Ciao a tutti.
Il mese di dicembre mi ha tenuto occupata molto in faccende private, così che ho trascurato di molto il blog, dove mi sono limitata a lanciare più che altro immagini, immagini che non ho certo fatto fatica a pensare, visto il periodo ricco di feste, ricorrenze e quant’altro…
Si sta chiudendo l’anno, il primo anno di vita di questa mia piccola rubrica che sto cercando di gestire con voi.
Mi dispiace che nessuno dei miei più o meno sconosciuti lettori abbia ogni tanto l’idea di scrivermi qualcosa che vada oltre le due parole o il semplice commento, difetto che mi risulta essere condiviso da molti, ma sono egualmente felice di tutte le vostre piccole e preziose considerazioni, soprattutto delle eventuali critiche che mi permettono di aggiustare il tiro, di riuscire ad avere un confronto preciso su determinati argomenti dettati dal caso o dai tempi.
Personalmente lascio un anno prezioso, un anno che mi ha portato nuova conoscenza, nuove occasioni, nuovi incontri, nuovi progetti; un anno che mi ha obbligato a bilanci non sempre positivi o sereni; un anno che mi ha chiamato a responsabilità, a scelte, a rischi.
In una società che sembra rincorrere i tempi moderni del nulla, della leggerezza, della precarietà e dell’apparenza, dove tutto è niente e niente vale qualcosa, io più che mai mi devo confermare nel pensiero che il tempo moderno è un bene prezioso solo se speso al servizio della tradizione, là dove per tradizione si vogliono solo intendere i valori dei sentimenti, quelli eterni, quelli immutabili, quelli che unici tengono in piedi gli uomini che grazie a questi pilastri invisibili quanto granitici riescono a superare tempeste ed uragani cataclismatici…
Amici carissimi, cosa voi sareste capaci di sacrificare per una vita trasparente, cristallina, all’insegna della chiarezza, del lindore, dell’onestà, della passione, della fedeltà e della coerenza?
Prima di rispondere occorre analizzare e soppesare le parole messe sul piatto: chiarezza, onestà, passione e coerenza, già queste quattro includono tutte le altre sopra indicate.
Ciò che è chiaro è anche trasparente, è anche pulito, che non vuol dire che non possa essere complesso; ci sono forme di complessità molto sottili ed argute che tuttavia mantengono il loro livello di chiarezza, cioè di messa a fuoco, di intelligibilità.
Questa chiarezza per emergere necessita di mezzi idonei, altrettanti diretti ed operati alla luce del sole.
Ogni nostro agire che viene tenuto nell’ombra per necessità di forza maggiore, di contingenza, di oscuramento subito e non voluto, sono null’altro che l’agire del rivoltoso che così opera per potere uscire dal buio, dall’anonimato, dal recinto fangoso in cui è stato rinchiuso e dimenticato.
Il rivoltoso esce dalla prigione appena ci riesce, appena ne trova l’occasione e la possibilità, per potere mettersi appunto sotto il chiarore dell’alba e potere camminare dritto là dove tutti lo possano vedere, e lo possano avvicinare, e lo possano incontrare.
Questo viene detto per far comprendere possibilmente il fatto che non si nasce rivoluzionari ma semplicemente lo si diventa un po’ per necessità, un po’ per destino, un po’ per idealismo.
Fino a che la rivoluzione non trova il suo giusto spazio, il suo giusto tempo, il suo giusto consenso, essa rimane qualcosa di incerto, di sacrificato, di inconcluso, di latente, di non dichiarato.
Trovando il suo spazio, tempo e consenso, il cambiamento fiorisce come un albero che affonda le sue prime ed incerte radici nella zolla che dovrà diventarne la dimora.
Il legame tra rivoluzione e tradizione è tanto forte quanto invincibile ed innegabile; che cosa è infatti rivoluzionario? Tutto quello che va contro il luogo comune, l’ipocrisia e lo status quo.
E nello stesso tempo che cosa è degno d’appartenere alla tradizione? Tutto quello che non viene scalfito dal tempo, dall’ipocrisia e dal becero status quo.
