Tuttavia, vogliamo trovare una sintesi, vogliamo cioè trovare qualcosa che a colpo d'occhio metta in evidenza la diversità. Che cosa potrebbe essere dunque? Qualcuno potrebbe suggerire la carità, ma non sarebbe immediatamente comprensibile, come non sarebbe immediatamente comprensibile se parlassimo della sua divinità. Credo che potrebbe solo aiutarci un'immagine che molto spesso ricorre quando si vuole ritrarre un filosofo o uno scrittore, cioè i saggi contemporanei. Non so se ci avete fatto caso, ma essi sono quasi sempre ritratti con la testa sempre ben messa a fuoco. Chi la sorregge con la mano, chi la incornicia con le dita e chi ne fa bella mostra con dietro scaffali e scaffali di libri. Altri invece, sempre con la testa, fanno cucù tra pile di libri. Con tutto ciò si vuole far risaltare una sola cosa: il pensiero, il genio che risolve i problemi dell'umanità e ne allevia le sofferenze. Per esteso quindi si consegna a quella testa in primo piano un messaggio impegnativo: il sapere umano come strumento risolutivo di tutti i problemi. Per l'amor di Dio, c'è del vero ma quello che però deborda ed è eccesivo è l'uso totemico del concetto: il sapere umano come unica via al benessere, alla felicità al paradiso, laico, ma pur sempre paradiso. In fondo, umanamente parlando, è sempre stato così. Nella stessa Genesi si parla di conoscenza e qualcuno sostiene che la miglior traduzione del versetto che introduce il serpente nella storia di Adamo ed Eva andrebbe tradotto non con "il più astuto di tutti gli animali" ma "il più sapiente", cosa che mette addosso una certa inquietudine quando , appunto, vediamo fare della sapeinza e della scienza un totem.
In Gesù tutto cambia radicalmente e personalmente sono convinto che se decidesse di farsi ritrarre, lo farebbe , come del resto si vede in certi dipinti, indicando il suo cuore. Capite che tutto cambia in maniera radicale. La via al paradiso non passa attraverso le cime fredde della ragione, ma le valli dolci dell'umiltà, ad esempio. Non è più dunque la ragione la speranza, ma la carità. Gesù indicando il cuore ci dice che non salverà il mondo il genio, cosa ritenuta giusta dai più oggigiorno, ma il buono, il semplice, il caritatevole seppur analfabeta. E' chiaro, allora, che sono due vie inconciliabili quella del mondo e quella del Cristo. E viene sempre il momento in cui ciascuno deve fare una scelta: o la via del mondo che s'inerpica nei sentieri solitari della genialità; o la via di Gesù, forse altrettanto solitaria, ma sempre orientata alla bontà.
Attualmente la società ha intrapreso la prima strada. Sempre sono colpito da un fatto quando raramente guardo la TV. Nessuno più prende in considerazione un bambino buono, ma tutti vezzeggiano e lusingano l'enfant prodige. I genitori stessi non danno nessun valore al buon fanciullo, ma a quello bello e intelligente. Se poi promette di essere un genio ancora meglio. Per non parlare dei programmi televisivi. Qui è tutto un fiorire e far bella mostra di piccoli geni a cui tutto è permesso. La nostra società, dunque , sembra aver scelto: il genio salverà il mondo e la cultura sarà la panacea di tutti i mali. Può essere, ma bisogna chiedersi che cosa sarebbe una società senza cuore, dal momento che un uomo sarebbbe una benemerita una carogna.