Driver (Gosling) fa il meccanico, lo stuntman automobilistico per il cinema e l'autista per rapinatori la notte, garantendo loro una fuga celere e intelligente grazie alla proprie straordinarie capacità di pilota. Parla poco e quando lo fa è monosillabico. Il suo nome è impalpabile come le innumerevoli targhe dei veicoli che cambia e il suo passato si perde lungo una strada sterrata e impraticabile.
Ma tra i chilometri macinati dalla sua roboante esistenza si annida un segnale inatteso, che d'un tratto gli impone una deviazione improvvisa. E' l'amore per Isabelle (Carey Mulligan), la sua vicina di casa, madre solitaria di un bimbo piccolo e affettuoso.E' un attimo, e l'incrollabile e reattivo Driver finisce per essere sorpassato da un bolide d'incalcolabile cilindrata. Isabelle e il bambino divengono il suo chiodo fisso, riempiono la vacuità della sua vita, un bagagliaio freddo e oscuro atto ad ospitare solo sogni infranti e refurtive. Da quel momento, e con una gomma a terra, nulla può fare se non seguire una nuova strada dettata dal motore propulsivo più potente del mondo: il suo cuore.
Purtroppo Isabelle è sposata con Standard, e quando questi esce di prigione e torna a casa, Driver non può che fare marcia indietro tornando nel suo rifugio a pochi metri sullo stesso pianerottolo. Ma Standard ha un favore da chiedergli. Deve saldare un conto e gli serve un guidatore che possa aiutarlo a perpetrare una rapina. Driver ci sta, mette le sue doti al servizio di una banda di pseudo-pizzaioli usi alla malavita e accompagna Standard sul luogo del delitto. I piani purtroppo andranno diversamente e a quel punto, braccato e ridotto in pericolo, a Driver non resterà che inserire la quinta e accelerare lungo un tortuoso tragitto di violenza che risponde a violenza.
Se non fosse per il fastidio arrecato da scene inutilmente truculente, "Drive" non sarebbe nemmeno un brutto film. C'è pur sempre Angelo Badalamenti (I Segreti di Twin Peaks) a procacciare un'ottima colonna sonora. E c'è una vicenda ben costruita, anche se sa di dejà vù, ingentilita dalla presenza della dolce Mulligan e virilizzata dalla recitazione fisica di Gosling, seducente antieroe dalla parte dei buoni. Ma un Quentin Tarantino, alle cui maniere di sicuro si ispira, o un William Friedkin qui scomodato per Vivere o Morire a Los Angeles, entrambi avrebbero saputo far filare molto meglio queste automobili di seconda mano, impazzite in una trama piuttosto consunta. Il film poi mescola adrenalina su strada e voluta lentezza da fermi, indugiando nei dialoghi e nei primi piani come se, scesi da un'auto lanciata a tutta velocità non rimanessero che una quotidianità fatta di sentimenti accidentati e un'umanità appiedata in una rassegnazione senza speranza di riscatto. E se il volante retto da Gosling può considerarsi assolutamente in ottime mani, non altrettanto può dirsi della regia affidata a Nicolas Winding Refn, che avrebbe dovuto scalare molte più marce sulla pista di un genere cinematografico già battuto anzitempo da altri fuoriclasse, ai quali chiede palesemente una spinta.Pur non facendo il pieno al serbatoio, l'apprezzamento nel complesso è tuttavia tale da non lasciare in riserva. Né tanto meno a piedi. Una sufficienza piena è più che dovuta.
COMMENTI (1)
Inviato il 14 gennaio a 15:41
Caro Dejavu, oltre probabilmente a non aver visto il film che hai recensito, in quanto la protagonista femminile che insistentemente chiami Isabelle, in realta' si chiama Irene, la tua recensione e' a livello di forma e contenuti degna di un tema di terza media da ULTIMO DELLA CLASSE... Le scene "inutilmente truculente" di cui parli, sono momenti cruciali perche' il regista potesse esprimere la rabbia incontrollabile di una persona toccata nei suoi affetti piu' profondi, nonostante il personaggio impeccabilmente interpretato da Ryan Gosling sia generalmente freddo ed apparentemente apatico. Considerando appunto che a tuo parere il film e' stato ritenuto brutto per via di queste suddette scene, posso solo suggerirti: 1 - d'ora in poi, limitati alla visione dei cinepanettoni in quanto, evidentemente, di cinema capisci ben poco. 2 - di gardare i film prima di recensirli... 3 - se proprio non riesci a fare a meno di regalarci la tua opinione, fai in modo che sia proprio la tua e non quella riarrangiata di qualcun'altro che ha visto a malapena il film e te l'ha raccontato al bar. Con affetto MaD