Ciò che appartiene allo status quo non è quello che la filosofia in quanto scienza della verità fa rientrare nella Tradizione, ma semplicemente quello che volontà di governo precise fanno conservare a difesa di interessi privati e parziali di cui il sistema politico non vuole il rovesciamento.
Dunque primo punto da mettere nella griglia della chiarezza:
Status quo = conservazione di interessi privati garantita dalla volontà politica;
Tradizione = valore immutabile che va conservato dal sentimento dell’agire umano
Facciamo esempi pratici: sono valori immutabili l’amore, l’amicizia, la solidarietà, l’uguaglianza, la libertà, la ricerca della verità, la bellezza…; sono realtà di natura conservative il matrimonio come ogni genere di associazione.
Non è l’aspetto associativo di per sé criminale o da criminalizzare; è criminalizzante l’uso che l’uomo arriva a farne di questi statuti, nel momento in cui sostituisce alla sua persona che viene impegnata nell’atto di assunzione delle responsabilità, lo stesso statuto che lo rappresenta, trasformando uno strumento di per sé sacro e carico di significato in uno strumento al servizio dell’apparenza, dell’ipocrisia e del vuoto/imperioso interesse, o delegando ad una formalità, per quanto grave, il proprio dovere affettivo.
Ecco l’espressione chiave: l’affetto è un dovere, è il primo dovere del matrimonio.
Il primo dovere del matrimonio non è il prendersi cura dell’altro secondo le proprie capacità e sostanze, ma è il donarsi affetto.
Nell’affetto c’è tutto, c’è il riso, il pianto, il silenzio, il canto, la solitudine, la compagnia, l’allegria, la tenerezza, il sorriso, le parole….
Ragionando per fantasia ci potrebbero essere status quo che nessuna rivoluzione desidererebbe sovvertire, a patto che potessero esistere in gran quantità associazioni che non fossero tali solo nell’apparenza ma bensì nella sostanza.
Il limite di ogni contratto è che suggella o pretende di suggellare sulla carta quello che dovrebbe nascere e rimanere scritto nel cuore.
E’ come se la legge prevaricasse la verità; è come se il diritto si mettesse al servizio della menzogna. E’ come se declassassimo la tradizione a vuoto becerismo.
Di pari passo ci sono rotture associative che sono tali più nell’apparenza che nella sostanza; come dire, non conta mai quello che sembra, conta sempre quello che è, da qualunque angolo lo si guardi.
E qui inizia la grande lotta; la lotta dei benpensanti e degli impiccioni e dei curiosi e dei falliti e dei curiosi e degli esseri insulsi e privi di talento che non avendo una vita privata propria di un certo interesse vanno ad occuparsi della vita privata del vicino di casa.
Lasciamo pure che questi omuncoli senza cervello e senza qualità cerchino di sbirciare dal buco della serratura; mentre che loro buttano via il loro inutile e assai poco prezioso tempo, qui si sta ragionando di cose serie, di cose solide, di cose che non hanno tempo d’attendere.
Come si è potuto notare sono stati inclusi nella tradizione tutti i sentimenti più rivoluzionari per eccellenza; l’amore, l’amicizia, la solidarietà, la libertà, la bellezza, la ricerca della verità…
Questo per sottolineare che c’è una possibilità di incontro tra ciò che viene ritenuto genericamente di destra e ciò che viene ritenuto genericamente di sinistra.
Ogni uomo, a qualunque sfera di pensiero appartiene, ha sentimenti d’amore, d’amicizia, di libertà, di bellezza e così via…; è il suo essere capace di concretizzarli nella propria esperienza di vita che fa l’ unica e determinante differenza.
Con questa breve riflessione che tocca la vita di ognuno di noi vi lascio nel 2010 per ritrovarvi, più appassionati che mai vicino al mio bisogno di scrittura ed al vostro bisogno di parole, nell’anno nuovo che sta per esplodere, come una meravigliosa stella cometa nel firmamento…
Auguri specialissimi a tutti.
Vi abbraccio
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