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Drunken Robot Pornography – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 08/05/2014

Cover Drunken Robot Pornography

PC TESTATO SU
PC

Genere: , Sparatutto

Sviluppatore:

Produttore: Dejobaan Games

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 19/02/2014

VISITA LA SCHEDA DI Drunken Robot Pornography

Pro-1Concept geniale, almeno sulla carta... Contro-1... Le sessioni prolungate purtroppo non si rivelano altrettanto appaganti

Pro-2La connettività con le feature di Steam è salda e ben integrata... Contro-2... Ma si avverte la mancanza di una modalità multigiocatore

Pro-3Presentazione e stile in generale da oscar Contro-3Non contiene effettivo materiale pornografico!

Dopo la decaduta degli FPS Arena in favore degli sparatutto più commerciali, entrati oramai nell’ottica comune come “tradizionali”, Quake annegò il suo sconforto nell’alcool, sviluppando uno strano feticismo per la robotica e i danmaku nipponici. Da questa sinistra alchimia nacque Drunken Robot Pornography, sviluppato dai ragazzi di Dejobaan Games, già autori di opere bizzarre come AaaaaAAaaaAAAaaAAAAaAAAAA!!! for the Awesome. Il nome della produzione indie è di suo tutto un programma, ma non è che la punta dell’iceberg: il titolo amalgama infatti lo schema di controllo e la frenesia di uno sparatutto in prima persona old-school, come Quake per l’appunto, con una formula di gioco che si rifà ai più infami bullet hell, ammantando lo schermo di missili, proiettili e laser di ogni tipo seguendo pattern più o meno regolari, in arene multidimensionali contro giganteschi robot da smontare pezzo dopo pezzo a suon di blaster. Non è meraviglioso?

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THEY GAVE ME FEELS, SO I BURNED THEIR HOME

Spesso e volentieri titoli validi tendono a giocare le carte migliori per ultime, trascurando le fasi iniziali, o comunque non mostrando sin da subito il proprio potenziale, vuoi per un ritmo lento o la necessità di introdurre gradualmente le meccaniche alla base del gameplay; nel caso di Drunken Robot Pornography ciò è l’esatto opposto, anzi è sufficiente il primo avvio per essere ben al corrente della follia che imperversa tra i file di sistema, a partire dall’esilarante brano techno-rap del menù principale, che ancora non riusciamo a toglierci dalla testa. A giudicare dalla semplice struttura a livelli, il titolo Dejobaan Games ricorda quasi una mera boss rush in un contesto futuristico, e invece gli sviluppatori si sono prodigati per cucirvi intorno un comparto narrativo in linea con la filosofia della loro creatura, rendendo il tutto ancora più fuori di testa. Il protagonista della nostra storia è un tale di nome Reuben Matsumoto, proprietario di un bar nella città volante di Boston con la passione per i robot. Un giorno ha la brillante idea di installare un chip empatico nel suo barista, Tim, per migliorare il suo rapporto con i clienti, ma ovviamente quest’ultimo si ribella al suo proprietario, fugge dal locale dandogli fuoco e portandosi dietro gli altri 12 lavoratori, e ora minaccia di distruggere la città con il suo esercito di robot; senza più una dimora, a Reuben non resta che indossare jetpack e braccio cannone à la Metroid per rimediare ai suoi errori e vendicarsi. I progressi nella campagna saranno quindi scanditi dalle continue mail intimidatorie di Tim e dai dialoghi nonsense tra Reuben e il computer di bordo della sua tuta, brevi sketch botta e risposta piuttosto divertenti e ideali per scaricare la tensione tra una battaglia e l’altra, tra massime in stile Duke Nukem, innuendo e profonde riflessioni sulla chiusura del gas, nulla di epocale come in un Borderlands o un Saints Row a caso, ma “calzanti”.

L’obiettivo dei 52 livelli di cui è composta la modalità principale alterna la distruzione sistematica dei titani a schermo e il raggiungimento di una determinata soglia di punti, un minimalismo disarmante che nasconde tuttavia una cura certosina per il level design, a sua volta concettualmente semplice, sebbene molto variegato nella forma e nell’approccio. Di norma, basta mettere piede nell’arena per scatenare un vespaio, tra dozzine di minion generati all’infinito e in ogni direzione e il fuoco incessante dei boss, fattori che richiedono una precisione chirurgica negli spostamenti e riflessi fulminei, senza contare il time up incombente e una barra salute fin troppo volatile. Ad aiutarci avremo fortunatamente diversi tool niente male, come i quattro power-up offensivi, che si sommano al fuoco primario, e gli oggetti monouso assegnati al tasto destro del mouse, tra cui esche olografiche, scudi, smart bomb, e l’adorabile cannone orbitale dell’amicizia; anche così il trial and error è una variabile frequente, è difficile spuntarla per il meglio senza una buona conoscenza della conformazione del terreno, ma facendoci il callo e sfruttando al massimo tutto quello che passa il convento le soddisfazioni non mancano, merito anche delle leaderboard online, che invogliano a rimboccarsi le maniche per migliorare i propri record. E poi c’è la parte migliore del gioco, i titani: si tratta di boss fight particolari, in cui non dovremo limitarci a infliggere quanti più danni possibili, bensì smontare pezzo dopo pezzo il robot nemico, partendo dagli arti fino a risalire al nucleo; talvolta nel trambusto causato dallo scoppio sincronizzato di più componenti non si capisce assolutamente nulla, eppure bersagliare un colosso metallico (o una ragnatela metallica, considerato il design pittoresco) mentre lo si aggira e si approfitta dei suoi punti ciechi è uno spasso, contrattacchi permettendo.

