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Dubbi amletici da spiaggia

Creato il 01 aprile 2012 da Albino

Leggevo da qualche parte (purtroppo non ricordo dove) una teoria/studio molto interessante che lega l’avversione al rischio al livello di educazione.

Questo studio dimostrerebbe come un maggior livello di istruzione porta una persona a ragionare in maniera più analitica, e questa nuova “forma mentis” tende a razionalizzare e quindi evitare i rischi.

Cosa significa questo in soldoni? Beh, innanzitutto che in teoria più uno studia e più ha la tendenza a cercare il “lavoro sicuro”, con meno rischi e meno sbattimenti. Dall’altra parte, sembra che un imprenditore tenda ad avere meno successo man mano che il suo livello di istruzione aumenta, in quanto sarebbe meno propenso a “mettersi in gioco”.

Nessuno di voi ha mai sentito parlare di questa cosa? Se si, scrivetemi un commento o una mail.

Più ci penso e più mi spiego come mai il livello medio d’istruzione dell’imprenditore veneto varia tra la quinta elementare e la terza media. Mi spiego come le nuove generazioni “più studiate” non siano in grado di performare come i genitori. Mi spiego come mai l’Italia di oggi sia così in crisi. Mi spiego come mai una volta ci si tirava su le maniche mentre oggi lo sport più in voga sembra sia quello di lamentarsi. (pure io, eh)

Dite che sia possibile che non siamo più in grado di prendere rischi, che vogliamo tutti il lavoro dipendente, comodo, magari meno soddisfacente ma con meno rischi? In fin dei conti pure io me ne son venuto fin qui in Australia pur di avere le condizioni di lavoro che dico io… anche se a ben pensarci la cosa più redditizia dopo la laurea sarebbe stato mettersi in proprio, magari a fare il piastrellista, o il pittore (di pareti, non di quadri). Dicevo: voglio fare quello per cui ho studiato. Ma in fondo, diciamolo, ha senso limitarsi a fare per tutta la vita quello che si e’ deciso di dover fare a 19 anni?

Che dite?


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