Drogati di cibo.. perchè a certi cibi non si riesce a dire di no

Creato il 03 maggio 2013 da Giunone33

Da Vanity Fair:

Nel mondo anglosassone le definiscono food addiction, dipendenze da cibo, e sono una realtà all’ordine del giorno. Esistono i “mangiatori anonimi” e molte star hanno fatto coming out dichiarando le proprie manie commestibili, a Hollywood più frequenti ormai della marijuana.

Oprah Winfrey ha confessato pubblicamente il suo difficile rapporto con il cibo, e come negli episodi di binge eating fosse capace di ingurgitare un intero pacco di merendine farcite. Kristie Alley ha immortalato in un reality show la sua perenne battaglia con la bilancia e il Dr. Oz ci dedica una puntata sì e una no della sua trasmissione.

Senza addentrarsi nel campo delle patologie (tanto serie da meritare un approfondimento di altro tipo rispetto a questo) i casi come questi sono in aumento, e non solo perché c’è la crisi e la felicità la si riesce a trovare solo in un morso di dolcezza.

Snack, junk-food e merendine vengono progettati per essere talmente buoni, da non poter smettere di mangiarli.

Fastfood, snack, caramelle, cibi precotti, bibite e merendine sono i grandi accusati, sempre più economici, diffusi e studiati da fior fior di ingegneri e centri ricerca per essere talmente buoni da non poterli smettere di mangiare. Mangiami!
L’uomo ha sviluppato durante l’evoluzione la capacità di distinguere attraverso il gusto, come qualunque animale, fra buono, salutare e velenoso. Dolce e salato sono i sapori della sopravvivenza, acido e amaro quelli da cui diffidare, se non in piccole dosi. Dopo migliaia di anni i nostri gusti “biologici” sono rimasti i medesimi, ma non la capacità di procacciarci cibo altamente dolce, salato e grasso, un tempo raro e prezioso, oggi su qualunque scaffale e pronto da addentare. Il mix di queste componenti sono il segreto del successo di snack e piatti pronti, giudicati perfetti dal nostro cervello e dalla nostra bocca, “ingannati” da super-sapori che mandano un solo messaggio,  mangiami!

Choco-addicted
Hamburger soffici e appetitosi, patatine croccanti e saporite, dolci cremosi e ricchi di cioccolato….
Nonostante la nascita del junk-food resta il cioccolato il cibo più desiderato dalle donne, in qualunque sondaggio. E c’è una ragione non solo gustativa.
Il cioccolato è una sostanza ricca di grassi, fondente al palato, capace di liberare serotonina e quindi di renderci davvero più felici: naturalmente perfetto. Le donne lo cercano, per puro istinto, proprio nei periodi di sbalzi ormonali dovuti al ciclo mestruale o nei mesi invernali, più bui e sedentari, come una inconscia compensazione, persino benefica a piccole dosi.
Ma cosa succede quando i produttori di cioccolato progettano in laboratorio un super-cioccolato ancora più desiderabile? La natura smette di fare il suo corso.
Una fame scientificamente insaziabile
In un recente reportage del giornalista del The New York Times Michael Moss, ora anche un libro, sono venuti alla luce i dietro le quinte dell’industria alimentare e i trucchi del mestiere con cui il cibo che mangiamo viene progettato non solo per essere apprezzato, ma per essere talmente buono da innescare una fame scientificamente insaziabile. Non solo a livello di gusto, il cibo che acquistiamo viene studiato per il rumore che emette durante la masticazione, per il suo rapporto con lingua e palato, per essere saporito in superficie, immediatamente buono anche senza essere masticato, e velocemente deglutito quindi per lasciar spazio ad un nuovo boccone. Fantascienza.
Gli snack vengono progettati anche per non avere alcun apporto proteico, che genererebbe senso di sazietà, ma per essere programmaticamente calorie vuote, e quindi non registrate dall’organismo come nutrienti – unica via per garantirsi un consumo oltremisura. Per finire gli additivi, o aromi naturali, con cui mascherare quello che abbiamo davvero in mano e renderlo appetibile.

Come spegnere l’ultima sigaretta
Economici, già pronti, buoni, i cibi pronti sono talmente perfetti da ingannare mente e corpo, e da dare in un certo qual modo dipendenza, psicologica anche se non fisica ovviamente.
Terapia, rehab, pillole? Le scuole di pensiero sono diverse e i terapisti americani consigliano innanzitutto di dare un taglio netto alla scorretta alimentazione, un po’ come spegnere l’ultima sigaretta . Evitare di avere fame o sete, facendo piccoli pasti e garantendosi una corretta idratazione, per non abbandonarsi a snack e bibite gassate al primo languorino. Fare movimento infine, per liberare serotonina ed endorfina senza bisogno di chili di cioccolato – con un po’ di palestra, una camminata, o qualcosa di più divertente, magari a due e molto più appagante di un pacchetto di patatine.
Se il sesso va d’accordo con il cibo, (anche) in questo caso finisce per essere il miglior antidoto…



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