Oggi questo blog compie due anni. Mi sembravano di più, lo ammetto, eppure il primo post è datato proprio 13 novembre 2012. Forse è perché covavo da molto tempo l’idea di aprirlo, o più probabilmente perché la traduzione editoriale mi accompagna da quando ho finito l’università, anzi, da quando c’ero ancora dentro, da quel corso tenuto da Angelo Morino e Vittoria Martinetto che mi ha fatto capire che cosa volevo diventare “da grande”. In un corso di laurea pieno di esami che mi lasciavano insoddisfatta, se non scoraggiata (“scordatevi di diventare traduttori letterari!”), quelle lezioni sono state per me un faro, una conferma che il mio amore per i libri, per le lingue e per la scrittura poteva trasformarsi in qualcosa di più. Da quel momento in poi ho assorbito come una spugna tutti i consigli che mi sono stati dati, tutte le dritte, le correzioni, le batoste, e ho cercato di condensarle in parte in questo spazio virtuale.
Grazie a questo blog e alla relativa pagina Facebook ho cominciato a collaborare con La Matita Rossa, ho conosciuto altri traduttori e tantissimi aspiranti tali, mi sono resa conto che ciò che do per scontato non è scontato affatto, ho imparato e mi sono chiarita le idee, ho dato e chiesto pareri, mi sono appassionata sempre di più a un mondo affascinante e burrascoso, e soprattutto ho trovato la forza di non arrendermi allo scoramento.
Oggi il blog ha quasi sessantamila visite, 2060 fan su Facebook e 263 follower via e-mail. Un esercito di persone appassionate con un sogno grandissimo, a dimostrazione del fatto che, per quanto bistrattati, i traduttori non sono affatto invisibili. C’è tutto un mondo di persone in grado di riconoscere una buona traduzione, di scandalizzarsi di fronte alle tariffe da fame, di farsi valere, di lottare per fare quello che vogliono veramente, nonostante tutte le difficoltà.
Forse la mia è una visione un po’ troppo romantica: l’editoria oggi è in crisi, i lettori sono in calo, le case editrici falliscono, non pagano, traducono sempre meno, fanno proposte indecenti. Ma almeno oggi lasciatemi sognare un po’, lasciatemi credere che il lavoro culturale un giorno verrà riconosciuto e apprezzato, in termini sia morali sia economici. Perché sognare è bello, ma potersi permettere di vivere del proprio lavoro lo è ancora di più.
Auguri al mio blog e in bocca al lupo a chiunque voglia intraprendere questo meraviglioso mestiere: alla vostra!