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Due chiacchiere di fine anno, tra le rovine degli uomini…

Creato il 28 dicembre 2010 da Dallomoantonella

  

Due chiacchiere di fine anno, tra le rovine  degli uomini…

Ciao a tutti.

Il mese di dicembre mi ha tenuto occupata  molto in faccende private,  così che ho trascurato di molto il blog,  dove mi sono limitata  a  lanciare più che altro immagini,  immagini che non  ho certo fatto fatica a pensare, visto  il periodo ricco di  feste, ricorrenze  e quant’altro…

Si sta chiudendo  l’anno, il primo anno di vita  di questa mia  piccola rubrica  che  sto cercando   di  gestire con voi.

Mi dispiace  che nessuno dei miei  più o meno  sconosciuti lettori  abbia  ogni tanto l’idea  di  scrivermi  qualcosa che vada  oltre le due parole o il semplice commento,  difetto che mi risulta essere condiviso da molti,  ma sono egualmente  felice  di tutte le vostre  piccole e preziose  considerazioni, soprattutto delle  eventuali  critiche  che mi permettono di aggiustare il tiro,  di riuscire ad avere un confronto   preciso  su  determinati argomenti  dettati dal caso o dai tempi.

Personalmente lascio un anno  prezioso, un  anno che mi ha portato  nuova conoscenza, nuove occasioni, nuovi incontri, nuovi progetti; un anno che  mi ha obbligato  a bilanci  non sempre  positivi  o   sereni;    un anno che  mi ha  chiamato   a responsabilità, a scelte, a rischi.

In una società  che sembra rincorrere  i tempi moderni  del  nulla, della leggerezza, della precarietà e  dell’apparenza,   dove  tutto è niente  e niente  vale  qualcosa,  io più che mai mi devo confermare  nel   pensiero  che  il tempo moderno  è un bene prezioso  solo se speso al servizio  della tradizione, là dove per tradizione   si vogliono solo intendere i valori  dei sentimenti, quelli eterni, quelli immutabili, quelli  che unici tengono in piedi gli uomini che grazie a questi pilastri  invisibili quanto  granitici   riescono a superare tempeste ed uragani  cataclismatici…

Amici carissimi,  cosa voi sareste capaci   di sacrificare per una vita trasparente, cristallina, all’insegna  della chiarezza,  del lindore,  dell’onestà, della passione,  della fedeltà e della coerenza?

Prima di rispondere  occorre analizzare e soppesare le parole messe sul piatto:  chiarezza, onestà, passione e coerenza, già queste  quattro includono  tutte le altre sopra indicate.

Ciò che è chiaro  è anche trasparente, è anche pulito,  che non  vuol dire che non possa essere complesso;  ci sono forme di complessità  molto sottili  ed  argute che tuttavia  mantengono il loro  livello di chiarezza,   cioè di messa a fuoco,  di intelligibilità.

Questa chiarezza  per emergere  necessita di mezzi  idonei, altrettanti  diretti  ed operati  alla luce del sole.

Ogni nostro agire  che  viene tenuto nell’ombra   per necessità di forza maggiore,  di contingenza, di oscuramento  subito e non voluto,   sono null’altro che l’agire  del  rivoltoso che  così  opera per potere uscire dal buio, dall’anonimato,  dal recinto  fangoso   in cui è stato  rinchiuso e  dimenticato.

Il rivoltoso esce dalla prigione  appena ci riesce, appena ne trova l’occasione  e la possibilità,  per potere mettersi appunto sotto  il chiarore  dell’alba  e potere camminare  dritto  là dove tutti lo possano vedere, e lo possano avvicinare, e lo possano  incontrare.

Questo viene detto  per far comprendere possibilmente  il fatto che   non si nasce  rivoluzionari  ma semplicemente  lo si diventa  un po’ per   necessità, un po’ per destino,  un po’ per   idealismo.

Fino a che  la rivoluzione non  trova il suo giusto spazio, il suo giusto tempo, il suo giusto  consenso,  essa rimane qualcosa di incerto,  di sacrificato, di inconcluso, di latente,  di  non  dichiarato.

Trovando il suo spazio, tempo e consenso,  il cambiamento  fiorisce  come   un   albero  che  affonda le sue  prime  ed incerte radici  nella zolla  che dovrà diventarne   la dimora.

Il legame tra rivoluzione e tradizione   è tanto  forte quanto invincibile ed innegabile; che cosa è infatti  rivoluzionario?  Tutto quello che va contro  il luogo comune, l’ipocrisia  e  lo status  quo.

