Oggi, il Codice di Hodgkin compie due anni e credo sia ora di trarre qualche conclusione.
Il punto fondamentale è che, senza questo blog, io non so davvero a che punto sarei con la mia guarigione.
Quando ho deciso di iniziare a scrivere qui, io non ero minimamente consapevole del potenziale della blogterapia. Non ero nemmeno pienamente conscia del fatto che, qualsiasi cosa fosse, ne avevo un bisogno disperato. Sapevo solo che non ero una persona serena e non capivo perché. Attribuivo il mio malessere a circostanze e persone che colpe non avevano.
Poi è arrivato questo post scritto a quattro mani con Sissi per il suo blog e…ho iniziato a capire. Quando Sissi mi consigliò di visitare Oltreilcancro, rimasi folgorata. Fu tutto chiaro. Avevo bisogno di comunicare. La verità era che i miei tentativi di comunicazione erano stati castrati da coloro che io desideravo divenissero i miei confidenti. Mi era stato detto, ad ogni mio tentativo, di stare buona, di dimenticare, di non non pensarci più, di non indugiare sull’argomento. Le mie sofferenze venivano sminuite, il vomito dimenticato, la stanchezza non era mai esistita, i commenti come “ma sì, alla fine pensavamo sarebbe stato peggio” fioccavano. Non uno di loro si comportava così con cattiveria, questo no. Mi rendo conto che, dall’esterno, il pensiero può essere questo anche se si riferisce ad una persona cara. Ciò non di meno, io mi sono sentita castrata, ferita. Non riuscivo a spiegare loro perché per me parlare fosse così importante. Mi sentivo tradita. Di nuovo. Tradita quando i miei sintomi e le mie richieste d’aiuto venivano ignorate. Tradita quando avevo bisogno di scendere a patti, ancora praticamente ragazzina, con una faccenda molto più grande di me che mi avrebbe accompagnato per sempre. Iniziavo a pensare che avessero ragione loro, che l’esagerata fossi io. Inoltre, l’aggravarsi della malattia di mia madre e la sua morte, così vicina alla mia guarigione, non semplificarono certo la situazione.
Quando ho trovato le altre cancer bloggers, per me si è aperto un universo di condivisione. Non ero sola. Non ero sola. Eravamo in tante, molte di noi lamentavano i miei stessi problemi, avevamo condiviso molti pensieri e molte esperienze. Potevo parlare ed essere capita.
Quando ho aperto il Codice, dicevo, il suo potenziale non mi era chiaro. Lessi brevemente gli altri blog e ne aprii uno anche io, così, di slancio. Fu come comprare un vestito senza provarlo, solo perché lo si è visto addosso ad altre cui sta benissimo e…scoprire che slancia anche te!
Non è stato facile, specialmente all’inizio. Raccontare i lunghi mesi di sofferenze pre-chemio non mi è stato facile. Mi è costato molto. Ma mi ha anche liberato. Ha liberato me e ha fatto comprendere a pieno il mio punto di vista a coloro che pensavano che i miei guai fossero finiti da tempo, finiti con l’ultima infusione, quella del 3 aprile 2006. Attraverso il blog ho ritrovato me stessa e tutti loro.
Attraverso il blog, ho realizzato anche un sogno che custodivo gelosamente in un cassetto chiuso a tripla mandata sin dall’infanzia: scrivere un libro. Riflettevo, ultimamente, su una delle tante ironie della vita. Per guarire dall’esperienza più dura e massacrante della mia vita, dovevo realizzare il mio più antico e timido desiderio: quello di scrivere. Sono grata anche per questo.
E sono grata anche per tutte le persone con cui il blog mi ha messo in contatto. Persone speciali, che mi hanno insegnato che non devo chiedere scusa a nessuno se sono viva, nemmeno a chi ha perso una persona amata a causa del cancro. Persone che condividono con me i loro pensieri, che mi scrivono, che con me si fanno una risata.
Per questi motivi e per altri ho ancora ho così bisogno di questo blog. Perché è terapeutico, perché mi ha aiutato tanto. Negli scorsi giorni, a causa di un problema del server, per circa 18 ore non mi è stato possibile accedere al blog. E’stato come rimanere chiusi fuori casa.
Oggi si festeggia il secondo compleanno del Codice e io ringrazio questo blog, che ormai sembra quasi qualcosa di altro rispetto a me – quasi vivesse una vita sua – e ringrazio tutti voi che da due anni siete qui con me. Grazie dal profondo del mio cuore.
Già che ci siamo, ho buone notizie per festeggiare: le analisi vanno bene al 98%: io e la dottoressa pensiamo che posso fare più o meno tutto quello che voglio.