Due facce della stessa realtà

Creato il 23 gennaio 2013 da Esquilino

Lo scorso 10 gennaio il “Corriere della sera” pubblicava un articolo di Paolo Brogi intitolato “Crisi e affari, i cinesi lasciano l’Italia serrande chiuse nella China Town di Roma” (vedi) . In sintesi si affermava con dati alla mano (suffragati anche dal “Financial Times”) che molti dei  cinesi arrivati  a Roma avevano deciso di tornare in patria temporaneamente o definitivamente chiudendo i loro esercizi a causa del perdurare della crisi  nel nostro paese e attratti dal boom economico che caratterizza la Cina di questi tempi.

Il 20 gennaio su “La Repubblica” appariva un altro articolo  a firma Rory Cappelli intitolato “Un nuovo negozio cinese al giorno boom di centri massaggi e coiffeur” (vedi)

Apparentemente due articoli in antitesi ma tutto sommato sono due facce della stessa realtà.

Ha ragione il Corriere della Sera quando afferma che all’Esquilino ci sono diverse saracinesche abbassate, basta fare due passi per rendersene conto (lo abbiamo fatto notare anche in post precedenti) e non è solo la crisi la causa di queste chiusure ma anche l’incessante e meritoria opera delle Forze dell’Ordine che in questi ultimi tempi hanno smascherato delle verie e proprie centrali criminose dedite all’importazione e al commercio di merci contraffatte e pericolose con conseguente elevata evasione fiscale. Insomma l’equazione Esquilino=commercio e guadagno facile inizia finalmente a vacillare e molti di questi “imprenditori” hanno deciso di fare dietro front.

Dall’altra parte è anche vero che ci sono state diverse nuove aperture non solo di coiffeur e centri massaggi ma anche bar, lavanderie, enoteche e negozi per la prima infanzia anche se è più giusto parlare più che di aperture  vere e proprie di riconversioni di esercizi che vendevano vestiti di scarsa qualità . C’è dunque,un ritorno alla normalità (chiamamola così) commerciale, anche i cinesi si sono accorti che non era possibile continuare ad aprire nel medesimo luogo centinaia di attività che vendevano la stessa merce  ma c’era bisogno di differenziare l’offerta. Insomma ciò che non sono riuscite a gestire le nostre autorità negli anni passatii (un piano del commercio decente) lo sta facendo la crisi e  il mercato con le sue regole.



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