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Due chiacchiere con Andrea Meneghin

Creato il 12 settembre 2010 da Basketcaffe @basketcaffe

menego Basket Caffè ha incontrato in esclusiva uno dei miti della pallacanestro italiana che ha fatto la storia tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000: Andrea Meneghin. Il figlio del grande Dino è allenatore della formazione under 19 della Pallacanestro Varese, squadra che in questa seconda settimana di settembre era impegnata nel Torneo “Alberto Riva” di Giussano (Monza e Brianza), evento pre stagionale che mette di fronte le migliori formazioni giovanili della zona. Andrea si è calato in pieno nella parte di coach: per i suoi ragazzi è una guida. In campo si fa sentire, con il carisma che si ritrova trasuda personalità, è presente e suoi giovani pendono dalle sue labbra. Fuori dal campo, guida anche il pulmino della squadra: che volete di più?
Andrea si mostra disponibile da subito a scambiare due battute, su di lui, sul basket italiano e sulla Nazionale di Simone Pianigiani. 15 anni di carriera sul parquet, dal 1990 al 2005, quasi tutta spesa a Varese, e due stagioni alla Fortitudo Bologna. Un palmares che dice Scudetto e Supercoppa Italiana con Varese nel 1999 insieme a Pozzecco, De Pol e Recalcati in panchina, e l’oro Europeo di Parigi nel 1999 con l’Italia di Tanjevic. Ora però, fa l’allenatore a tempo pieno. “Faccio l’allenatore a tempo pieno, nelle giovanili, alleno la squadra Under 19. Ho iniziato tre anni fa con i ragazzi di 14 anni, poi under 15 due anni di fila, asistente con under 17 e under 19 per imparare un po’ - ha detto il Menego -. No, con la prima squadra ora non faccio nulla. Ho fatto qualcosa il primo anno, quando allenavano due miei ex compagni, Cecco Vescovi e Veljko Mrsic“.

Ma i suoi ragazzi non risentono del “personaggio” Andrea Maneghin? “Sono abituati a vedermi da sempre e quindi non si è creato questo tipo di rapporto. Posso quasi dire che sono cresciuti con me, li conosco da quando erano piccoli. Non c’è alcun tipo di timore“. Di giocare, purtroppo, non se ne parla più. Ha giocato, più per divertimento che per altro, in C2 a Daverio nel 2006-2007, ma il problema all’anca non gli ha dato tregua e lo ha costretto a smettere del tutto: “Non, non gioco più. Non ce la faccio, non ho la struttura fisica per giocare“.

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Abbiamo poi chiesto ad Andrea come vede la situazione a livello giovanile della pallacanestro italiana, e lui, con grande franchezza, punta dritto il dito contro il calcio… “Il problema è che ci sono pochi giocatori. D’altronde l’Italia è la patria del calcio. Per questo motivo, se c’è qualche elemento davvero buono, lo si nota subito, si crea grande competitività e pressione mentre prima c’era più spazio per i giovani, c’era anche più tempo per crescere ed imparare dai veterani. Prima c’era più tempo per maturare. Oggi quei pochi che spuntano vengono subito considerati dei fenomeni, mandati allo sbaraglio e caricati di grandi responsabilità“.

Come ha visto la Nazionale di Pianigiani? “Nelle ultime gare si è visto che i ragazzi hanno avuto un approccio molto positivo. Hanno trovato la giusta testa per affrontare le qualificazioni - dice Andrea -. Nelle prime gare c’era un po’ di paura, forse uno strascico della delusione dell’estate passata. Il gruppo è sicuramente molto valido. In più, con la fortuna della qualificazione diretta all’Europeo grazie all’allargamento a 24 squadre, non saremo costretti ad affrontare partite molto delicate la prossima estate con i giocatori che potrebbero non essere nelle migliori condizioni fisiche“.

Non nasconde qualche critica sui due “americani” Bargnani e Belinelli: il Menego non crede sia stato un problema di motivazioni. “Non credo sia una questione di “testa”, perchè se giochi in America nel miglior campionato del mondo, contro i più forti giocatori del mondo, fa un po’ ridere parlare di “maggior convinzione”, o “più concentrazione”. Hanno fatto bene, a prescindere dal loro valore che è indiscutibile: quest’anno sono riusciti a dimostrare quello che valgono veramente, a differenza invece degli anni scorsi dove non sono riusciti a proporsi ai livelli che competono loro. E questo purtroppo, essendo loro personaggi con grande visibilità, ha generato ulteriori pressioni e ulteriori critiche, che loro hanno respinto magari andando oltre quello che realmente pensavano“. Il riferimento è chiaramente alle parole dello scorso anno di Bargnani all’indirizzo dell’allora ct Carlo Recalcati.

Ovviamente, già che c’eravamo gli abbiamo chiesto come vede il prossimo campionato di serie A. Nessuna sorpresa per Andrea Meneghin, che spera comunque in qualcosa dalla “sua” Varese: “Milano sta costruendo una buona squadra, Siena resta a mio avviso la formazione da battere, non sottovaluterei comunque Roma e la Virtus Bologna. Penso che queste quattro siano le favorite, con l’aggiunta magari della Benetton Treviso, che è una buona squadra. Varese, da tifoso e da persona inserita nella società che la vive tutti i giorni, spero possa partecipare ai playoff“.

E i Mondiali di Turchia? Chi li vince? “Spero la Turchia perchè sta facendo molto bene e perchè alla guida c’è Boscia Tanjevic. Mi è piaciuta molto anche la Lituania, che spero possa andare in fondo a giocarsi il titolo proprio con la Turchia“. Andrea ci ha risposto venerdì sera, quando ancora dovevano giocarsi le semifinali. Purtroppo per lui la Lituania si è fermata contro gli Usa di Kevin Durant, ma la Turchia del suo grande amico Boscia può ancora sperare di conquistare il titolo.

Grazie mille Andrea, in bocca al lupo per la tua carriera di coach!


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