Due dicembre, giorno bianco per la gente in ufficio e che si vede passare solite carte e fatture./Due dicembre, giorno bianco per mia madre in cucina, che cantando prepara il pranzo e la cena. /Due dicembre, giorno nero per la gente che è stanca e che scende nelle strade perché vuole un po’ di pane./“Due dicembre, giorno nero, da finire al cimitero, da finirci, assassinati da quei servi mal pagati./
Era il 2 dicembre 1968, era in Sicilia, era ad Avola. Gli anni 60 finivano e se l’Italia correva verso il boom, in quell’aspro territorio siciliano lo sfruttamento nei campi continuava ad essere pesante, la divisione delle terre, la lotta degli anni 50 non aveva infatti risolto la situazione di contadini e braccianti.La riforma agraria sebbene applicata non portava i risultati auspicati E’ comunque l’anno della rivolta generale,generalizzata e generazionale e quel vento caldo arriva sino alla Sicilia,anche perchè nel ’68-69 le masse meridionali vengono sensibilizzate da amici, colleghi e compagni operai. Nel sud si chiedevano in particolare, oltre ad aumenti salariali, la revisione delle norme del collocamento, l’eliminazione della figura del caporale e dell’ingaggio della manodopera in piazza, e l’abolizione delle “gabbie salariali”, in virtù delle quali un lavoratore con la stessa qualifica al nord guadagnava di più che al sud. I lavoratori ottennero risultati importanti anche se non risolutivi, quali la riforma del collocamento e lo Statuto dei lavoratori. Negli anni Settanta il notevole calo degli occupati nell’agricoltura relegò in secondo piano la questione bracciantile. Inizia così una aspra lotta che interessa in modo particolare la provincia di Siracusa, infatti il 24 novembre 1968 proprio a Siracusa c’è una manifestazione a cui partecipano i braccianti di Avola,lo sciopero rivendicava l’aumento della paga giornaliera, l’eliminazione delle differenze salariali e di orario fra le due zone nelle quali era divisa la provincia, l’introduzione di una normativa atta a garantire il rispetto dei contratti, l’avvio delle commissioni paritetiche di controllo, strappate con la lotta nel 1966 ma mai messe in funzione. Gli agrari rifiutano di trattare sull’orario e le commissioni. Inizia una sorta di sciopero ad oltranza, una serie di trattative tra prefetto, padroni e braccianti, ma gli agricoli si “ritirano sull’Aventino” Lo sciopero prosegue. La tensione sale. I braccianti effettuano blocchi stradali caricati dalla polizia. Il 2 dicembre Avola partecipa in massa allo sciopero generale. I braccianti iniziano dalla notte i blocchi stradali sulla statale per Noto, gli operai sono al loro fianco. Nella mattinata arrivano donne e bambini. Dopo le 14 inizia la guerriglia, lacrimogeni, fumo, sassaiola e spari. Il bilancio è di due braccianti morti, Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia, e 48 feriti, di cui 5 gravi: Salvatore Agostino, detto Sebastiano, Giuseppe Buscemi, Giorgio Garofalo, Paolo Caldaretta, Antonino Gianò. Per l’eccidio di Avola nessuno ha mai pagato.
Ma si sa, si sa che, ma si sa, si sa che loro vengon coi fucili, loro vengono coi mitra, loro vengono in cento, mai che siano da soli. Loro vengon coi fucili, loro vengono coi mitra, loro vengono in cento, mai che siano da soli./ Due dicembre, giorno bianco per mio padre, che è sereno: oramai è assicurato, ogni mese paga lo Stato./Due dicembre, giorno bianco per la gente che è tranquilla e che approva con la testa quello che scrive la stampa./Due dicembre, giorno nero per chi cerca una risposta, per chi agisce e più non parla e si difende come può/Due dicembre, giorno nero per chi chiede un aumento e la risposta è solo una, la risposta è di violenza./Due dicembre, giorno nero, da finire al cimitero…