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Due al prezzo di uno: recensioni "The Cell" e "Ladri di cadaveri"

Creato il 28 febbraio 2016 da Giuseppe Armellini
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Ieri ho visto due film.
Credo sia la prima volta in 7 anni di blog e una delle poche in tutta la mia vita.
non riesco a vedere più di un film al giorno, anzi, anche uno ogni due giorni è troppo per me (credo che la media di questi 7 anni sua uno ogni 3 giorni e mezza, due a settimana quindi).
Siccome non sapevo se non recensirne nessuno dei o recensirli entrambi in maniera estesa (come tutte le altre recensioni insomma) preferisco scrivere meno di ognuno ma farli tutte e due. Anche perchè oggi poi mi aspetta El Club al cinema e rimarrei troppo indietro...
THE CELL
Tarsem Singh è uno dei registi più visionari, estetizzanti e "belli" del pianeta. Il suo capolavoro, The Fall, è qualcosa di straordinario. Chi mi segue sa quanto l'abbia amato, così tanto da portarmi a scriverne anche un altro post oltre alla recensione. Che strano adesso ritornare al suo esordio, nel 2000, e trovarci dentro così tante cose di The Fall...
Il prologo con lo stesso identico deserto (anche le inquadrature), la nave, il sangue, i vestiti sfarzosi e meravigliosi, addirittura le scale tipo Escher, il mondo altro dentro la testa, l'immaginazione, il cavallo, i bambini, alcune "architetture".
The Cell è il Silenzio degli innocenti girato alla The Fall.
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Con l'enorme film di Demme ha molti punti in comune. Lo stesso serial killer appare come una versione solo più muscolare di Buffalo Bill. Per il resto perversioni molto simili, sempre nudo, movimenti identici, persino stessi capelli. A proposito dei capelli credo che Singh abbia voluto questo look per togliere l'ottimo D'Onofrio dalla prigione di Palla di Lardo.
Ma se il primo. il film di Demme dico, aveva una sceneggiatura impressionante per caratterizzazioni, plot ed atmosfera, l'esordio di Singh invece ha una storia e dei personaggi che sono soltanto poco più di un pretesto per scatenare la sua meravigliosa, incontrollabile visionarietà. L'idea di entrare nella testa altrui (certo, vengono in mente Nightmare e Paprika di Kon) permette al regista di origini indiane di sbizzarrirsi come vuole, senza alcun legaccio o problema di coerenza e credibilità.
E il suo mondo è un mondo meraviglioso. Forse persino troppe cose, troppe facce del killer, troppe ambientazioni. In realtà, anche se ci troviamo davanti ad un mondo solo di "fantasia", si deve comunque rispettare una certa cura psicologica del plot (in quel mondo bisogna trovare i traumi che hanno fatto diventare quell'uomo un mostro e sapere dove intervenire per aiutarlo).
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Il movimento di macchina sul violento "battesimo" del bambino è da perderci la testa. E poi le tre donne dalla bocca spalancata, il cavallo sezionato (entrambe le scene, mi dicono, sono espliciti rimandi ad opere d'arte), il bellissimo triplo montaggio parallelo finale (con il detective nella cisterna, la base scientifica con l'assassino che sussulta, il sogno dove la Lopez sta annegando il bambino mentre il mostro muore, magnifico), sono tante le scene da rimanerne abbagliati.
Anche se, paradossalmente, la sequenza più suggestiva avviene nel mondo reale, con quella specie di stupro appeso alle catene, terribile.
Per il resto una storia abbastanza basica con dei passaggi narrativi confusi (la razza del cane, ad esempio, o come vaughn abbia la certezza del luogo in cui ritrovare la ragazza). Con la stessa struttura, sequenza visionarie a parte, meglio il coreano The Chaser
voto 7
LADRI DI CADAVERI
Che buffo...
In un giorno ti vedi, senza nemmeno rendertene conto, il primo film di un regista e l'ultimo di un altro.
Tra l'altro più passa il tempo e più credo che questo (2010) possa essere definitivamente l'ultimo film di un regista che ha fatto la storia del cinema, o almeno del cinema "cult", John Landis.
Ed è sempre il solito Landis, quello pieno di humour nero che prova a divertirsi e divertire.
Ambientato nella Edimburgo del 1828 il film parla delle malefatte compiute da una coppia di truffatori che, per caso, scopre un nuovo business, quello di portare dei corpi morti alla facoltà di anatomia del paese in cambio di parecchie sterline.
Inizialmente trovano un uomo morto di suo, poi ne finiscono uno morente e poi son costretti ad iniziare ad ammazzare quelli vivi e vegeti...
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Splendida la ricostruzione ottocentesca, con i sempre bellissimi borghi "inglesi" (il film richiama molto quel grande film che fu From Hell), le bettole, le università, i teatri.
Simon Pegg, Tom Wilkinson, il Serkis di Gollum, addirittura Tim Curry e Christopher Lee, partecipano un pò tutti a questo macabro divertissement di Landis.
E se l'atmosfera è sempre molto affascinante, se le scene divertenti non mancano, è anche vero che il film pare sempre un pò troppo uguale a sè stesso, privo di guizzi o evoluzioni.
Interessante però come nel film vengano fatte confluire, magari in modo poco accurato e documentato ma comunque interessante, molte scoperte dell'epoca, dalle prime fotografie alla nascita delle onoranze funebri, dall'evoluzione degli studi sull'anatomia dell'essere umano a Darwin.
Per il resto il corpo decomposto presentato in aula magna, quello a 90° del vecchietto morto, il grassone, la scena di sesso che serve a pensare, la scogliera, di momenti riusciti e visivamente molto carini ce ne sono tanti.
prezzo uno: recensioni
Anche qua, come in The Cell, il plot non brilla di certo, con tutta la vicenda laterale del teatro delle donne un pò buttata là ad esempio.
Insomma, un Landis certamente minore ma un film che, almeno per le ambientazioni, vale tutta l'ora e mezza passata
( voto 6,5 )

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