Tutto divertente finché si spara a raffica distruggendo qualunque cosa sul proprio cammino, ma quando è il giocatore a incassare? Purtroppo, l’impostazione del gioco rappresenta tanto uno dei suoi tratti salienti quanto il suo limite più evidente. L’utilizzo della visuale in prima persona in un contesto sparacchino che strizza l’occhio agli shmup è sicuramente affascinante, e sulle prime, complice una curva di apprendimento ripida ma accomodante, ci si infervora come non mai da questo binomio fenomenale, almeno sulla carta, tuttavia la pratica si rivela ben diversa, soprattutto quando ci avviciniamo allo scontro finale e il tasso di sfida è al suo apice. Titani multipli, munizioni sempre a secco, veri e propri stormi di proiettili e droni kamikaze, riuscire a tenere l’intero campo sotto controllo è impossibile, il radar non è consultabile talmente sembra un durian, e succede fin troppo spesso di perdere vita, o peggio schiattare, senza essersi neanche resi conto da dove provenisse il colpevole; questo perché si riescono a visualizzare solo i 90° di fronte a sé, ma occorre una consapevolezza a 360° per poter rispondere con prontezza, come nei veri bullet hell con telecamera dall’alto dopotutto, e questo rende le partite più accese decisamente frustranti, specie se miriamo a completare uno stage senza subire danni o nel minor tempo possibile. Il punto è: si sarebbe potuto fare di meglio? Difficile dirlo con certezza, Drunken Robot Pornography è un esemplare più unico che raro, persino nei server più affollati di Serious Sam o Unreal Tournament non abbiamo mai visto così tanto plasma vagare libero, e tolto il garantire quanta più libertà di movimento, sia a livello di controlli che vie di fuga, compito assolto nel migliori dei modi da parte degli sviluppatori tra l’altro, francamente non abbiamo idea di come ovviare a questa lacuna, se si può definire tale. Problema insito nel concept stesso? Certo, memorizzando ogni pattern e limando le proprie abilità si può addomesticare il gioco, ma non aspettatevi di farlo senza bestemmie, inoltre siamo sicuri che molti rinunceranno nell’impresa. Fascino old-school?

DRUNKEN ROBOT BATTLE ROYALE!

Sebbene il titolo abbia a disposizione fondamenta ideali per ospitare un’infrastruttura online di tutto rispetto, si tratta di un’esperienza esclusivamente single-player, ciononostante Dejobaan Games si è assicurata che il titolo abbia il supporto necessario per calamitare l’attenzione dei giocatori a lungo. Le classifiche in tempo reale sono da sole un buon incentivo, ma non è tutto: tra le voci del menù figura anche un editor collegato al Workshop, tramite cui creare arene e titani da convidere con la community, e la Drunken Robot Battle Royale (guardare il trailer almeno una volta al giorno è d’obbligo), che propone settimanalmente una nuova sfida, con tanto di resoconto in diretta ogni martedì su Twitch e link al forum dedicato di Steam, un piccolo HUB a sé stante che attirerà senz’altro gli utenti più competitivi. Tra i vari extra troviamo infine la versione integrale di Inago Rage, antenato nonché prototipo di Drunken Robot Pornography, sviluppato dalla stessa software house.

Dal punto di vista tecnico, il gioco esibisce un motore grafico snello e leggero per l’hardware, caratterizzato da modelli poligonali semplici e colori vivaci, che non lesina affatto sugli effetti speciali, mantenendo comunque un frame rate stabile, un traguardo già più che sufficiente; c’è poca potenza, ma tanto stile. Ottima la colonna sonora, la tracklist spazia tra numerosi generi senza fare distinzioni, quasi a caso a dire il vero, tra pop, dubstep, metal, techno, addirittura country e classica; non tutte lasciano il segno, ma data la varietà non possiamo lamentarci. Oh, e non dimentichiamo il tema principale…

Drunken Robot Pornography – Recensione IN CONCLUSIONE
L'idea funziona, il gioco diverte, i contenuti ci sono, cosa frena dunque Drunken Robot Pornography? Il livello di difficoltà elevato e talvolta scorretto? La rigiocabilità incentrata sui soli high-score? L'estremo tasso di epicità inadatto ad essere percepito dalle masse!? Ni, cioè il titolo Dejobaan Games risente sicuramente dei difetti appena elencati (salvo l'ultimo punto s'intende), ma la fonte del nostro disappunto è da ricondurre probabilmente alle perplessità in calce alla recensione, e cioè una formula di gioco che non riesce ad armonizzare come dovrebbe due generi simili come concept ma antistanti sul profilo ludico, rendendo alcune sessioni una vera seccatura. Non svetterà tra gli FPS Arena, né tra i bullet hell atipici, ma la sua natura ibrida gli conferisce un certo fascino, inoltre presenta un discreto margine di miglioramento, che auspichiamo in un'eventuale sequel. Consigliamo il titolo dunque agli amanti delle sfide o in cerca di qualcosa di fresco e stiloso, e se l'idea di fronteggiare mech giganteschi vi alletta, Drunken Robot Pornography fa al caso vostro. No, niente porno, spiacenti. ZVOTO 7
Voto dei lettori7
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