E nello stesso  tempo  che cosa è  degno d’appartenere   alla tradizione?   Tutto  quello  che non viene scalfito    dal tempo, dall’ipocrisia   e  dal becero   status  quo.

Ciò che appartiene  allo status  quo non è  quello  che  la filosofia  in quanto scienza della verità  fa rientrare  nella Tradizione,  ma  semplicemente quello  che   volontà di governo precise fanno  conservare  a difesa di interessi privati e parziali  di cui   il sistema  politico non  vuole  il rovesciamento.

Dunque primo punto da mettere nella griglia  della chiarezza: 

Status quo = conservazione di interessi privati  garantita dalla volontà politica; 

Tradizione = valore immutabile  che va conservato  dal sentimento  dell’agire  umano

Facciamo esempi pratici:  sono  valori immutabili   l’amore, l’amicizia, la solidarietà, l’uguaglianza, la libertà,  la ricerca della verità, la bellezza…; sono  realtà   di natura conservative   il matrimonio come  ogni genere  di associazione.

Non è l’aspetto associativo  di per sé criminale o da criminalizzare;  è   criminalizzante  l’uso  che l’uomo  arriva a farne  di questi   statuti,  nel momento  in cui sostituisce   alla sua persona  che viene impegnata  nell’atto di assunzione delle responsabilità,  lo stesso statuto  che lo  rappresenta,  trasformando  uno strumento  di per sé sacro  e carico di significato in uno strumento  al servizio   dell’apparenza, dell’ipocrisia e del vuoto/imperioso  interesse, o delegando ad una formalità,  per quanto  grave,   il proprio dovere  affettivo.

Ecco  l’espressione  chiave:  l’affetto è un dovere, è il primo dovere del matrimonio.

Il primo dovere del matrimonio  non è  il prendersi cura dell’altro  secondo le proprie  capacità e sostanze,  ma  è il donarsi affetto.

Nell’affetto c’è tutto,   c’è   il riso, il pianto, il silenzio, il canto, la solitudine, la compagnia, l’allegria, la tenerezza,   il sorriso, le parole….

Ragionando per fantasia   ci potrebbero  essere  status quo  che nessuna rivoluzione desidererebbe sovvertire,  a patto  che  potessero  esistere  in gran quantità  associazioni  che non fossero   tali solo nell’apparenza ma bensì nella sostanza.

Il limite  di ogni contratto è che suggella o pretende di suggellare   sulla carta quello che dovrebbe nascere  e rimanere scritto nel cuore.

E’ come se la legge  prevaricasse  la verità; è come se  il diritto si mettesse al servizio  della menzogna. E’ come  se   declassassimo la tradizione  a  vuoto becerismo.

Di pari passo ci sono rotture associative che sono tali più nell’apparenza che nella sostanza;  come dire, non conta  mai   quello che sembra,  conta  sempre   quello che è, da qualunque angolo lo si guardi.

E  qui inizia la grande lotta;  la lotta  dei benpensanti e degli  impiccioni e dei curiosi e dei falliti  e dei curiosi  e degli esseri  insulsi e privi di talento che non avendo una vita privata propria  di un certo interesse  vanno ad occuparsi della vita privata  del vicino di casa.

Lasciamo pure che questi omuncoli  senza cervello e senza  qualità  cerchino di sbirciare dal buco della serratura;  mentre che loro  buttano via il loro inutile e assai poco prezioso tempo,  qui  si sta ragionando  di cose serie, di cose solide,  di cose che non hanno tempo d’attendere.

Come si è potuto notare sono stati inclusi  nella tradizione  tutti i sentimenti   più rivoluzionari  per eccellenza;   l’amore, l’amicizia, la solidarietà, la libertà, la bellezza, la ricerca della verità…

Questo  per sottolineare  che  c’è una possibilità di incontro  tra   ciò che viene ritenuto  genericamente di destra e ciò che viene  ritenuto genericamente di sinistra.

Ogni uomo, a qualunque sfera  di pensiero appartiene,  ha sentimenti d’amore, d’amicizia, di libertà,  di bellezza  e così via…; è il suo essere capace di concretizzarli nella propria esperienza di vita  che fa l’ unica e determinante  differenza.

Con questa breve   riflessione  che  tocca  la vita di ognuno di noi  vi lascio  nel 2010  per ritrovarvi,  più appassionati che mai  vicino  al mio bisogno  di scrittura ed al vostro bisogno di parole,     nell’anno nuovo  che sta per  esplodere,    come una meravigliosa   stella cometa  nel firmamento…

Auguri specialissimi a tutti.

Vi abbraccio

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