L’era degli sprite e di interi mondi fatti da pochi pixel continua a fare scuola a distanza di generazioni e fanno rivivere una seconda giovinezza ad uno stile senza tempo. Ne sono dimostrazione centinaia di titoli che vengono giocati dai casual gamer ai vecchi aficionados, sugli smartphone fino alle console casalinghe dell’attuale generazione… Che quasi strappano un sorriso quando si vede cotanta potenza di calcolo adoperarsi per l’esecuzione di un titolo a 8 bit.
Ritorno ai classici
Eppure, giochi come questo Dr.Green vogliono divertire alla vecchia maniera. Un platform che mantenga alto l’onore di questo genere che non ha mai conosciuto una vera crisi, perché diciamocelo, è questo il genere che ha avvicinato intere generazioni ai videogiochi, grazie a porcospini e improbabili idraulici. Johan Aronsson è il pixel artist che si è occupato della realizzazione di Dr.Green, che non è un idraulico, è soltanto un uomo che subendo il lutto dei propri genitori ha deciso di andare a vivere in una foresta incontaminata dalla mano dell’uomo e nel pieno rispetto di questa. Ma un giorno qualcosa cambia, la mano dell’uomo arriva anche lì, turbando l’armonia degli animali tutti e del nostro Dr.Green che vede invadere il suo territorio da operai di cantiere, boscaioli e cacciatori intenzionati a far man bassa di tutto ciò ha da offrire la foresta poco fuori dalla loro città. Per Dr.Green, quella foresta rappresenta la sua vita e il suo modo di vivere, e contrastando gli invasori avrà modo di scoprire una duplice storia legata sia a questa invasione, ma anche alla riscoperta del suo passato.
Questa è la trama che regge questo nuovo platform, che mette in gioco la più classica delle meccaniche di gioco: croce direzionale per muovere il personaggio, un tasto per saltare o per eseguire un doppio salto, e un tasto per sparare col proprio fucile. Noi abbiamo usato e configurato il pad, ma l’avventura si lascia giocare anche con la tastiera, nonostante non sia la soluzione più comoda. Gli otto mondi affrontati danno sfogo quella che oggi chiamiamo pixel art, con una ricchezza di colori e dettaglio che non vi lascerà indifferenti: alberi, uccelli, cacciatori, il nostro Dr.Green e anche le carote che raccoglie sono ben rappresentati. Ma i mondi di gioco continuano con un cantiere, una nave, delle fogne e per finire il ritorno di Green all’odiato contesto cittadino che aveva deciso di abbandonare.
I nostri nemici non cadranno subito sotto i nostri colpi, anzi, dovrete sferrarne tre o quattro prima di farvi strada, questo a causa del vostro fucile “spara piselli” (tutto rigorosamente biologico ndr) e i boss di fine livello rappresentanti una versione BIG di uno dei nemici apparsi nel livello trascorso, non sono da meno. Con ciò, va detto che la difficoltà è egregiamente bilanciata: Dr.Green non è mai troppo facile, ma neanche frustrante al punto di mandare al diavolo tutto ciò che vi sta intorno, come vuole la tradizione di ogni vecchio platform che si rispetti. Le musiche composte da David Eickhoff ricalcano in pieno lo stile dei tipici motivetti incessanti e presto vi abituerete al loro loop. In definitiva, questo Dr.Green sa di essere figlio videoludico dei grandi del passato senza ambire a superarli, continuando a dare lustro ad un genere senza tempo. Nonostante non brilli certo per originalità, il sano divertimento non verrà a mancare.