Magazine Cinema
O meglio lavorava perché soffre di depressione ed è stata lontana dal lavoro per circa un anno.
Il capo ha scoperto che può fare benissimo a meno di lei e propone ai suoi colleghi un bonus economico ( mille euro) in cambio del licenziamento di Sandra.
Naturalmente votano per il suo licenziamento ma una sua amica , Manu, ottiene di far ripetere la votazione perché a suo dire condizionata dal capo reparto.
Sandra avrà un week end per far schierare la metà più uno dei colleghi dalla sua parte ed evitare così il licenziamento.
Dovrà andare a parlare con loro a uno a uno....
A proposito del film precedente dei fratelloni belgi, Il ragazzo con la bicicletta, avevamo parlato di un loro percorso di avvicinamento al cinema mainstream che si rendeva evidente mediante aspetti formali ( fotografia brillante ricca di colori saturi, ambientazione in bei quartieri residenziali e non nelle classiche , squallide periferie, l'utilizzo di un'attrice francese importante come Cecile De France come spalla al piccolo protagonista) che sostanziali ( una storia meno rancorosa del solito , praticamente un lieto fine in quello che appariva essere il loro film più "riconciliato").
Ricevute e archiviate svariate critiche per questi aspetti "nuovi" del loro cinema i Dardenne che fanno?
Marcia indietro anche se molto parziale e alla loro maniera.
Due giorni , una notte racconta di una lotta tra poveri che si accapigliano per un infimo bonus ( che però permette di fare tante cose, squisitamente inutili come ampliare casa o sistemare un giardino) e per un posto di lavoro che è la preda sacrificale proposta dal padrone ai suoi sottoposti per guadagnarsi quell'obolo da miserabili.
Si mette a nudo l'altra faccia del proletariato, quella cattiva, egoista, gretta in un gioco orchestrato da un padrone che , beandosi, guarda tutto dalle sue stanze dorate e , neanche tanto segretamente, gongola per il potere che ha e che utilizza nel modo più deteriore.
In realtà , a naso, conoscendo un po' l'attività dei sindacati, questo risulta essere un assunto quanto mai debole e criticabile, forse anche illegale.
E' mai davvero possibile che tutto questo succeda senza che intervenga un ispettorato del lavoro o qualche organismo atto alla tutela dei diritti degli operai?
Se da noi appare qualcosa di tristemente fattibile, non giurerei che la stessa cosa si possa fare in un Paese come il Belgio, afflitto come noi dalla crisi economica ma sicuramente meglio organizzato anche in virtù del suo essere grande poco più della Lombardia e con più o meno lo stesso numero di abitanti.
Ma lasciamo perdere questo aspetto che non è il nocciolo centrale del film.
Devo dire che ho provato un pizzico di delusione, forse anche più di un pizzico, nel vedere questo film.
Vedere assieme due registi che amo alla follia e un'attrice che considero magnifica, sicuramente nell'Olimpo delle interpreti contemporanee, per me era praticamente un sogno sperando in quel capolavoro che non era stato Il ragazzo con la bicicletta.
E invece non lo è neanche questo loro ultimo lavoro .
I Dardenne cercano di tornare al cinema verità dei loro esordi pedinando la protagonista come nei loro film migliori , ma stavolta la protagonista è Marion Cotillard, una che pure se le metti uno straccio addosso è sempre di una bellezza straordinaria, anche se non le metti un filo di trucco è seducente come non mai, basta solo guardarla negli occhi e ti accorgi che in quello sguardo vorresti annegare.
Ecco, una così , in un'operazione di ultrarealismo, a fare l'operaia non ce la vedi proprio.
E anche se è vestita sempre con una canottierina di poche pretese, un jeans attillato e le bretelle del reggiseno in vista risulta essere sempre svariati gradini più su rispetto agli altri attori, spesso alla prima esperienza come il verbo del realismo docet, oppure alle varie facce che lei incrocia e che hanno già assaggiato il cinema dei Dardenne.
Si vede che Marion Cotillard è prestata a quel mondo non facendone parte, si avverte in maniera netta lo slittamento tra la sua recitazione e quella dei svariati non professionisti usati nel film, anche quel suo abbigliamento sbarazzino ne accarezza un po' troppo voluttuosamente le forme angeliche per non poter essere notato.
Tutto questo si nota anche se i Dardenne usano spesso campi lunghi quasi per annullare la distanza tra questa diva statuaria e la varia umanità imperfetta e tracagnotta che incontra nel suo pellegrinaggio porta a porta.
E infatti la domanda che mi sono fatto per tutto il film era che cosa diavolo c'entrasse una dea simile con l'inferno che le stava intorno.
Una dea piagnucolosa e anche misericordiosa perché nel suo tour della disperazione condotto bussando alle porte delle colleghe e dei colleghi da convincere, lei si mette dalla loro parte, capisce le loro ragioni , è capace solo di ricordare loro che a lei serve quel lavoro perché altrimenti non potrebbe andare avanti.
E loro fanno altrettanto. Anche per loro quel bonus è di importanza vitale.
Lei ha comunque la famiglia, ha un marito che la ama , due figli per cui è la luce, in qualche maniera si può superare questa empasse.
Eppure ingoia lo stesso una scatola di Xanax in una sequenza che dovrebbe essere il pezzo forte di un film del genere e invece è buttata via maldestramente come se fosse stata gestita dall'ultimo dei dilettanti.
E pazienza anche per quel finale edulcorato, sfiorato dall'ottimismo in cui si evidenzia il beau geste di Sandra.
Che in un mondo ideale sarebbe perfetto, in quello reale, beh ti fermi ad augurarti che possa bastare , ben sapendo che la risposta è più negativa che positiva....
Che dire ?
Che il proletariato , o meglio che raccontare il proletariato si addice più a un Loach che ai Dardenne?
Oppure che è meglio che tornino veramente alle origini e non le simulino in questo one woman show che si trasformerà sicuramente in un ottimo veicolo promozionale per la Cotillard ma meno per il loro cinema?
Eppure non riesco a voler male a questo film, ripeto, per me una delusione abbastanza cocente, come non riesco a voler male ai Dardenne e men che meno a Marion Cotillard che continuo a considerare una dea scesa in terra.
Sembra che i Dardenne abbiano recepito non benissimo le critiche di apertura al cinema mainstream ricevute nel film precedente e che cominci a serpeggiare un po' di diffidenza nei loro confronti perché accusati sempre di fare lo stesso film.
Cari fratelloni , non date retta alla critica ottusa, date retta a chi vi vuole bene, il vostro cinema è sempre vivo e scalcia con noi.
I blockbuster e i divi lasciateli agli altri, a voi non servono....
Del resto se gli AC/DC sono in giro da quaranta anni ( pur essendo accusati di fare sempre lo stesso disco) un motivo ci sarà, no?
PERCHE' SI : è il nuovo film dei Dardenne e c'è Marion Cotillard, già questo basterebbe per spendere i soldi del biglietto, storia che sembra tratta da un talk show politico
PERCHE' NO : la Cotillard non fa parte del mondo reale ( e di quello dei Dardenne) e si vede, lo spunto è di quelli spinosi ma sembra un artefatto,sembra che i Dardenne vogliano ritornare alle origini ma la loro è la simulazione di cinema dell'ultrarealtà...
( VOTO : 6 / 10 )
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