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Droga e alcool tra i giovani: Segni di un terribile "mal du vivre"

Da Angelo84

Essere genitore oggi non è semplice. Essere padre, essere madre, è una missione complessa, aggravata dalla situazione di disagio che i giovani vivono e che determina: l’uso sempre più diffuso di droga ed alcool tra giovanissimi, già a partire dalla età della preadolescenza con atti di bullismo e di teppismo, disturbi dell’alimentazione (che sfociano in casi di bulimia e anoressia che inducono alla morte di giovani che avrebbero ancora tutta la vita davanti a sé), ecc., sono solo alcuni dei dati che indicano come già da alcune generazioni i genitori si occupino più delle cause e degli effetti, ma siano poco attenti alla prevenzione di questi fenomeni.

Parlare di prevenzione, significa occuparsi a 360 gradi della nuova generazione, significa aiutare i propri figli a crescere in maniera sana essendo genitori responsabili e, contemporaneamente, sentinelle fondamentali del benessere psicofisico dei figli.
Oggi i genitori sono costantemente travolti dal tram tram quotidiano, concentrati su quelli che sono i propri problemi, con poco tempo e, in molti casi, con nessuna energia per prestare la dovuta attenzione ai figli.
Si cresce molto spesso in famiglie in cui i figli non hanno divieti, ne rimproveri. Si preferisce, invece di parlare con i figli, lasciarli soli davanti alla TV e ai videogiochi, di cui non ci si fa scrupoli e ci si spendono molti soldi vicino, quasi come fossero un modo per compensare l'assenza della figura genitoriale.
Ma regalare un motorino, una maglietta griffata, pagare la scuola d’inglese, riuscire a far si che il proprio figlio/a sia il primo (la prima) del suo gruppo di amici ad avere l’ultimo tipo di cellulare ecc., non serve.
Bisogna invece capire che le "cose" occupano spazio, ma non servano a colmare i bisogni affettivi.
Accontentare subito i ragazzi, non lasciare che facciano alcuna fatica per ottenere qualcosa, non serve a risparmiargli delusioni e frustrazioni future, purtroppo. Tutto questo può ritorcersi contro i giovani, i quali trovandosi di fronte al primo ostacolo, anche il più piccolo, si scoprirebbero incapaci di superarlo (e di conseguenza penserebbero che qualsiasi ostacolo sia per loro insormontabile) sentendosi così inadeguati. Il rischio è che si inneschi una reazione a catena d’insuccessi, che minerebbero per sempre la loro autostima, portandoli ad una chiusura nei confronti degli altri o, quel che è peggio, alla depressione.
Un genitore dovrebbe sempre stare all’erta, imparare ad osservare i figli, senza invadenza, senza infastidirli.
Bisognerebbe diventare bravi ad ascoltare i loro silenzi e lavorare instancabilmente, ma senza forzature, perché i giovani riescano a tradurre il messaggio implicito in parole. Imparare a leggere nei loro sguardi il possibile indizio della presenza di un disagio.
Infine, un genitore, non dovrebbe mai prendere in giro le angosce di un figlio, o sminuire le sue paure, anche se ritiene che le cause che le hanno originate siano banali.
Piuttosto è consigliabile cercare di capire i motivi profondi che hanno dato origine a tali paure.

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