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Due anni di interdizione per Berlusconi

Creato il 19 ottobre 2013 da Molipier @pier78
Due anni di interdizione per Berlusconi Ivan Lagrosa Ivan Lagrosa vedi altri articoli 19 ottobre 2013 19:20

In attesa che la Giunta del regolamento del Senato si riunisca per sciogliere il nodo sulla modalità di voto per la decadenza del senatore Silvio Berlusconi (voto palese o voto segreto), in attesa che venga successivamente calendarizzato il voto sulla decadenza in aula, la Corte di Appello di Milano ha sancito che la pena accessoria relativa al processo Mediaset, nei confronti di Berlusconi, sia pari a due anni di interdizione dai pubblici uffici.

Due questioni diverse, quella del voto in aula e quella dell’interdizione, che però hanno lo stesso effetto: Berlusconi fuori dai pubblici uffici e quindi non candidabile. Come ha detto lo stesso Ghedini, uno dei legali di Berlusconi, a termine del processo, sono “due pene accessorie per la stesso cosa”.

Il voto in aula riguarda l’applicazione della legge Severino, la quale prevede la decadenza da senatore o deputato per chi abbia ricevuto condanne con pene pari o superiori a due anni di reclusione e sei successivi anni di incandidabilità che, come fa notare il ministro Quagliariello, sono il triplo di quanto ha deciso la Corte di Appello.

I due anni di interdizione dai pubblici uffici decisi dalla Corte di Milano sono invece la pena accessoria, che si va ad aggiungere alla pena principale: quattro anni di reclusione per frode fiscale.

Inizialmente la Corte di Milano aveva sancito che gli anni di interdizione fossero cinque, come previsto  dalla legge ordinaria. La Cassazione aveva invece successivamente stabilito che questa pena accessoria fosse da rideterminare in quanto andava applicata la legge speciale relativa ai reati fiscali (che prevede un massimo di tre anni di interdizione) e non quella ordinaria.

Tutto risolto quindi? Niente affatto. La difesa di Silvio Berlusconi ha già fatto sapere che ricorrerà (nuovamente) in Cassazione per chiedere l’annullamento della pena accessoria.

Il filosofo Nietzsche sosteneva che solamente il “super-uomo” era in grado di accettare l’ipotesi che tutto ciò che ci accade si ripeta senza fine, accettando quindi il dolore, le sofferenze e le delusioni che la vita comporta. Tutti gli altri uomini, di fronte a questa ipotesi di “eterno ritorno”, erano invece spaventati e terrificati.

Siamo pronti a rivivere una sentenza definitiva della Cassazione, con tutti i risvolti politici che questa comporta? Siamo uomini comuni o “super-uomini”?

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