settimana sono stata contattata da una giornalista che si occupa di moda per Il Messaggero.
L'intervista ovviamente verteva sul rapporto tra abbigliamento e psicologia .
La chiacchierata mi aveva portato a fare un viaggio di parole tra identità e abbigliamento, sul perché sentiamo che "non abbiamo mai niente da mettere", gli stili relazionali ed espressivi legati agli stili di abbigliamento, comunicazione non-verbale e qualche nozione sullo shopping compulsivo.
Ora so bene che gli spazi mediatici, come radio o tv ( che infatti ho già gentilmente rifiutato per paura di restare incastrata negli ingranaggi degli strettissimi tempi televisivi), non sono adatti alla comunicazione di aspetti così complessi come la psicologia, a meno che non vogliate parlarne da un punto di vista biologico come ha fatto superficialmente Piero Angela oppure andando per luoghi comuni come i soliti psicologi e psichiatra che ri-animano i salotti televisivi.

Dress therapy: psicologia e abbigliamento

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Parlare di psicologia attraverso i giornali, radio o televisione  è, quindi, complicato perché richiede o una conoscenza pregressa degli argomenti proposti (da parte degli interlocutori) o una grande capacità di rendere semplici e fruibili i concetti della psicologia (da parte di chi comunica).
Gli psicologi tendenzialmente non sono dei grandi comunicatori e spesso veniamo a ragione tacciati di essere troppo autoreferenziali: provate solo a cercare su google quante pagine sul web sono piene di curriculum di psicologi titolati e quante pagine invece spieghino con parole semplici cosa fare quando si pensa di essere a rischio di sviluppare un disturbo alimentare.
Ora vorrei avvertire i miei colleghi che non pensiate che se parlate di psicologia con un giornalista possiate davvero credere che giustamente il malcapitato possa seguirvi nei discorsi tra Sé, personalità e identità.
Quindi io sono qui a fare il mio "mea culpa".
Dress therapy: psicologia e abbigliamento

Su Il Messagero, nel virgolettato dell'articolo Come vestirsi e stare bene: è dress therapy di venerdì 6 dicembre 2013, mi fanno dire le seguenti parole: "Ho pazienti che fanno fatica a rivestire più ruoli o ad accettarsi e che hanno stili contrastanti, perché con più personalità. Chi è sicuro di sé usa i colori, chi è razionale stivaletti ben piantati per terra" conferma la psicologa Susanna Murray.
Quando ho letto il giornale sarei voluta correre in edicola a comprare tutte le copie rimaste de Il Messaggero, come quando Carrie Bradshaw in Sex and the city acquista una copia di Vogue dove viene pubblicamente ridicolizzata per le nozze annullate, così da lasciare una copia in meno in giro.
Non ne faccio una colpa alla giornalista che psicologa non è e sicuramente io amo parlare troppo ( visto? Sono proprio la conferma di quello che dicevo prima, noi psicologi siamo dei gran narcisisti) senza a volte valutare nelle interviste se il giornalista è ancora alla cornetta del telefono o è svenuto schiacciato dalle mie chiacchiere.
Ma si chiuderà un occhio, spero: dopo aver trascorso una giornata di lavoro a sentire parlare gli altri, poi ho necessità di parlare anche io a volte ;)

Dress therapy: psicologia e abbigliamento

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Ma veniamo al punto: cosa non ho detto?
- Ho pazienti che fanno fatica a rivestire più ruoli o ad accettarsi
Beh, diciamo subito che rivestire più ruoli non è semplice così come non lo è accettarsi, ma ovviamente non è una perla dello psicologo, credo sia un pensiero condiviso da tutti. Infatti io ho fatto l'esempio di come ci sono donne in carriera, o non proprio, che però indossano sempre gli abiti legati al lavoro ( che sia la giacca dell'avvocatessa o la tuta dell'infermiera ), ossia s'identificano con un unico ruolo sociale a scapito di altre dimensioni della loro vita emotiva e relazionale.
- che hanno stili contrastanti, perché con più personalità 
Dunque, da dove partiamo?
La scelta di un outfit o ancora meglio il contenuto di un armadio, non è mai fedelmente legato ad un unico stile di abbigliamento. E' ovvio, e aggiungerei sano, mixare stili diversi e poter esprimere parti di sé differenti. Ognuno di noi visto da vicino è unico ed è proprio quell'equilibrio ( o squilibrio) di atteggiamenti discordanti, di piccoli conflitti e anche, perché no, di stili di abbigliamento contrastanti che delineano chi siamo.
Sul discorso delle personalità mi dissocio proprio categoricamente.
Nessuno di noi ha "più personalità": la personalità è un concetto clinico di psicologia è indica una struttura della psiche unica. La famosa personalità multipla non esiste se non in qualche vecchio film americano, suppongo per necessità di sceneggiatura.

Dress therapy: psicologia e abbigliamento

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- Chi è sicuro di sé usa i colori
E chi l'ha detto? Non io. Autostima e colori non sempre vanno a braccetto. Penso ai pazienti psichiatrici che sono in fase euforica ed indossano colori sgargianti e accostamenti che altro che "Ma come ti vesti?".
- chi è razionale stivaletti ben piantati per terra
Aiuto, qui siamo all'oroscopo! Indossi i tacchi? Sei una femme fatale. Indossi gli stivali? Sei una persona razionale.
Ecco cosa avevo detto: indossare tessuti leggeri e impalpabili come la seta possono a volte essere abbinati a un paio di bikers. Ma questo strano ( seppure non così infrequente) abbinamento, da me professionista può essere decifrato anche grazie alla postura e studiando della mia cliente differenti caratteristiche del linguaggio del corpo: la camminata, come si muove nello spazio, che forma del corpo assume, dove va il peso del corpo, ecc. Queste osservazioni, unite ad una chiacchierata su come si rapporta con il suo stile di abbigliamento, mi dà le coordinate sufficienti per lavorare sulla sua immagine.
Credo che per poter approfondire questi concetti è necessario avere tempo e spazio per discutere e in 4 righe in un quotidiano è impossibile.
Semmai la colpa è stata mia di aver ingenuamente affidato alla giornalista il difficile lavoro di rielaborazione del mio discorso, ma ovviamente non è possibile.
Quindi la prossima volta che mi chiama un quotidiano ( per i magazine è diverso così come per la radio..c'è più spazio e tempo per approfondire un po' di più un concetto) preparerò già un breve comunicato sull'argomento richiesto.
Almeno non rischierò di essere segnalata all'Ordine degli Psicologi per uso inadeguato dei mass media ;)

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